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“In segno di pace”, il dono di Rolando

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In DVD il gesto di riconciliazione del 2018. Messa il 7 aprile con Camisasca.

Quest’anno la commemorazione del martirio del Beato Rolando Rivi (domenica 7 aprile) avviene in tempo di Quaresima e ci ricorda come il giovane seminarista abbia preso parte alla Passione del Signore, versandone il sangue nel bosco dove donò la vita per Gesù. Domenica 7 aprile 2019, alle ore 17, presso la Pieve di San Valentino (via Rontano 7, Castellarano), il nostro vescovo Massimo Camisasca celebrerà la santa Messa nel settantaquattresimo anniversario del martirio del Beato Rolando. Al termine della celebrazione verrà esposta, in via straordinaria, alla venerazione dei fedeli la reliquia del seminarista martire, custodita di solito sotto la mensa dell’altar maggiore. In questa occasione verrà reso disponibile per tutti i partecipanti il nuovo DVD “In segno di pace”, realizzato dal Comitato Amici di Rolando Rivi al fine di rinnovare la memoria e far conoscere a tutti lo storico gesto di riconciliazione fiorito dalla testimonianza di fede del seminarista martire: nell’aprile dello scorso anno Meris Corghi, la figlia del partigiano comunista che, nel furore della guerra, travolse la vita di Rolando, si è recata presso la Pieve di San Valentino a chiedere perdono.

Un ragazzo innamorato di Gesù
Appartenere all’amore di Cristo era la più grande aspirazione di Rolando che spesso ripeteva: “Io sono di Gesù”.

Il compimento della sua vita, a soli 14 anni, è stato come un rinnovarsi della Passione di Cristo. Rolando fu rapito mentre studiava e pregava in un boschetto vicino a casa. Quasi fosse l’orto del Getsèmani, sul monte degli Ulivi, dove fecero irruzione uomini armati di spade e bastoni in cerca di Gesù. Contro il giovane seminarista, fatto prigioniero, fu inscenato un processo farsa, con false accuse, e di lui dissero: “Sei una spia”. Come il processo di fronte a Caifa, dove Gesù fu accusato di essere un bestemmiatore.

Allora frustarono con odio Rolando, così raccontano i testimoni, con la cinghia dei pantaloni, fino a lacerargli la carne. Come il flagello con cui colpirono Gesù. I persecutori strapparono di dosso al seminarista la talare, quella veste che il ragazzo tanto amava, perché era il segno visibile della sua appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Come il Signore, spogliato delle vesti e schernito dai soldati romani.

Il nuovo Golgota
Il 13 aprile 1945, era un venerdì pomeriggio, lo stesso giorno e la stessa ora della morte di Gesù, Rolando fu ucciso in odio alla sua fede cristiana, in un bosco, su un’altura, dove tutto era pronto per il suo supplizio. Come fosse il Golgota. Ma, là dove l’ideologia, la violenza e l’odio della guerra sembravano dominare incontrastati, Rolando fece risuonare alto il suo amore a Cristo morto e risorto. Nelle tenebre brillò una luce che continua a brillare per noi, che rischiara il nostro tempo bisognoso di pace e dona frutti sempre più abbondanti di grazia.

La richiesta di perdono
Dopo 73 anni, nell’aprile del 2018, è giunta inaspettata, la richiesta di perdono per l’atto di violenza che si usò verso Rolando. Una richiesta maturata attraverso un percorso umano e spirituale durato anni e da cui Meris, la figlia dell’uomo che alzò la mano armata contro il giovane seminarista, è stata, come lei stessa ha detto, “trasformata profondamente nell’animo”.

Nata intorno agli anni ’60, è cresciuta sapendo “praticamente nulla” della vicenda di Rolando, perché il padre Giuseppe (che per lei è stato un buon papà che la circondava di affetto, “un punto di riferimento”) parlava ben poco della guerra. Poi, dopo la morte di Giuseppe, avvenuta nel 1998, Meris ha incominciato a “porsi delle domande” e successivamente è venuta a conoscenza di tutta la verità.

Una missione di pace
Da allora la sua vita è diventata una missione per “far ritrovare la pace a mio padre e tentare di riconciliare i nostri cuori”. È iniziato così un cammino in cui Meris si è sentita guidata dall’Alto.

L’esito è stata la richiesta di perdono, non come un gesto formale, ma come scelta personale profondamente sofferta. Non un gesto di circostanza, ma l’invocazione della misericordia stessa del Signore che sola può sanare ogni ferita e trasformare l’odio in amore; un gesto suscitato dall’amore più grande che una figlia possa avere verso il padre: l’amore al destino. “Che il sorriso di Rolando - ha detto Meris - possa risplendere su tutti voi e, accanto a lui, anche quello di mio padre”. Accanto a Rolando, in Paradiso.

Il dono del perdono
Il DVD “In segno di pace” si conclude con le parole, che scorrono sul video, pronunciate dal cugino di Rolando, Alfonso Rivi, a nome di tutti i familiari del seminarista martire, in risposta alla richiesta di perdono. “Il Beato Rolando era per i fratelli Rosanna e Guido e per noi cugini l’amico prediletto per ogni gioco, ma anche, da giovane seminarista, il maestro che ci ha introdotto a ciò che veramente conta: la fede in Dio... La sua morte ha segnato le nostre vite con un dolore profondo, illuminato però da quella stessa fede, da quello stesso affidarci al Signore, che Rolando ci aveva testimoniato e insegnato... Così dal martirio di Rolando abbiamo visto fiorire, nel tempo, un bene sempre più grande, come nel giorno della Beatificazione, quando siamo stati inondati dalla commozione e dalla letizia...Nei nostri cuori rimaneva però una segreta speranza, che cioè anche la violenza usata contro Rolando fosse in qualche modo redenta, perché la vittoria del bene sul male potesse giungere alla sua pienezza... Per questo accogliamo con gioia la presenza di Meris Corghi tra di noi, come fosse una sorella, e alla sua domanda di perdono rispondiamo di cuore con il dono del perdono. Un dono che non è roba nostra, ma viene da Dio che per primo, in Cristo, come ci insegnava Rolando, ci ha amati, perdonati e redenti”.

L’abbraccio che ne è seguito è stato veramente il simbolo della vittoria dell’amore di Dio, in segno di pace. A partire da domenica 7 aprile copie del DVD saranno disponibili presso il Museo Rolando Rivi, a fianco della Pieve di San Valentino, in via Rontano 7 a Castellarano.

La vittoria della fede
C’è un salmo a me molto caro, il salmo 8, che inizia con queste parole: “O Signore nostro Dio, come è grande il tuo nome su tutta la terra”. Il salmista ammira, con stupore, l’opera del Creatore, la cui magnificenza si innalza sin sopra i cieli, dove Lui ha fissato la luna e le stelle. Poi, però, aggiunge parole che sorprendono e quasi contrastano con l’immensa forza di Dio: “Con la bocca dei bambini e dei lattanti Tu affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”.

Questo è il metodo scelto dal Signore per entrare nella vita di ogni uomo rispettandone la libertà. Scegliere le cose da nulla (i bambini) per confondere quelle che sono (i potenti). Questa è la vittoria disarmata della fede che, in modo sommesso ma sicuro, si afferma nella storia. Cosi abbiamo visto accadere in Rolando. La sua bocca di bambino, che era stata riempita di terra per farla tacere, continua a proclamare il suo amore a Gesù; la luce della sua testimonianza continua a brillare e vince il buio dell’odio e della guerra, mentre il suo persecutore si inginocchia per chiedere perdono e poter prendere parte alla gloria del giovane martire in cielo.

Emilio Bonicelli

(La Libertà, edizione 27/03/'19)

1 COMMENT

  1. Non sono trascorsi molti anni da quando abbiamo appreso ciò che avvenne in quel funesto pomeriggio del 13 aprile 1945 – neanche due settimane prima che avessero a concludersi gli eventi bellici – e più di una volta mi sono chiesto perché mai quel tragico accadimento sia rimasto di fatto in oblio per così tanto tempo (forse la risposta possiamo trovarla nel titolo di un altro articolo di Redacon del dicembre 2013: Chi ha paura del beato Rolando Rivi ?).

    P.B. 28.03.2019