C'è anche il Comune di Ventasso tra i 120 Comuni in Italia che, per primi, sono stati selezionati per sperimentare le tre bande del 5G entro (e non oltre) i prossimi due anni. Gli altri Comuni selezionati nella nostra Regione sono quelli di Bore (Parma) e Vernasca (Piacenza). Sono i piccoli centri che, insieme alle Smart City (Roma, Milano, Torino, Cagliari, L’Aquila, Bari, Matera, Prato) testeranno le massicce radiofrequenze di quello che viene definito l’Internet delle cose.
A darne notizia per primo, lo scorso febbraio, il portale on-line Reggiosera che ripercorre quanto stabilito dal provvedimento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) approvato con una delibera dell’8 maggio scorso, ma passato praticamente inosservato. Se non fosse che, in queste ore, sul web di molti montanari si è accesa una violenta polemica, legata alla presunta (o meno) sicurezza del 5G. Il tema è: queste onde elettromagnetiche sono sicure? A livello nazionale, intanto, era già di alcune settimane fa una polemica sui conflitti di interesse sul tema.
La sperimentazione è il primo passo perché poi, entro il 1° gennaio 2022 le compagnie telefoniche aggiudicatarie delle inesplorate radiofrequenze messe all’asta dal ministro Di Maio dovranno avviare il 5G, per permettere ad almeno l’80% della popolazione nazionale (salirà al 99,4% entro giugno 2023) “la corretta fruizione, in maniera ragionevole anche in ambiente indoor”.
Questo signfica 5G irradiato per 365 giorni l’anno giorno e notte pure dentro case, ambienti pubblici e uffici, in tutti i comuni con più di 30.000 abitanti e in tutti i capoluoghi di provincia italiani. Il 5G fa tutti contenti: politica, istituzioni europee, industria e università applaudono alla trasformazione digitale che, si stima, porterà 900 miliardi di crescita in Europa e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma a che prezzo?
Secondo Il Fatto Quotidiano diversi scienziati segnalano che il 5G viaggia su frequenze altissime, mai usate finora, fino a 27,5 GHz mentre con il 4G si arriva al massimo a 2,6 GHz, quindi un’energia 11 volte superiore, ma che ha una “durata” di viaggio limitata. Quindi, per poter connettere tra loro fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, bisognerà installare migliaia di piccole antenne, ogni cento metri, che rilanceranno il segnale proveniente da un’antenna base più grande.
Il mondo accademico, come è noto, è diviso sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche sull’uomo. Da una parte ingegneri e fisici riconoscono un effetto termico pericoloso, se per esempio teniamo il cellulare all’orecchio per troppo tempo; dall’altra biologi, oncologi e epidemiologi si battono perché vengano riconosciuti anche gli effetti non-termici, quelli sulle nostre cellule.
In un’intervista concessa al nostro giornale nel giugno scorso, la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna, affermava: “Antenne e tumori, il rischio è probabile. E’ possibile, come avvenne con l’eternit, che solo fra 20 anni sapremo che danni hanno prodotto le onde elettromagnetiche sui nostri figli. Serve un piano comunale, una diminuzione della potenza del segnale e bisogna evitare che i tralicci siano vicini a scuole ed ospedali”.
E spiegava “Sono stati fatti recentemente due esperimenti sui topi, da noi e dal National Toxicologic Program americano che hanno mostrato una correlazione fra esposizione dei roditori a queste onde, in dosi simili a quelle in cui siamo immersi nella nostra vita tutti i giorni, e tumori rari delle cellule nervose del cuore. Non può essere dovuta al caso l’osservazione di un aumento dello stesso tipo di tumori, peraltro rari, a migliaia di chilometri di distanza, in ratti dello stesso ceppo trattati con le stesse radiofrequenze. Inoltre, gli studiosi italiani hanno scoperto un aumento dell’incidenza di altre lesioni: l’iperplasia delle cellule di Schwann sia nei ratti maschi che femmine e gliomi maligni (tumori del cervello) nei ratti femmine alla dose più elevata. Sulla base dei risultati comuni, riteniamo che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) debba rivedere la classificazione delle radiofrequenze, finora ritenute possibili cancerogeni, per definirle probabili cancerogeni”.
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AGGIORNAMENTO - Il sindaco di Ventasso, Antonio Manari, afferma che attualmente non sono stati ancora informati. Appena arriverà una comunicazione ufficiale decideranno come muoversi.
Ha senso disseminare di radiofrequenze e antenne per cosa? Avere la mail e poter vedere YouTube più velocemente? Si metta a posto l attuale rete, che risale alle guerre puniche.
MA
Speriamo che il sindaco Manari, essendo un medico, si opponga fermamente a tale sperimentazione. Dobbiamo retrocedere un po’ non avventurarci nell’ignoto.
Silvia Orlandi
Questi potenti in nome degli interessi fanno esperimenti in un territorio già martoriato a livello demografico, e se questi sistemi dovessero creare problemi di salute ai pochi rimasti, chi dovremo ringraziare?
Anonimo
Perchè questi esperimenti in un territorio entrato in pieno diritto nella rete delle riserve “Uomo e Biosfera” MaB UNESCO?…. cosa ci racconteranno questa volta?
e a chi dobbiamo credere?
Monica
“Ha senso disseminare di radiofrequenze e antenne per cosa? Avere la mail e poter vedere YouTube più velocemente?” questo commento penso sia il miglior titolo sul motivo del mancato sviluppo della montagna negli ultimi vent’anni. Si potrebbe avere a disposizione una tecnologia che può permettere di lavorare ed offrire servizi turistici ad un livello perfino superiore ad i centri della pianura e si risponde “NO Grazie” perché qualcuno ha letto su internet che forse hanno detto che potrebbe far male. Credo e spero che i montanari che vogliono vivere e lavorare in montagna si facciano sentire
Francesco Benassi
” “NO Grazie” perché qualcuno ha letto su internet che forse hanno detto che potrebbe far male. ”
Per rispondere al signor Francesco Benassi, al quale evidentemente non basta il parere autorevole della dottoressa Belpoggi, vorrei consigliarli la lettura dell’appello che più di 180 scienziati di livello internazionale hanno sottoscritto per la moratoria del 5g. Basta copiare il seguete link:
https://www.terranuova.it/content/download/53990/1355607/version/1/file/170913_scientist_5g_appeal_final_it.pdf
Rigrazio Redacon per aver sollevato un problema veramente preoccupante. Ad oggi non c’è un solo studio scientifico che determini gli effetti a medio lungo termine dell’esposizione costante a queste radiofrequenze.
Sappiamo bene che l’esposizione costante alle radiofrequenze è nocivo soprattutto alle cellule del sistema nervoso centrale, ma nonostante gli studi presenti in letteratura, come quelli della Dottoressa Belpoggi, acriticamente e senza alcun tipo di dibattito scientifico, si è deciso di adottare una nuova tecnologia e di sperimentarla direttamente sul campo.
Tutto questo ovviamente ha una sola contropartita, il denaro. Che sia chiaro, non arriverà nelle tasche di chi verrà messo a rischio, ma andrà a rimpinguare le casse dello stato.
E non porterà alcun sviluppo reale se non quello dovuto alla rottamazione di elettrodomestici nuovi, per rimanere “al passo coi tempi”. Alla faccia dell’impronta ecologica.
Se vuole un consiglio il sindaco io un idea l’avrei. Andiamo controcorrente e costituiamo un’oasi wi-fi-free.
Può essere che in un futuro prossimo, visto la pervasività di queste onde elettromagnetiche, avere una zona “pulita” potrebbe valere oro.
Stefano C.
Sono d’accordo con Stefano, soprattutto sulla parte finale dove parla di costruire una zona Wi-fi free.
Alessandro M.