“Sul fronte delle malformazioni congenite occorrono indagini approfondite per comprendere le cause di un drammatico aumento di questo tipo di patologie. In Emilia Romagna, ed anche in particolare nella provincia di Reggio Emilia, negli ultimi anni si è infatti registrata un’impennata di casi” spiega Zolezzi presentando le analisi seguenti ad un accesso agli atti all’enti sanitari territoriali che ci hanno messo in contatto con il Registro regionale malformazioni che poi ha dato accesso tramite i dati gentilmente concessi dall’Università di Ferrara.
Superato il limite massimo di malformazioni del 2% fissato da Eurocat, in Emilia-Romagna il 3.16% in provincia di reggio il 3.55%
“Secondo il Network Europeo dei Registri delle Malformazioni Congenite (Eurocat), accreditato dall’International Clearinghouse for Births Defects Surveillance and Research dal 1995, il limite massimo su un territorio per le malformazioni congenite è il 2%. Limite massimo che in Pianura Padana ed Emilia-Romagna è abbondantemente superato in moltissimi Comuni e nel 2016 si attesta al 3.16% e il 3.55% in provincia di Reggio Emilia”, spiega Zolezzi.
“L’esposizione della madre e del feto a fattori che provocano notoriamente malformazioni nell'embrione (infettivi, fisici, chimici, patologie materne) causa circa il 9-10% dei difetti, mentre il 65% ha un’eziologia non nota, forse correlata a complesse interazioni tra il gene e l’ambiente” spiega il parlamentare che è anche medico all’ospedale di Mantova.
A Reggio Emilia malformazioni congenite +408%
“Abbiamo analizzato i dati. In Emilia Romagna dal 2002 al 2016 si è registrato un incremento del 213% di malformazioni congenite. Una incremento quasi doppio rispetto alla media regionale nella provincia di Reggio Emilia dove si è registrato un aumento di casi del 408%. Se è vero che i metodi di mappatura delle malformazioni sono migliorati nel corso degli anni va detto che le malformazioni possono essere lo specchio di eventi vicini nel tempo e nello spazio (pochi km da eventuali fattori causali), per cui l’attenzione deve essere alta e vanno trovate spiegazioni per le temibili malformazioni che sono un attentato al futuro.
Dati Emilia-Romagna ( percentuali rispetto alla popolazione del momento)
- 1991 479 MALFORMAZIONI CONGENITE
- 2002 529 MC 35.674 nascite 1,48%
- 2015 1072 35.813 2,993%
- 2016 1095 34.578 3,167%
- Dal 1,48% (2002) al 3,167 (2016)
- INCREMENTO DEL 213%
DATI PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
- 2002 42 MC/4792 NATI 0,87%
- 2009 130 MC/5801 NATI 2,24%
- 2016 160 MC/4503 NATI 3,55%
- DAL 2009 MONITORAGGIO CON METODO DIVERSO
- INCREMENTO 408% DAL 2002,
- DEL 158% DAL 2009
La nuova legge sulla rete nazionale registri tumori e sistemi sorveglianza e referto epidemiologico
“È un traguardo storico che arriva al termine di una lunga battaglia iniziata la scorsa legislatura e un’arma indispensabile nella lotta due dei principali mali della nostra epoca: il cancro e altre patologie congenite. Grazie al Movimento 5 Stelle la “Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di Sorveglianza ed il referto epidemiologico” è legge” dichiara Alberto Zolezzi.
“Questa legge è una svolta perché introduce alcuni criteri che non si limitano alla raccolta di dati ma li mettono a sistema, consentendo così di valutare, sulla base di prove scientifiche, la correlazione tra l’insorgenza di determinate patologie e possibili fattori causali ambientali e professionali. Come per esempio inquinamento, la presenza di rifiuti tossici e impianti di smaltimento rifiuti, industrie insalubri come quelle chimiche”, spiega Zolezzi.
Conoscere il territorio e programmare sviluppo tutelando salute e ambiente
“Conoscere la situazione epidemiologica di un territorio aiuta a capire le cause e rimediare ad errori del passato, eliminare fonti inquinanti e programmare lo sviluppo del territorio avendo ben saldi due principi salute e sostenibilità ambientale” continua il parlamentare primo firmatario della nuova legge.
“Nonostante Reggio Emilia si sia dotata da tempo del Registro Tumori, esistono dei limiti dovuti al fatto che è molto difficile stabilire la correlazione con i fattori ambientali e comparare i dati con quelli di altre realtà: la qualità della raccolta dei dati varia da territorio a territorio. Un limite al quale, la legge approvata in via definitiva (e all’unanimità) martedì scorso alla Camera punta a porre rimedio” spiega Zolezzi.
Una rivoluzione per welfare, salute e ambiente
“Con la Rete nazionale del registro dei tumori dei sistemi di sorveglianza e dei registri epidemiologici”, non solo sarà possibile mettere a sistema gli oltre 40 registri per monitorare l’incidenza e la mortalità oncologica su tutto il territorio nazionale, ma si potranno anche comparare i dati per individuare, studiare e intervenire sulle criticità”, spiega Zolezzi.
“Con il referto epidemiologico, si potrà monitorare la diffusione e l’andamento delle principali patologie e della mortalità in una specifica comunità, valutando, al tempo stesso, la correlazione tra l’insorgenza dei tumori e altri fattori, a cominciare dalla situazione ambientale” continua il parlamentare del Movimento 5 Stelle.
“La legge appena approvata non mette in campo solo uno strumento per una raccolta uniforme dei dati e una valutazione della correlazione con i fattori ambientali, ma contribuisce in modo determinante alla rilevazione di eventuali differenze nell’accesso alle cure erogate al paziente oncologico in relazione alle condizioni socio-economiche e all’area geografica di provenienza, anche in riferimento a cause di malattia derivanti da inquinamento ambientale”, conclude.
Davoli: ricordate Poiatica? Ma non abbiamo mai avuto risposte
Sul tema l'intervento di Alessandro Davoli: "La discarica Iren di Poiatica “radioattiva”, gestione negli anni appaltata a due diverse aziende 'problematiche' Ciampa’ e Ramm, una sospetta di infiltrazioni e l’altra con l’ad Rossato arrestato per traffico di rifiuti pericolosi… La discarica è stata 'sorprendentemente' chiusa, dopo le mie segnalazioni sui livelli anomali di radioattività, livelli misurati anche da un professionista del settore sicurezza e radioprotezione come l’ing. Achille Ccester. 'Da questa prima visita preliminare, due sono le certezze emerse sulla emissione radioattiva:
1) la radioattività è anomala, circa un fattore 10 sul fondo ambientale, (il fondo di radioattività naturale dell’argilla è molto basso). La radioattività è inoltre diffusa in tutta la discarica, e in alcuni punti si notano aumenti della stessa, in particolare in corrispondenza di zaffate di biogas, che durante la visita è uscito copioso dal deposito, sia verso la frazione di Quercioli, che in direzione est, verso la cava d’argilla.
2) Sabbie zirconifere, da fanghi di lavorazioni ceramiche, sono responsabili dell’estesa radioattività presente, (per i diversi isotopi di Uranio-238 e Torio-232). I quantitativi stimati, sversati in discarica, sono imponenti, probabilmente centinaia se non migliaia di tonnellate. Trattandosi di rifiuto speciale non dovevano essere interrate in questa discarica (reato penale); come conseguenza ora il percolato prodotto non può essere trattato in un impianto civile, come il depuratore di Mancasale, R. E. Le sabbie zirconifere oltre ad essere radioattive, per il contenuto degli isotopi Uranio-238 e Torio-232, sono anche contaminate con Piombo e Mercurio, (residui della lavorazione ceramica), due metalli tossici per la salute degli esseri viventi. L’identificazione del probabile inquinante è avvenuta con un’analisi dello spettro tramite il Mirion HDS 101GN.'"
Prosegue Davoli: "Rimangono a futura memoria le denunce, la lettera ai giornali dei tre parroci della vallata del Secchia, allarmati per l’aumento delle malformazioni nei neonati, l’aumento di neonati nati morti, degli aborti spontanei, il grande numero di giovani vite stroncate da tumori, il numero elevato delle leucemie infantili… Purtroppo le indagini della Procura di Reggio Emilia sono finite in nulla di fatto. Chiedersi il perché è un diritto è un dovere. Ma le istituzioni non hanno mai risposto". Queste le parole dei parroci all'epoca della loro denuncia: "Noi parroci della valle notiamo con sofferenza la nascita di bambini con patologie gravi e soprattutto morti per malattie cancerogene in età giovanile. Far finta di non vedere per malafede o ignoranza è imperdonabile.”
E: “Noi parroci non dobbiamo limitarci a piangere e seppellire i morti, ma dobbiamo preoccuparci della salute dei vivi … Vogliamo tornare a respirare la nostra aria, mangiare i nostri prodotti, vivere la nostra montagna".
APPROFONDIMENTO - Chi è Fabrizio Aguzzoli
Il dottor Fabrizio Aguzzoli è nato nel 1959 a Reggio Emilia. Dopo la maturità scientifica, si è laureato a pieni voti in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Modena e Reggio.
Sposato, due figli, ha alle spalle una lunga e prestigiosa carriera medica: ha contribuito a fondare la Centrale operativa del 118 “Reggio Soccorso” - la prima in Italia ad istituire il numero unico di soccorso su tutto il territorio provinciale - che ha diretto, in qualità di Responsabile Medico, dal 1992 al 1993. Trasferito in Chirurgia generale, si è specializzato nella chirurgia oncologica ricostruttiva, fino a ricoprire la carica di dirigente medico di 1° livello.
Importanti anche le esperienze nel campo del volontariato in Italia e all’estero. Volontario del Soccorso presso la Pubblica Assistenza Croce Verde di Reggio Emilia dal 1978 al 1992, è arruolato come Tenente medico della Croce Rossa Militare e con questa funzione nel 2012 è stato impegnato presso la base militare italiana di Herat in Afghanistan.
Nel 2014 ha prestato servizio come chirurgo presso l’Anabah Emergency Hospital, nella valle del Panshir in Afghanistan.
Medici compiacenti al sistema per anni non solo hanno taciuto, ma hanno persino fatto di tutto per smontare ogni mia preoccupazione in merito alla validità dei pochi dati epidemiologici, che con molte contraddizioni venivano resi pubblici. Lo stesso Delrio mi disse che i dati epidemiologici che riguardavano i minori non potevano essere divulgati nello specifico di ogni distretto e comune. Oggi invece l’onorevole Zolezzi (nonché medico) ha sdoganato un tabù anche nella nostra regione, indicando persino due località precise: Albinea – San Polo e Vetto, anche se tutti i dati della nostra provincia sono evidentemente anomali e inquietanti. Tant’è che già nel 2007, nel 2010 e poi con la lotta al business delle ecomafie, avevo già tentato con alcuni articoli di discutere proprio dell’incremento delle malformazioni congenite neonatali, forte del fatto che la dottoressa Musumeci avesse già evidenziato tutto questo in uno studio per l’Istituto Superiore di Sanità nel 2003 (riguardava la mortalità nella popolazione di età compresa tra gli 0-14 anni, residente nei pressi di siti di stoccaggio e smaltimento rifiuti). Spero che la redazione di Redacon pubblichi questo mio commento, dato che finalmente i dati ufficiali mi danno ragione e nessuno adesso può dirmi che sto facendo inutile allarmismo. Adesso che si fa? Se ne discute o continuiamo a farci bastare il finto tontismo di certi politici?
M. Petronio