Nella giornata di sabato 16 marzo in 170 siamo partiti alla volta di Roma, destinazione Città del Vaticano - Papa Francesco.
Una moltitudine di persone, eravamo in 7000, provenienti da tutta Italia per festeggiare i 100 anni della nascita di Confcooperative (1919 - 2019).
Il nostro gruppo, quello della provincia di Reggio Emilia era il più numeroso. Svegli all'alba e partenza alle 3 a.m dalla sede di Reggio Emilia, con due pullman e il foulard identificativo al collo siamo partiti alla volta di Roma.
Un viaggio durato sei ore e poi l'arrivo in Vaticano nella sala Paolo VI, quella riservata alle udienze; all'interno, la sala che si riempiva rendeva tangibile l'aspettativa, un allegro brusio accompagnava l'attesa.
È poi finalmente è arrivato Francesco, passando attraverso a due ali festanti di persone che lo salutavano è salito sul palco; li ad attenderlo il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, che l'ho ha accolto con un discorso che riportiamo integralmente.
E poi, a conclusione dell'udienza riservata, Papa Francesco è sceso nuovamente fra di noi, fermandosi a stringere mani e scambiando due parole con una platea entusiasta.
Quando è sparito dalla nostra vista l'emozione di tutti era palpabile; siamo usciti piano e in maniera ordinata, all'esterno ci siamo fermati un attimo, consapevoli di avere vissuto un momento magico e indimenticabile.
Santo Padre,
sono passati quattro anni dal nostro primo incontro, che ricorderemo per tutta la vita.
In quella occasione ci impegnammo a dar vita ad un progetto che era un Suo desiderio: essere nelle parrocchie delle periferie per prestare le cure necessarie ad un’infanzia in difficoltà e agli anziani in stato di indigenza. Lo abbiamo fatto e “Non ti scordar di me” - così si chiama il progetto - è diventato una efficace rete di assistenza e di solidarietà che ha effettuato 872 giornate di attività, erogato 5.624 visite a bambini ed anziani nelle 27 parrocchie coinvolte delle periferie romane e in tre campi Rom.
Le persone che riempiono oggi questa sala hanno in comune una diversa visione del mondo: questo li ha resi cooperatori e cooperatrici, cioè servitori del bene comune piuttosto che semplici imprenditori al servizio di quella parte dell’economia guidata dalla massimizzazione del profitto.
Questo comune sentire, ispirato ai valori della Rerum Novarum di Papa Leone XIII, ci ha guidati nel lungo cammino che oggi compie cento anni.
Vogliamo continuare la nostra missione, confortati da quanto vorrà dirci per ispirare il proseguimento del nostro cammino.
Quattro anni fa Lei ci aveva ricordato le radici della cooperazione che noi rappresentiamo, quella Dottrina Sociale della Chiesa che avvicina la nostra missione all’essenza delle relazioni umane. Relazioni oggi in crisi più di ieri a causa dell’insediarsi, nelle nostre vite, di paura e insicurezza sul domani e dell’acuirsi delle disuguaglianze sociali.
In un simile scenario, la cooperazione gioca un ruolo chiave con la sua capacità di aprire varchi nelle comunità e rispondere ai bisogni delle persone. Cooperando possiamo ricostruire una cultura dell’altro che ci aiuti ad abbattere i muri della prigione che si chiama indifferenza.
Mentre crescono la povertà, il divario tra i ricchi e i poveri, l’asimmetria nei territori del nostro Paese e del mondo intero, noi frequentiamo le periferie esistenziali che Lei ci aveva indicato.
Animiamo laboratori d’idee e di progetti, ci adoperiamo per restituire dignità alle persone più fragili, sia attraverso il lavoro sia col welfare diffuso; ascoltiamo le comunità per costruire insieme a loro nuove opportunità per i territori, quelli urbani e quelli in aree interne.
Tutto questo lo facciamo affidandoci alle competenze e alla passione che abbiamo nei territori e nei settori – qui rappresentati.
Lo facciamo attraverso la cooperazione agroalimentare e della pesca che hanno l’ambizioso obiettivo di garantire il giusto reddito di chi lavora e di produrre cibo per tutti con pratiche sostenibili e responsabili.
Lo facciamo grazie alla cooperazione di credito che da 130 anni garantisce l’accesso al credito di famiglie e piccole imprese, a giuste condizioni.
C’è la cooperazione di lavoro e servizi che, oltre a dare dignità a tanti lavori umili ma essenziali, consente ancora oggi di recuperare e salvare il lavoro delle imprese in crisi.
Con la cooperazione di abitazione, oltre a garantire una casa per tutti, oggi siamo fortemente impegnati nella riqualificazione dei luoghi del vivere, siano essi i quartieri periferici delle grandi città oppure i borghi dimenticati e lontani dalle grandi direttrici dello sviluppo.
Con la cooperazione sociale e sanitaria diamo una risposta importante a quel bisogno di welfare sussidiario ed universalistico che connota da sempre lo stare insieme, la forza della nostra mission.
Con la cooperazione della cultura, dello sport e del turismo valorizziamo il nostro patrimonio storico, artistico e culturale fuori dai grandi circuiti e siamo impegnati affinché tanti giovani possano accedere a pratiche sportive, meno agonistiche e più sociali.
Infine, la cooperazione di consumo e di utenza, che nei libri di storia appare come la fondatrice della cooperazione, non ha perso la centralità di una missione sociale ancora di grande utilità per le comunità, soprattutto quelle più piccole e fragili.
La storia ci dirà se la cooperazione ha assolto o meno al suo compito; intanto i risultati che noi possiamo misurare oggi ci fanno sperare di aver dato continuità ad una storia che è iniziata proprio per dare speranza.
Ci stiamo preparando alle nuove sfide e abbiamo bisogno di una guida da chi ci segue con affetto, come fa la Chiesa. Per questo il 24 ottobre avremo un incontro anche con i Vescovi d’Italia.
In questo nuovo secolo ci sentiamo guidati dalla Laudato Si’. La Sua Enciclica, Santità, è arrivata per ricordare a tutti che questo pianeta ci ha preceduto e ci dovrà sopravvivere e ha segnato una svolta nella nostra visione strategica e nei nostri comportamenti. Proprio dal 2015, infatti, Confcooperative, ispirata dal principio dell’intergenerazionalità che ci è proprio, ha iniziato a misurare le proprie attività col metro della sostenibilità. Una sostenibilità che noi consideriamo nella sua interpretazione più ampia, non solo ambientale ma anche economica e soprattutto sociale. Una visione che ci sta a cuore e nella quale crediamo fortemente, promuovendola in casa nostra ma anche fuori.
Infine Santo Padre, ci siamo permessi anche oggi di portare alla Sua attenzione alcune storie di vita ordinaria, di gente comune, che con il corretto utilizzo dello strumento cooperativo, riescono a fare cose grandi sommando le singole capacità di ognuno, anzi come Lei ci disse 4 anni fa, in cooperazione 1 + 1 fa 3!
Sono tre storie che rappresentano l’impegno di tutta la cooperazione in Italia.
La fattoria “Fuori di zucca” nasce dalla cooperativa “Un fiore per la vita”, un progetto d’inserimento per persone con problemi di tossicodipendenza. Da terre inquinate dalla criminalità e dai rifiuti, tra Napoli e Caserta, nascono prodotti biologici di qualità coltivati da persone che hanno riconquistato un posto dentro la vita attraverso il rispetto dell’ambiente.
Civico 81 è un progetto di rigenerazione urbana; con nuovi spazi e servizi alla comunità cremonese, un’attenzione particolare alle persone
svantaggiate ed al coinvolgimento dei cittadini nella cura. 800 persone al giorno vengono accolte in poliambulatorio, centro diurno per adolescenti, centro diurno di neuropsichiatria infantile, comunità di neuropsichiatria infantile e molto altro.
La cooperativa Soles Tech è quella che Lei chiamerebbe una ”empresa recuperada”; nata a Forlì nel 2015 grazie ad un gruppo di lavoratori che, dopo lo choc per la chiusura della loro azienda nel 2013, si sono rimboccati le maniche e, insieme, sono diventati imprenditori. Si occupano di proteggere gli edifici dal rischio sismico, un lavoro prezioso e a tempo pieno nel nostro Paese.
(Ornella Coli)