Con “Confini di sicurezza”, Officina Narrativa ha ripreso il filo e ha continuato il lavorìo dello scorso cammino formativo, sfociato nella restituzione pubblica di “Io siamo Noi”.
La continuità si è orientata sull'espansione del “Noi”, prendendo come spunto di riflessione temi di collettiva importanza che trasformano la percezione del nostro vivere.
Siamo partiti dalla domanda “quali sono i confini di sicurezza” nel proprio vissuto personale, relativo ai grandi temi che compongono la vita, come il nascere e il morire; approfondendo le paure contrapposte alle sicurezze del nostro quotidiano, siamo entrati ad esplorare, attraverso la stessa domanda, le trasformazioni culturali e sociali della nostra civiltà occidentale, di come abbia modulato i confini di sicurezza nella percezione collettiva e di come essi siano vissuti: sono occasioni di semplificazione e unità o sono tagli netti che dividono e complicano lo stare insieme?
Il lavorìo è penetrato e si è intrecciato con sicurezze e paure “altrui”, di gente sconosciuta, di vite ai limiti della sopravvivenza, che cercano di varcare confini e muri, spesso per trovarne altri, ancora più insormontabili.
Di questi tempi le parole confini e sicurezza vengono utilizzate in molti contesti, talvolta ne sentiamo il peso oltre che la necessità, trovando in esse anche un modo per togliere fiducia e nascondere altro.
Con il nostro fare teatro, con sudata leggerezza, abbiamo maturato un poco le nostre coscienze. Giocando ci siamo abbandonati al risveglio dei sensi e della mente in una continua resistenza alla banalità e alle righe di cemento che non solo separano, ma affossano il pensiero libero.
Insieme abbiamo condotto un percorso non facile, ma ricco di sfumature emotive, componendo un affresco a più strati: rimandiamo ai presenti la coraggiosa disponibilità ad alzare il velo per guardare oltre...
(Marina Coli)