Prende il via in questi giorni una ricerca sulle aree rurali di tre Comuni reggiani con interviste ai residenti, promossa dall’Unione montana dei Comuni dell’Appennino reggiano grazie al finanziamento di un progetto da parte della Fondazione Manodori sul bando welfare.
Nei comuni pilota di Carpineti, Casina e Vetto, verrà condotta dunque un’indagine per sapere la situazione dei borghi all’esterno dei centri urbani, i residenti delle piccole borgate rurali, conoscere le prospettive di ogni nucleo famigliare e delle piccole comunità.
“Si tratta di un lavoro estremamente importante – afferma il vicepresidente dell’Unione Appennino e sindaco di Carpineti Tiziano Borghi – per scegliere interventi adeguati a migliorare le condizioni di vita e di lavoro. L’analisi è condotta e cofinanziata dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale il quale si avvarrà di professionisti appositamente delegati.
Gli addetti della Bonifica, che saranno muniti di specifica lettera d’incarico, intervisteranno gli abitanti delle case sparse e dei borghi dei tre Comuni perché la popolazione rurale non è composta solo da chi produce in agricoltura, alleva, trasforma alimenti e taglia legna nel bosco. Altre persone abitano in campagna fornendo servizi per renderla vivibile, altre ancora hanno scelto di starci per vari motivi e tutte queste tipologie di presenza danno vita a una comunità che merita un’attenzione maggiore.
I dati raccolti e diffusi solo in modo aggregato, saranno coperti dal più ristretto riserbo e garantiti dalle norme sulla privacy. L’obiettivo dell’Unione dei Comuni è mantenere la vitalità delle famiglie e delle comunità agresti dalla quale dipendono le scelte dei giovani, delle donne in particolare, quindi la continuità della popolazione rurale”.
Conclude Borghi: “La capacità di tenuta dei capoluoghi è legata alle prospettive della popolazione ancora presente nel territorio circostante e di fatto, nella nostra montagna, possiamo considerare rurale ogni zona esterna ai centri maggiori.
È la prima volta che si cerca di identificare l’intera popolazione rurale nell’Appennino reggiano, non a caso al centro dell’Area pilota per la Strategia Nazionale Aree Interne, e si cerca di mettere in luce sia la situazione delle famiglie impegnate nel settore primario, sia di quelle che stanno al loro fianco.
Siamo certi che i risultati ottenuti saranno preziosi per valutare le future scelte che gli amministratori locali e dell’Unione dovranno affrontare per rendere le aree extraurbane della montagna sempre più attrattive per viverci. Inoltre una conoscenza più approfondita della situazione rurale permetterà anche di partecipare con maggiori chance ai programmi comunitari che l’Unione Europea sta mettendo a punto”.
Va ovviamente guardata con favore ogni iniziativa che possa aiutare la nostra montagna e il suo futuro, specie con riguardo alle zone più periferiche e maggiormente colpite dalla crisi demografica, ma mi viene nondimeno da fare una duplice considerazione, pur non conoscendo il carattere di questa ricerca, nel senso che potrebbe essere semmai del tutto specifica e peculiare (ossia non sovrapponibile ad altre dello stesso tipo).
La prima considerazione riguarda i tempi, posto che non saranno verosimilmente brevi, vuoi nella fase della ricerca, e raccolta dati, vuoi in quella successiva della loro elaborazione, e mi chiedo pertanto, giustappunto per guadagnare tempo, se non siano fin da ora utilizzabili le risultanze del censimento generale 2011, le cui conclusioni sono peraltro uscite anche in anni abbastanza recenti (se non erro pure nel 2018).
Sempre se non erro, ed è la seconda considerazione, nel 2018 ha preso anche avvio, in forma sperimentale, credo a cura dell’Istat, un censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, rivolto ad un campione di 25 Comuni, e mi domando se non vi sarebbe modo di entrare in tale sperimentazione, posto che un meccanismo del genere permetterebbe di tener monitorata la nostra situazione (almeno da quanto posso capirne)
P.B. 10.03.2019