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La rivista Science pubblica la Dichiarazione di Parma promossa dal Parco Nazionale

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Science, una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo, realizzata dall’American Association for the Advancement of Science, ha pubblicato nella sua sezione Policy Forum, la “Dichiarazione di Parma”, documento conclusivo del workshop internazionale “La cultura degli animali: una nuova frontiera per la conoscenza e la conservazione della biodiversità” che si è tenuto, lo scorso aprile, nella città emiliana.

Ai lavori hanno partecipato scienziati e ricercatori da tutto il mondo, riuniti dalla Convenzione sulla conservazione delle specie animali migratrici (Cms) - nota come “Convenzione di Bonn” - su invito del dottor Fernando Spina, dirigente di Ricerca presso l’Ispra, presidente del Consiglio Scientifico della Cms e membro del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, che ha sostenuto l’evento insieme al Principato di Monaco. Il workshop è stato ospitato dalla Fondazione MonteParma.

“Fin dal primo momento - spiega Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale e coordinatore della Mab Unesco dell’Appennino tosco-emiliano - siamo stati consapevoli del carattere inedito e di frontiera degli studi presentati e dell’appassionato confronto scientifico che si è svolto al convegno di Parma. Vi abbiamo colto anche un valore generale, oltre gli approfondimenti specifici, che innalza tutti i paradigmi correnti nelle relazioni tra mondo umano e mondo animale. La pubblicazione su Science è una consacrazione a livello mondiale. Ne siamo orgogliosi. Avere contribuito a produrre la ‘Carta di Parma’ è un merito che rimane nella storia del Parco Nazionale. Grazie a tutte e tutti coloro che hanno contribuito”.

La rivista Science con questo articolo riconosce, infatti, che la “Dichiarazione di Parma” è un documento importante e innovativo, perché indica un nuovo approccio sul piano scientifico e su quello delle politiche internazionali di conservazione delle specie animali.

I lavori sugli aspetti sociali delle comunità animali dimostrano che non è sufficiente intervenire per salvare gli esemplari di una specie, mettendone magari il patrimonio genetico in un congelatore, ma piuttosto è necessario capire quali sono gli individui depositari di determinate conoscenze fondamentali alla sopravvivenza di tutta la comunità .

Gli esempi sono tantissimi e gli approfondimenti sulle culture animali possono fornire preziose informazioni su “cosa” preservare nei gruppi di animali da conservare e su “come” meglio conservare queste informazioni. Ad esempio: capire come una balena anziana trasmette alle altre informazioni preziose circa le rotte di migrazione da seguire; un gruppo di scimpanzé trasmette ai suoi membri la capacità di rompere le noci, fondamentali per la loro nutrizione, con strumenti di pietra mentre altri scimpanzé non lo fanno. La trasmissione di conoscenze sulle rotte migratorie nelle gru può fornire informazioni critiche per il successo delle generazioni future, soprattutto in un momento in cui i cambiamenti climatici costringono gli uccelli a cambiare rotte. Così come la conoscenza delle nuove fonti alimentari può essere condivisa, potenzialmente fornendo resistenza in ambienti mutevoli.

Gli autori, inoltre, riportano che i processi di apprendimento sociale possono anche portare all’emergere di sottogruppi culturali con profili comportamentali distintivi, potenzialmente erigendo barriere sociali, come osservato ad esempio nei clan vocali distintivi dei capodogli nel Pacifico tropicale orientale. Tale segregazione culturale può avere importanti implicazioni sulla conservazione, specialmente quando gruppi diversi hanno strategie di foraggiamento diverse e variano nella loro capacità di far fronte ai cambiamenti ambientali.

“Questa nuova frontiera della cultura animale e della complessità sociale apre una prospettiva affascinante e innovativa su come consideriamo gli animali, - spiega il Dottor Fernando Spina - bisogna interpretare quali individui offrono contributi specifici al resto del gruppo sociale e quindi modificare il nostro approccio alla conservazione delle popolazioni. Quando si pensa alle strategie per la conservazione degli animali migratori, che è la principale missione del Cms a livello globale, non bisogna sottovalutare i singoli animali che visitano diversi Paesi nel loro ciclo annuale: la trasmissione culturale delle conoscenze su come realizzare i loro incredibili viaggi migratori è una nuova componente di cui le politiche ambientali dovrebbe tenere pienamente conto”.

Questo nuovo approccio che la politica sulla salvaguardia delle specie deve saper recepire, come viene raccomandato nella “Dichiarazione di Parma”, apre opportunità per realizzare modi innovativi di proteggere e comunicare il mondo naturale: capire che non solo la nostra, ma anche le altre specie hanno una vita sociale ricca, e che condividono informazioni importanti l’una con l’altra, fornisce una nuova prospettiva inestimabile. Con l’aumento del degrado degli habitat in tutto il mondo, tali informazioni possono essere fondamentali per un’efficiente conservazione degli animali.