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“Abbiamo abitato un tempo in cui non si chiudevano le porte a chiave. Cara zia: troppo poco ci diciamo ti voglio bene”

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Lidia Pantani con accanto il marito Ezio Ruggi

E' una lettera, da una nipote a una zia, che ha colpito molti quella che ha scritto e letto, il giorno delle esequie di Lidia Pantani, Anna Maria Ruggi. Domenica scorsa è stata recitata la messa per l'ottava dalla morte, con il consenso dei famigliari la pubblichiamo come testimonianza.

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Cara zia Lidia,

 

ti voglio salutare, salutare e ringraziare soprattutto.

Ti voglio ringraziare oggi, in età adulta, ma anche a nome di quella bambina che ero un po' di anni fa, quando ci siamo incontrate per la prima volta.

Io non ti conoscevo allora, quando sei entrata a far parte della nostra famiglia.

Le nostre reciproche timidezze ci tenevano un po' a distanza all'inizio.

Abitando a fianco, ai tempi in cui non era nemmeno necessario chiudere le porte di casa a chiave, abbiamo condiviso tanti momenti di vita quotidiana.

La tua casa era sempre accogliente e così il tuo sorriso.

Alla fine è diventato del tutto naturale frequentarsi e godere della tua presenza.

Quante cose ho imparato da te!

Noi siamo il frutto delle esperienze che la vita ci pone e degli incontri con persone speciali che lasciano il segno, proprio come te.

Sono onorata di averti avuta come zia.

La Lidia era un antico regno dell'Asia minore... il tuo nome mi ha sempre evocato distanze e terre lontane.

La tua esistenza, invece, si è consumata tutta qui, senza bisogno di andare troppo lontano, nell'anfiteatro dei nostri monti.

Perché cercare altrove ciò che già avevi?

Cara zia, tu sei stata una degna rappresentante del codice morale della gente di montagna.

Il rispetto verso gli anziani e i tuoi genitori, a cui davi del voi, la prontezza e l'attenzione ai bisogni degli altri, il legame profondo con le tue sorelle. Il tuo impegno nel volontariato e nelle iniziative del paese.

Il tuo silenzio operoso, la saggezza di sapere quando parlare e quando tacere.

La cura della tua casa, della tua famiglia e della tua persona: riflesso della tua pulizia interiore.

La tua risata allegra e spontanea, così buona, quanto mi mancherà!!!

Mi rammarico solo di doverti dire queste cose così, per iscritto e così in ritardo... vorrei averlo fatto di persona.

So che capirai, nella vita spesso si sbagliano i tempi, purtroppo.

Nell'affanno delle nostre vite non diciamo mai abbastanza: "ti voglio bene".

Oggi siamo tutti qui a salutarti, in questa chiesa dove si sono compiuti tutti i sacramenti della tua vita spirituale... ed ora si chiude il cerchio.

Adesso che sei in pace, ti prego solo di aiutarci ad accogliere questo dolore.

Se puoi rimani ancora con noi.

Sono sicura dell'esistenza del Paradiso: non può andare sprecata tanta bellezza...

Ciao zia Lidia.

Adesso te lo dico: ti voglio bene.

 

(Anna)

1 COMMENT

  1. Si consoli Anna perché nel sbagliare i tempi è in buona compagnia, io tra questi, nel senso che non di rado ci sembra che nei rapporti parentali vi siano ancora giorni ed anni per dire una parola o fare qualcosa di gradito ai nostri cari, poi ci si accorge che non è così, ed è capitato anche me, tra altri errori e ritardi del genere, di non essere riuscito ad accompagnare una mia zia presso un Santuario dove era stata da ragazza e di cui talvolta mi parlava, con qualche particolare del viaggio (forse uno dei pochi della sua vita).

    La zia è deceduta da tempo, ma continua a pesarmi il fatto di non aver capito che le avrebbe fatto piacere il poter ritornare in quel luogo, pur se non ebbe a dirmelo in modo esplicito, e se in quel nostro reciproco “silenzio” può aver giocato la scarsa confidenza che un tempo correva tra giovani ed adulti, pur nel grande rispetto riservato a quest’ultimi, non riesco tuttora a perdonarmi quella mia inavvertenza o distrazione, se non insensibilità (e spero lo faccia la zia dal Cielo).

    P.B. 28.02.2019