Appaiono oggi notizie di stampa relative ad un bimbo diabetico di una scuola dell’infanzia dell’appennino reggiano che sarebbe stato “rifiutato” da una scuola statale.
La vicenda merita siano forniti elementi di comunicazione pubblica, per evitare che scuole del sistema nazionale di istruzione siano ingiustamente censurate.
NON È VERO che il bimbo, in quanto diabetico, non sia stato accettato nel plesso della mono sezione dell’infanzia (due insegnanti e una collaboratrice scolastica). Al contrario, il bimbo è stato accolto dall’inizio di questo anno scolastico e ha frequentato fino alle vacanze di Natale, per poi essere trasferito a gennaio.
NON È VERO che non sia stata predisposta una formazione specifica per il personale della scuola statale. Al contrario, la formazione specifica è stata richiesta dalla scuola, organizzata dal presidio sanitario territoriale e si è conclusa nel mese di ottobre.
NON È VERO che sia stato compiuto un atto discriminatorio verso il piccolo. Al contrario, il Dirigente scolastico ha accompagnato l’intero iter di individuazione delle possibili soluzioni del problema della somministrazione del farmaco al bimbo, d’intesa con le istituzioni sanitarie, i servizi sociali e con l’Amministrazione comunale.
È VERO che esiste un protocollo di gestione delle procedure di somministrazione farmaci, reperibile al sito https://www.provincia.re.it/allegato.asp?ID=1411643 che risulta essere stato puntualmente applicato dai diversi soggetti.
È VERO che il personale scolastico, ricevuta la formazione necessaria, ha valutato di non svolgere l’attività volontaria loro proposta di somministrazione dei farmaci, esprimendo preoccupazioni anche in ragione dei rischi di errore correlati.
È VERO che, non essendo stato possibile individuare altra soluzione alternativa, è stata acquisita la disponibilità di personale di una scuola paritaria, parte del sistema nazionale di istruzione. Una soluzione condivisa da presidio sanitario, servizi sociali, Comune e Dirigente scolastico, raggiunta con il coinvolgimento sistematico della famiglia. La famiglia non è mai stata lasciata sola nella individuazione della soluzione del problema.
Fin qui i fatti.
Il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale in merito alla vicenda osserva: “Purtroppo in questo caso, come non raramente accade, nello sforzo di orientare il legislatore a sostegno delle proprie pur legittime tesi, vi è chi individua specifiche situazioni per creare il “caso mediatico”. In questa vicenda, seguita dall’Ufficio territoriale di Reggio Emilia fin dall’inizio dell’anno scolastico, non vi sono stati da parte della scuola comportamenti illegittimi e neppure inerzie. L’unico aspetto di contrasto è consistito nella richiesta della famiglia di porre in obbligo al personale della scuola di svolgere prestazioni di somministrazione farmaci, cui è correlato un rischio di errore che inciderebbe sulla salute del bimbo. Il tema non è nuovo ed è stato seguito il Protocollo interistituzionale vigente, che, però, non è condiviso dalla famiglia e dall’associazione diabetici, che contestano la volontarietà della prestazione. È tutto comprensibile ed anzi è giusto approfondire criticamente la questione, anche ipotizzando futuri interventi legislativi (ad esempio prevedendo personale educativo destinato a specifiche funzioni anche farmacologiche). È però sbagliato “gettare la croce” sul personale della scuola per alimentare clamori infondati”.
La replica dell’Uffico scolastico regionale contiene diverse verità e molte imprecisioni. Non replicheremo a queste ultime (una tra tutte la formazione che, purtroppo, non è stata completata nella parte pratica) ma riteniamo piuttosto opportuno sottolineare come la scuola italiana, con tutti o quasi i suoi docenti e personale scolastico, sia un valore del nostro Paese, compreso l’istituto in questione con i suoi meravigliosi bimbi: danno valore a una comunità. Ogni tanto, però, qualcosa non funziona e, purtroppo, il caso del nostro bambino lo ha dimostrato.
Decida chi legge se l”‘individuazione della soluzione del problema” conclusasi con il “trasferimento” sia un “atto discriminatorio” o meno.
(I genitori)
Nel cosiddetto caso mediatico si inserisce il diritto dei cittadini ad essere, e rimanere, informati circa le iniziative promosse e i provvedimenti adottati dalle pubbliche amministrazioni, segnatamente nell’ottica di cooperazione e trasparenza segnata dagli ultimi interventi legislativi (vedasi e multis il d.lgs. n. 33/2013) oltreché dal dettato costituzionale (artt. 2, 3, 21 e 98.1 Cost). È parimenti degna di nota la risposta del Direttore generale presso l’Ufficio scolastico regionale, ma ciò non toglie che sia totalmente legittimo esprimere perplessità nei riguardi della decisione assunta in questo caso: esistono infatti anche le decisioni sbagliate.
Gianmaria Bianchi
Invece di crearsi un nemico immaginario con l’intento di evitare di dare le risposte dovute, la Regione farebbe bene ad aggiornare la normativa a favore dei bambini.
Scrivere “… vi è chi individua specifiche situazioni per creare il “caso mediatico”” è sufficientemente meschino.
Gianni Marconi