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Stare “on life”: sfida educativa

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Appunti dall’incontro diocesano sul tema dell’etica digitale.

“Questa è la rete che vogliamo. Una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere”. Così scrive Papa Francesco nelle ultime righe del suo messaggio per la 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, pubblicato giovedì 24 gennaio, nella festa del patrono dei giornalisti san Francesco di Sales. E con questo spirito si è sintonizzata la tavola rotonda sul tema dell’etica digitale svoltasi nel pomeriggio dello stesso giorno presso il Salone degli Armigeri del vescovado reggiano, su iniziativa del Centro diocesano per le Comunicazioni sociali in collaborazione con Aiart-associazione cittadini mediali e con altre sigle. Tutte realtà accomunate dalla missione educativa, da non accantonare di fronte all’insidiosa vastità dei socialnetwork: perché il comune denominatore che ha intrecciato i diversi interventi è stato il crescente bisogno di media education che riguarda sia i “nativi” che gli “immigrati” digitali. E, nella comunità cristiana, tanto i laici quanto il clero.

L’intervento del Vescovo.

Il vescovo Massimo Camisasca ha parlato di un’epocale svolta antropologica e insistito proprio sulla responsabilità, che la Chiesa non può non avvertire, nella formazione di maestri per questo tempo, persone che leggano e che studino i fenomeni, per discernere il vero e il falso, cominciando dall’informazione, quotidianamente imbottita di una quota di “fake news”, specie nelle sezioni di economia e politica. Se web & social sono paragonabili a un oceano, il pastore ha voluto ammonire circa l’irreversibilità del cambiamento, dunque sulla lunghezza della traversata oceanica, e così pure mettere in guardia dall’illusione che la nostra libertà sia già educata a vivere “on life”.

Il nome dato dagli studiosi del world wide web a questa modalità di esistenza, come ha spiegato Alberto Sabatini, presidente dell’associazione culturale “My.Me”, intende superare la pelosa separazione tra “reale” e “virtuale” o il dualismo tra “offline” e “online”, dal momento che per moltissime persone, ormai, dimensione fisica e digitale sono sempre più compenetrate, dunque non distinguibili.

Famiglia e scuola - ha affermato Giovanni Baggio, presidente di Aiart – stanno contribuendo a raffinare il senso critico dei cittadini digitali, mentre occorre piuttosto un segnale più maturo dall’industria culturale, che deve smettere di chiamarsi fuori dalla responsabilità sociale.

L’uso del social web è utile se complementare all’incontro personale.
In questa linea s’inseriscono alcune attività pensate dal nostro Servizio per la Pastorale Giovanile e portate al convegno dal suo responsabile don Carlo Pagliari; come ad esempio l’interazione con WhatsApp e Instagram sperimentata l’anno scorso alla Gmg diocesana; o anche il progetto “Quattro Oratori”, di cui don Carlo stesso ci racconta in un suo articolo.
Nel messaggio citato Papa Francesco ci rassicura: se la rete diventa prolungamento o attesa dell’incontro in carne e ossa, allora “essa non tradisce se stesa e rimane una risorsa per la comunione”.

Parte del pubblico.

(Edoardo Tincani. La Libertà, edizione del 30/1/2019)