Riceviamo e pubblichiamo.
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Il 31 gennaio 2019, a Vetto, grazie al sindaco Fabio Ruffini, al Segretario Generale dell’Autorità di Bacino, Meuccio Berselli, e all’Assessore Paola Gazzolo, alla presenza dei delegati delle Province di Reggio Emilia e Parma, di tanti Sindaci, dei Presidenti e Direttori dei Consorzi di Bonifica Emilia Centrale e Parmense, delle Associazioni Coldiretti, Confagricoltura e Cia, di Enel Green Poower, Consorzi Irrigui e una sala gremita, è stato illustrato che sull’Enza servono interventi a breve, medio e lungo termine, e che nel lungo termine non si può escludere la realizzazione di uno o più invasi.
Che in Val d’Enza ci siano inderogabili necessità idriche per usi irrigui, idropotabili e industriali è risaputo da anni, già nel 1987 il Ministro dell’Agricoltura definì l’invaso di Vetto “Urgente ed indifferibile” per le terre del Parmigiano Reggiano; da allora la situazione è andata costantemente peggiorando. Ora la situazione è critica, prati stabili, vigneti, pomodoro, mais, ecc. hanno bisogno di acqua, i cambiamenti climatici sono un dato di fatto, lo vediamo ogni giorno sui nostri territori, e in TV nel resto del mondo; la pioggia non cade più con la regolarità di un tempo, ma ne cade troppa o non ne cade per mesi; e l’Enza o è in magra o in piena e l’acqua nelle falde la si trova a 80/100 metri e non si preleva più nulla. L’acqua non la si inventa e non la si produce, la si può solo risparmiare se c’è, ma se non c’è, come succede ora, nessun risparmio è possibile.
Il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino ha illustrato una tempistica che intende rispettare, traverse e piccoli invasi nelle cave entro tempi brevi e la possibilità di realizzare uno o più invasi a lungo termine, in quanto opere che richiedono tempi lunghi di progettazione e di approvazione, ma lo spreco delle acque, specie durante le alluvioni non può più essere tollerato, sia per lo spreco che per i danni.
E’ stato ribadito il grande lavoro svolto dal Tavolo Tecnico Enza, solo avendo questo dato, certo e inconfutabile, si poteva iniziare a definire come e dove trovare le acque che servono per non mettere in ginocchio il comparto agroalimentare di Reggio Emilia e Parma, per non obbligare i produttori di Parmigiano Reggiano a rompere i millenari prati stabili e dire addio al Parmigiano Reggiano, e per evitare che il prezzo delle acque idropotabili vada alle stelle per le carenze idriche.
Ma le buone intenzioni dell’Assessore Paola Gazzolo, dell’Autorità di Bacino e del Sindaco Fabio Ruffini, a cui è andato il plauso per aver organizzato questo convegno, si scontreranno con l’orografia della Valle dell’Enza, qualche laghetto nelle cave è fattibile, qualche traversa idem, ma se serve acqua servono gli invasi, e gli invasi non si fanno dove si vuole ma dove Madre Natura lo consente e sulla Valle dell’Enza abbiamo una sola certezza, la Stretta di Vetto, forse anche alla Stretta delle Gazze a la Mora ma non è certo, pertanto le alternative non sono molte, o si fanno due piccoli invasi, uno a Vetto e uno alla Mora o se ne fa uno più grande a Vetto.
Da tempo tutti i Partiti, di Governo e di opposizione, si dichiarano a favore delle Energie rinnovabili, vediamo se veramente hanno intenzione di ridurre l’energia prodotta da gas, gasolio e fossili vari, che in Italia è pari a circa il 90% dell’energia prodotta e iniziare a investire su acqua, sole e vento; sembra che lo stesso Fico del M5S abbia dichiarato che occorre investire su queste energie, e chiunque sa che l’energia idroelettrica prodotta da invaso è la “Regina” delle energie alternative, in quanto è sempre disponibile, non dipende ne dal sole ne dal vento.
(Lino Franzini)
Solo il segretario Pd del comune di Ventasso ha preso posizione, gli altri partiti o movimenti cosa dicono su utilità Diga o cosa non vogliono continua il silenzio colpevole o parleranno?
Gianni
Operando nel settore, sentire parlare di più invasi sull’Enza mi rendo conto che la situazione non è in mano a persone esperte ma a dei burocrati, che probabilmente non sanno neppure cosa comporta costruire uno sbarramento; l’iter autorizzativo, la valutazione di impatto ambientale, le indagini in loco e sui versanti, il progetto esecutivo, ecc., hanno costi e tempi inimmaginabili; se qualcuno pensa di triplicare questi costi è fuori strada. Leggo sempre con piacere ciò che scrive Franzini perchè entra nel dettaglio della fattibilità tecnica, della convenienza, nel ritorno economico dell’opera e nei vantaggi reali che quest’opera porterebbe a tutti, in particolare ai paesi a Valle, come spesso scrive anche il signor P.B.; ai paesi montani resta poco, il turismo che un lago navigabile e balneabile con acque limpide in mezzo al verde richiama.
Daniele
Un ringraziamento di cuore al signor Gianni, Segretario del Pd di Ventasso. A nome di tutti quei montanari che ancora vivono su queste terre montane e che desiderano che anche le giovani generazioni possano vivere qui, sulle terre dei loro padri, dei loro nonni, dei loro avi; dico grazie per la scelta che ha fatto. Nel fare questa scelta non ha fatto solo il bene della montagna, ha fatto il bene dell’ambiente, del nostro territorio, dissestato e abbandonato per mancanza di lavoro; ha fatto il bene delle terre del Parmigiano Reggiano e di tutti gli agricoltori; ma la cosa più importante che Lei ha fatto è il segnale che ha mandato a tutte le persone di buon senso, a tutti quelli che io considero i “Buoni Padri” di famiglia, che lottano per impedire lo spreco delle acque di montagna e per ridurre l’uso di quelle pompate dal Po; che lottano per evitare i danni da siccità e da alluvioni, che lottano per opporsi al dissesto idrogeologico totale della montagna, che lottano per produrre energia pulita, che lottano contro il businnes di chi vende gas e gasolio; che lottano per evitare che si succhi le acque di falda fino al centro della terra; che lottano per impedire lo spopolamento totale dei paesi montani. Grazie Gianni, ci sarebbero altri mille motivi per dirle grazie, ma mi fermo qui.
Franzini Lino
Grazie Lino per i ringraziamenti. Temo però che il mio nome non sia Gianni ma Emanuele.
P.S. E comunque, “sdoganata la diga”, sarebbe opportuno tornare anche a parlare di altre infrastrutture fondamentali per la nostra montagna: la viabilità. In particolare gli assi principali della SS63 (TAV-Aulla), Enza e Secchia.
Saluti
Emanuele Coli (NO Gianni!)
(segretario Pd Ventasso)
Ero presente a Vetto il 31 al convegno sulla risorsa idrica in Val d’Enza, convegno interessante se darà frutti, altrimenti saranno le solite chiacchiere pre elettorali come accennava qualcuno. Una cosa che mi sorprende sempre è le capacità idriche della diga di Vetto, al convegno qualcuno parlava di una diga da 120 milioni di metri cubi, non ho mai sentito Franzini parlare di 120 milioni di metri cubi; ma in vari commenti Franzini dice che a livello mondiale ci sono dighe da decine di miliardi di metri cubi ma che anche in Italia ci sono dighe da 600/800 milioni di metri cubi. Se così fosse come si può dire che la diga di Vetto è una grande diga? E poi la capacità di una diga dipende se la valle è aperta o stretta e non dalla diga. Ma la verità chi la racconta?
Sergio
Egregio signor Sergio, a Lei e a chi fosse interessato trasmetto alcuni dati dell’invaso di Vetto approvato dal Governo; questi sono i dati di progetto su cui sono stati redatti i sei volumi enciclopedici dello Studio di Impatto Ambientale, costato 4,5 miliardi di vecchie lire a cui vanno aggiunti i costi del Progetto della Diga, del Progetto della Centrale idroelettrica, della sistemazione dei versanti, della nuova viabilità, ecc. e di anni di indagini di ogni tipo. Capacità massima dell’invaso: 102,56 Milioni di metri cubi; volume utile dell’acqua utilizzabile: 93,43 Mm cubi; altezza dello sbarramento 83 mt (Ridracoli è 103 metri); lunghezza dello sbarramento (in sommità tra una sponda e l’altra): 320 mt; (quella del Bilancino è 710 e quella di Ridracoli 420, quello di Monte Cotugno è di 1.400 mt); potere di laminazione delle piene per sopperire alla piena millenaria: 28,74 Mm cubi. La diga di Vetto è stata progettata per far fronte a tutte le piene, compreso quella che viene definita “millenaria”: è il progetto che lo dice, non Franzini.
Lino Franzini
Sull’Enza si sta giocando, e i montanari e gli agricoltori stanno a guardare che passi il loro cadavere; la realtà è molto diversa da come la si racconta nei convegni sulle acque dell’Enza. Se ci fosse stata la seria volontà da parte della Regione di fare un invaso a Vetto o alle Gazze avrebbe già messo avanti le richieste, visto che fare un invaso servono dieci anni, e avrebbe fatto mettere nel piano straordinario delle opere anche questo intervento, almeno il costo di un progetto e delle indagini di fattibilità, ma di un invaso sull’Enza, piccolo o grande, nel piano degli interventi idraulici straordinari (scaricabile da internet) non è stato messo nulla. In Emilia sono stati messi circa 10 milioni di euro per un’opera idraulica sul Trebbia nel Piacentino (città della Gazzolo) per poter usare queste acque per irrigare; è stato messo un contributo di 6 milioni per la Cassa del Baganza, poco più di un canale, basterebbe tenerlo pulito e non farebbe male a nessuno, inoltre sono stati messi 3,5 milioni di euro per il recupero del volume utile della Diga del Mignano (sempre a Piacenza, città della Gazzolo). E per l’Enza? Un incarico all’autorità di bacino di definire l’entità di un invaso o di più invasi in base alle necessità idriche, dati che tutti già conoscono a memoria da oltre sei mesi.
Daniele