Presentazione a Vetto della tabella di marcia dello studio sulle soluzioni in grado di soddisfare i fabbisogni idrici del territorio. Illustrato il cronoprogramma ufficiale di lavoro da parte dell’Autorità Ministeriale di Distretto del Fiume Po e il set di azioni efficaci e sostenibili sulla base della convenzione con la Regione Emilia Romagna.
Ieri, giovedì 31 gennaio, nei locali della Sala Pubblica Polivalente del Comune di Vetto (Reggio Emilia) l’Autorità di Distretto del Fiume Po ha presentato ufficialmente stamane ad istituzioni, enti, portatori di interesse e cittadinanza la tabella di marcia delle diverse fasi di lavoro che caratterizzeranno, entro il mese di dicembre 2019, lo studio finalizzato all’individuazione delle strategie per una migliore pianificazione idraulica-irrigua del territorio considerato che si estende nelle province di Reggio Emilia e di Parma.
Un incarico, quello della Autorità di Distretto Fiume Po assegnatole dalla Regione. Infatti, attraverso la ricerca e lo studio di tutti i fabbisogni idrici della Val d'Enza nella salvaguardia dell'ambiente e del territorio e nella compatibilità economica delle azioni, l'obiettivo è di individuare scelte nel breve - medio e lungo periodo in grado di migliorare la disponibilità della risorsa idrica. Certo anche con il suo corretto uso al fine di sostenere sia i bisogni agricoli, acquedottistici, industriali sia quelli ambientali. In definitiva, le azioni che saranno individuate saranno volte a contemperare la naturale disponibilità di risorsa idrica, a salvaguardare l’economia a vocazione agroalimentare dell’area e il contestuale raggiungimento degli obiettivi ambientali prefissati. Dopo il saluto introduttivo del sindaco di Vetto Fabio Ruffini, che ha ribadito “la rilevanza e la tempestività dell’operato del Tavolo Tecnico, l’unità di intenti delle istituzioni ed enti che vi hanno partecipato e la fondamentale importanza di una tabella di marcia certa dell’Autorità di Distretto che porti a risultati in grado di valorizzare al meglio l’Enza”, è intervenuto Meuccio Berselli. Il segretario generale del neonato Distretto del Po (che ora per competenza di pianificazione idrica va dalle Alpi alle Marche) ha approfondito dapprima il contesto generale e successivamente quello specifico iniziando proprio dai dati emersi dal Tavolo Tecnico regionale (costituito nell’Ottobre del 2017) nato per evidenziare e condividere le criticità e le esigenze del territorio considerato valutando al contempo le possibili e praticabili soluzioni tecnicamente e scientificamente più idonee.
La necessità dello studio dell’Autorità di Distretto del Fiume Po competente – che poi restituirà entro l’anno il progetto di fattibilità alla Regione Emilia Romagna per la fase esecutiva – è nata a seguito delle evidenti alterazioni dei regimi idrologici in atto causate perlopiù dai mutamenti climatici e dal calo delle precipitazioni. In questo percorso lo studio non intende escludere alcuna soluzione dal risparmio alla costruzione di un invaso montano. Per cui il Distretto del Po si è dato un cronoprogramma con diversi step (si può scaricare qui: Road map cronoprogramma di lavoro) per monitorare lo stato d'avanzamento dello studio da presentare e discutere in incontri pubblici come quello di giovedì mattina. Terminato lo studio verrà consegnato alla Regione.
“Lo staff tecnico dell’Autorità di Distretto – ha commentato Berselli – eseguirà immediatamente l’analisi dell’effettiva disponibilità di risorsa, il preciso bilancio idrico, la valutazione di tutti gli scenari , le proposte progettuali , la valutazione dell’impatto e la compatibilità delle azioni con la pianificazione delle soluzioni e quello che mi preme rimarcare è che faremo il tutto nei tempi più rapidi possibili e proprio per questo che oggi presento una Tabella di marcia precisa e dettagliata ”.
Una road map (in allegato) all’insegna della trasparenza che consentirà ad amministratori, addetti ai lavori, portatori di interesse e alla cittadinanza tutta di conoscere tutto quanto emergerà dalle fasi studio.
Lo studio, ha garantito nel suo intervento - Paola Gazzolo, Assessore Regionale alla Sicurezza territoriale, Difesa del Suolo Costa e Protezione Civile - la Regione lo assumerà come piano di lavoro da promuovere immediatamente. “Si è giunti a questo traguardo attraverso l'iniziativa assunta due anni fa sia dai sindaci della d'Enza che delle due provincie che insieme ai due consorzi di bonifica avevano chiesto alla Regione promuovere un tavolo in cui affrontare e risolvere le criticità idriche di tale area che tutti i soggetti coinvolti e ribadito anche stamattina considerano un'area strategica della nostra economia". Come Redacon, per onore di cronaca, aggiungiamo, che determinante è stato il lavoro dei Consorzi irrigui della Val d'Enza, all'epoca coordinati da Matteo Catellani (attuale presidente del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale) e presieduti da Mattia Reggiani.
La Gazzolo ha anche affermato : “La Regione è impegnata ad individuare tutte le soluzioni possibili da mettere in campo per rispondere alla scarsità idrica della Val d’Enza, nei territori reggiano e parmense, e per soddisfare nel modo più efficace le necessità locali nel rispetto di quanto previsto dalle conclusioni del Tavolo tecnico siglate lo scorso 5 giugno che valutano il fabbisogno in modo orientativo tra i 40 e i 70 milioni di metri cubi di risorsa idrica. “Lo studio di fattibilità finanziato dalla Regione e affidato all’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po va in questa direzione: si fonda su un approccio integrato, che considera gli aspetti di natura tecnica, ambientale ed economica, e che fa tesoro delle risultanze del Tavolo Tecnico attivato dopo la grande siccità del 2017. Si tratta di un’occasione importante per assumere decisioni condivise, nel massimo del rigore scientifico e della trasparenza che vogliamo garantire attraverso gli incontri periodici con i portatori di interesse e tutta la popolazione che prendono il via da Vetto e continueranno nei prossimi mesi”.
All’incontro hanno partecipato tra gli altri i rappresentati di associazioni professionali agricole, artigianali, di Iren, i vertici della Bonifica Emilia Centrale, rappresentanti della Provincia di Reggio, Lino Franzini sindaco di Palanzano, diversi vettesi.
(Emilio Bertolini)
Quale futuro si potrà avere in un paese che per fare la cosa più ovvia del mondo, quella di realizzare un invaso per trattenere le acque nei periodi di abbondanza per usarle quando servono, non si decide in 30 anni. Qualunque buon padre di famiglia in autunno mette via la legna per usarla d’inverno o cerca di risparmiare qualche Euro nel caso i figli abbiano bisogno; ma per le acque dell’Enza questo non vale, nessuno pensa agli agricoltori o a chi subisce i danni dalle esondazioni. Devo ancora capire a chi è in mano il potere, ma visti i risultati mi viene da pensare che sia in mano a chi vuole la fine del Parmigiano Reggiano e dell’agricoltura reggiana. Penso che chi permette di buttare via le acque limpide dell’Enza e usare quelle del Po sarebbe consigliabile che rivedesse le sue idee, prima che ciò comporti la prossima fine del Parmigiano Reggiano, a meno che non sia quello che qualcuno vuole, ma almeno avessero il coraggio di dirlo.
Daniele
Dopo le parole dovrebbero seguire i fatti e sopra a ogni cosa bisogna che si pensi al futuro dei nostri nipoti, in quanto una visuale corta di un piccolo invaso o di piccoli invasi non serve a nulla se non a spendere soldi inutilmente. Occorre fare la diga come da progetto Marcello e occorre fare presto in quanto siamo già in ritardo di 50 anni.
Gianni
Speriamo che la soluzione prescelta, se ci sarà soluzione, tenga conto anche della possibilità di incrementare il turismo, con un invaso che sia anche sfruttabile a tal fine, come già in Toscana e altre regioni.
Maru
Fusse, che fusse la volta bbona! Un grandissimo elogio al sindaco di Vetto Fabio Ruffini ed al suo staff che hanno organizzato in modo egregio questo convegno. Ma già tante altre volte abbiamo assistito a presentazioni di cartografie, di presunti progetti e a convegni, ma siamo ancora all’anno zero o quasi. I personaggi presenti a Vetto ho cercato di memorizzarli e tutti hanno ripetuto la necessità di fermare questa emorragia di acqua ottima che se ne va, ma non ho notato, in particolare nelle associazioni agricole, seppur contenuta, una certa arrabbiatura. Certo non pensavo ad un intervento alla moda di Sgarbi, ma far capire con una certa enfasi che l’agricoltura è quella più penalizzata questo sì. Qualcuno ha sollevato il dubbio che avvicinandosi le elezioni Regionali, ci possa essere un’interesse maggiore e poi il nulla. Non vorrei che tornasse di moda il famoso detto andreottiano che pensare male è peccato ma a volte ci si becca. Arrivederci alla prossima.
Andrea Azzolini
Ottima iniziativa questa a Vetto. Si inizia finalmente non solo a parlare ma anche a presentare atti concreti per un’opera senza dubbio strategica per l’Emilia Occidentale. Essendo una “grande opera” è giusto e corretto che nel percorso di fattibilità non vi siano solo approfondimenti tecnici ed economici ma vi siano anche continui momenti di confronto con le popolazioni. Le “grandi opere”, come lo è questa, sono cose serie. E questa, che incide su risorse che nel prossimo futuro saranno sempre più importanti, acqua ed energia, lo è anche di più.
Un plauso agli amministratori che stanno e vorranno adoperarsi fattivamente per proseguire questo lungo cammino.
Emanuele Coli
(segretario Pd Ventasso)
Finalmente un politico seppure locale che si espone, gli altri stelle Lega Forza Italia e… cosa dicono o cosa non dicono?
Gianni
Il dado è tratto, così sembra; finalmente il buon senso di alcuni sembra prevalere su chi da anni non ha mai fatto nulla per opporsi ai centinaia di milioni di euro di danni da siccità, da esondazioni, da dissesti idrogeologici, e non ha mai fatto nulla contro lo spopolamento dei paesi montani dell’alta Val d’Enza. Finalmente sembra che chi ha sempre consentito che si succhino le acque dalle vene della terra fino all’ultima goccia, chi ha consentito che l’energia elettrica sia prodotta prevalentemente da gas e gasolio, chi ha permesso lo spreco delle acque dell’Enza per usare quelle del Po forse dovrà ricredersi, almeno si spera.
Quanto successo in questi 30 anni in Val d’Enza è talmente paradossale che a raccontarlo sembra fantascienza: un’opera richiesta dal Governo Italiano nel 1982, finanziata, progettata e iniziata nel 1988; sospesa nel 1989 per dei ricorsi al Tar e mai ripresa, pur avendo la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite, nel 1999, annullato tutti questi ricorsi e pagato, giustamente, il fermo cantiere per decine di anni al Consorzio a cui erano stati appaltati i lavori di costruzione.
Ora, grazie all’assessore Paola Gazzolo, al segretario generale dell’Autorità di Bacino, Meuccio Berselli, al sindaco di Vetto e a tanti agricoltori, sembra che il treno stia tornato sul binario giusto e si torni a parlare di un invaso; dico sembra, perché immagino che chi ha sempre lottato contro in tutti questi anni continuerà a farlo, continuerà a dire che l’acqua si deve risparmiare, anche quando non c’è, che si possono cambiare i sistemi di irrigazione, dimenticando di verificare se ciò è fattibile per i prati stabili di questi territori irregolari e quanto costerebbe; e che a fronte dei 54 milioni di metri cubi necessari al “campo”, definiti dal Tavolo Tecnico Enza, che equivalgono a 108 milioni in invaso, basta fare qualche laghetto nelle cave.
Tengo a dire a tutti che ieri e oggi, 1 e 2 febbraio 2019, abbiamo assistito alla prima piena dell’Enza andata a Po, quanta acqua avremo sprecato? Sicuramente molto di più di un milione di mc; questo grazie a chi si è sempre opposto all’invaso di Vetto, e meno male che non ha fatto danni.
Lino Franzini