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“Africa”, fotografie inedite di Salgado in mostra a Reggio Emilia

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«Questa è la storia di come due volontari di un’associazione di Reggio Emilia sono riusciti a portare nel loro quartiere, nella prima periferia della città, una mostra mai vista in Italia e la storia del fotografo che si è calato nella loro realtà pur vivendo dall’altra parte del mondo, capendola, decidendo di donare alla città, all’Italia, qualcosa di unico.

È anche la storia di due associazioni della città, Casa d'altri e Ics - Innovazione Cultura Società, collocate in punti tra loro opposti della città, ma vicine per ideali e volontà di scambio reciproco.

Questo fotografo è Sebastião Salgado e noi siamo Khadijia Lamami e Claudio Melioli, due volontari dell’associazione Casa d’altri, fortemente convinti che l’arte, la cultura, la bellezza sono, possono e debbono essere strumenti importanti anche di riqualificazione. Un giorno, oltre un anno fa, ci siamo messi in testa che potevamo provare a portare in questo quartiere, nella nostra città, una bella mostra fotografica, e visto che sognare non costa nulla, abbiamo deciso di desiderare una mostra fotografica di Sebastião Salgado, per amore della sua opera, perché ci piacciono le sfide, perché sentivamo che era giusto farlo, era giusto almeno provarci.
L’abbiamo cercato con creatività, dall’altra parte del mondo, gli abbiamo fatto arrivare il nostro progetto e l’impegno nel tentativo di riqualificare un luogo degradato e svuotato di contenuti, da tempo al centro di nulla. Nel messaggio, lanciato come una bottiglia nell’oceano, gli abbiamo raccontato di noi, del quartiere, di quello che a questo quartiere è successo, di come lo vediamo, di come viene visto, di come ci piacerebbe che diventasse e, una domenica mattina, Salgado ci chiama al telefono.

“Ragazzi, so che mi state cercando per fare qualcosa a cui tenete molto. Sono qui, ditemi”.

Una telefonata di 15 minuti, e da quel giorno una serie frequente di scambi di messaggi, sinceri, affettuosi, responsabili, fino a decidere che la mostra si sarebbe dovuta fare, si farà.
Sarà il 9 febbraio 2019, inaugureremo quella mostra fotografica che incautamente e per fortuna abbiamo desiderato. Salgado, con la sua straordinaria umanità, ha deciso assieme a Lélia di concederci gratuitamente il suo lavoro più emozionante: Africa, un réportage in anteprima nazionale per il nostro Paese che si compone di cento foto, le più piccole di 1 metro x 1 metro.
Salgado dice ai suoi allievi: “Fare belle foto non basta. Bisogna anche dare loro un senso”. Anche noi crediamo che sia importante dare un senso al nostro tempo e abbiamo deciso di impegnarci per condividere con chi verrà alla mostra il nostro sogno diventato realtà. Arriva così, a Reggio Emilia, in anteprima nazionale, l’esposizione Africa, concessa gratuitamente da Sebastião Salgado.

Salgado è uno dei fotografi più importanti dei nostri tempi. Si è conquistato questa fama grazie ai réportages realizzati in diversi decenni per testimoniare la vita delle popolazioni povere ed emarginate, scattando potentissime immagini in bianco e nero nei luoghi più remoti del Pianeta. Non solo povertà: Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti vuole richiamare l’attenzione del pubblico sulle loro sofferenze.

Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell’Organizzazione Mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l’Africa, comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo Mondo era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita.
Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti è la macchina fotografica, con la quale produrrà oltre 40 réportages, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della Regione dei Grandi Laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti. Con le sue foto, Salgado ci fa toccare con mano i disastrosi effetti prodotti da guerre, carestie, malattie e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici. L’osservare una sua foto ci cattura e ci fa emozionare, conducendoci dritto dentro quel luogo, al fianco di quella persona.

In una sua dichiarazione Salgado asserisce: “Il primo posto dove fotografare per me è ancora l’Africa, amo i suoi cieli, i deserti, le montagne, tutto è enorme ed ogni volta che arrivo sento che sono a casa. Riconosco anche il sottosviluppo che è stato del Brasile, la siccità, la deforestazione, incontro donne e uomini che lavorano ore al giorno, senza educazione, senza casa, senza una buona alimentazione, senza assistenza e senza scarpe, solo per vendere prodotti sottopagati.
Ma non mi muove un problema di cattiva coscienza o un senso di colpa. Da economista ho studiato l’Africa e conosco le ragioni di questi squilibri, mi muove l’idea di raccontare i lavoratori e la loro dignità. Anche quando sono stato nei campi profughi non ho fotografato gente povera o disperata, ma persone.
Io non ho mostrato i miserabili, ma gente che viveva in equilibrio e poi ha perso la casa, la terra e cercava un altro luogo dove vivere. Questa è la mia fotografia: rispettarli e mostrare una storia. Non sono spinto dall’idea di fare foto belle o di diventare famoso ma da un senso di responsabilità: io scrivo con la macchina fotografica, è la lingua che ho scelto per esprimermi e la fotografia è tutta la mia vita. Non penso troppo alla luce e alla composizione, il mio stile è dentro di me, quella luce è quella del Brasile, quella che porto dentro di me da quando sono nato”.

L’esposizione è suddivisa in due parti e dislocata su due sedi: la prima parte, al Binario 49, raccoglie il lavoro realizzato nei viaggi e nelle esplorazioni di Salgado tra il 1974 e il 2005 nel sud del continente tra Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe, Sud Africa, Ruanda, Uganda, Congo, Zaire e Namibia. La seconda, allo Spazio Gerra, è dedicata ai réportages realizzati dal 1973 al 2006 nelle Regioni dei Grandi Laghi tra Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Zaire, Kenya Ruanda e nelle regioni sub-sahariane Mali, Sudan, Somalia, Chad, Mauritania, Senegal, Etiopia. Queste immagini fanno parte di un progetto a lungo termine e attualmente ancora in corso dal titolo Genesis e comprendono immagini in bianco e nero di paesaggi, piante, animali e comunità umane.

L’esposizione Africa, vincitrice premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007, è un vero e proprio omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente africano, ma anche una denuncia».

Afferma il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi: “Il nostro grazie va a Sebastião Salgado per questo suo grande omaggio alla nostra città; con la sua sensibilità di umanista nella contemporaneità egli ha colto il senso dell’impegno e dell’esperienza reggiani nella coesione sociale, nella multiculturalità e nel quartiere della Stazione in particolare.

La nostra gratitudine va a Casa d’altri, associazione vincitrice del bando per la gestione dello spazio Binario49, oggi riqualificato sulla base delle scelte politiche di coesione e partecipazione dell’amministrazione comunale: un’associazione che ha ideato e messo mano con coraggio e grande slancio al progetto, ora realizzato, di portare le opere di Salgado a Reggio Emilia.

L’allestimento di Africa nella nostra città, e in particolare nel quartiere della Stazione, smentisce la narrazione non di rado univoca nel segno della sola problematicità, che riguarda questo quartiere. La zona stazione è ricca di propositività e dimostra di saper generare e accogliere bellezza, quella bellezza che l’Arte porta con sé, che unisce e rigenera le persone e i luoghi. Credo sia il posto giusto per ospitare l’umanesimo e il grande amore per le persone del mondo che Salgado testimonia nella sua opera”.

Con il sindaco, sono intervenuti all’incontro con la stampa Kadija Lamami e Claudio Melioli di Casa d’altri, Stefania Carretti di Spazio Gerra e le assessore Natalia Maramotti (Città storica) e Serena Foracchia (Città internazionale), che hanno illustrato il percorso che ha portato al contatto con il celebre fotografo, i contenuti e il significato dell’esposizione.

La mostra, curata da Lélia Wanick Salgado, sarà a ingresso libero e sarà affiancata da una serie di attività collaterali, tra cui un workshop curato da Juliano Salgado, figlio del fotografo e co-regista assieme a Win Wenders del documentario candidato all’Oscar Il Sale della Terra. Ci saranno anche visite guidate e dedicate a scuole o gruppi su appuntamento. Gli eventi collegati – fra cui documentari e interventi culturali – potranno costituire opportunità per approfondire i temi dell’esposizione e le dinamiche geopolitiche internazionali.

In questo lavoro, che coinvolge istituzioni e comunità, si hanno infine il coinvolgimento del Tavolo Reggio-Africa, sede di dialogo e coordinamento tra le realtà della città che promuovono iniziative e progetti con l’Africa, e il sostegno di alcuni sponsor tecnici che hanno creduto nel progetto di Binario49. Chiaro che la mostra è un’opportunità di contatto, di osmosi tra i pubblici che frequentano i due luoghi culturali e i due ambienti di riferimento abituale, per creare scambio, incontro, riscoperta reciproca: due quartieri e in mezzo la città e il mondo a cui appartengono.

 

SEBASTIÃO SALGADO - AFRICA

A cura di Lélia Wanick Salgado

Reggio Emilia, 10 febbraio – 24 marzo 2019

Evento inaugurale: sabato 9 febbraio ore 17 - Binario49

Sedi espositive:

Binario49 - via Turri 49, Reggio Emilia www.b49.it | [email protected] | 347.5889449

Spazio Gerra - piazza 25 Aprile, Reggio Emilia www.spaziogerra.it | 0522.585654

Giorni e orari di apertura: venerdì, sabato, domenica: 10-13 / 15-20

Apertura straordinaria di Spazio Gerra in occasione dell’inaugurazione sabato 9 febbraio: 18.30-23.

Nelle altre giornate, apertura su prenotazione. Ingresso libero.

Visite guidate: è possibile prenotare le visite guidate al numero: 347.5889449 (WhatsApp. Per le chiamate attivo da lunedì a giovedì, 10-13 / 15-18).