"Per controbattere lo spopolamento dobbiamo portare un’attenzione e una richiesta forte di una fiscalità differenziata per i territori montani, non è più accettabile una fiscalità che paragona una impresa di Castelnovo a una di Piazza San Babila a Milano o in Piazza di Spagna” è quanto ha affermato il presidente nazionale dell'Uncem (Unione nazionale Comuni ed Enti montani) Marco Bussone, ieri intervenuto alla due giorni dedicata alle strategie per le Aree interne al Don Bosco di Castelnovo Monti. E se gli esempi ci sono - "Come l'abbattimento dell'Irap fatto dalla nostra Regione" la stessa Redacon recentemente tornava a proporre il tema: "Una fiscalità differenziata - ha aggiunto Bussone - è decisiva per l'abbattimento dello spopolamento nelle montagne. Provi il governo a differenziare l'iva sui prodotti. Ci troviamo dinnanzi a un'emergenza nazionale con 200 comuni a rischio spopolamento. Le basi giuridiche, art 44 della Costituzione, ci sono: richiedono misure specifiche per le montagne e agire".
Per il presidente è giunto il momento "di sostenere azioni economiche, sensibilizzando le persone ad acquistare prodotti degli Appennini (come io stesso faccio col Parmigiano Reggiano di montagna) che pur avendo un prezzo leggermente più alto sostengono la filiera in questi luoghi, quindi dedicare nuove risorse alle strategie d'area oltre alle 72 aree pilota, per evitare la desertificazione che ha già colpito numerosi comuni - almeno 200 - nei territori montani e periferici italiani".
"In questa porzione d'Appennino - ha affermato il presidente intervistato da Redacon - le persone extracomunitarie e integrate abbiamo rimarcato come tengono vive le imprese e le filiere produttive. Non è un ruolo marginale che mette assieme gli enti locali, per i processi di integrazione, e soprattutto le imprese come quelle agricole e zootecniche che impiegano queste persone in attività determinanti. Ne avete un esempio nella filiera del Parmigiano Reggiano: fuori dalla retorica e dalla bagarre politica occorre quindi un confronto sul futuro di queste imprese che hanno un valore in aumento in queste valli. Sono imprese che resistono. Qui c'è la possibilità di crearne di nuove grazie anche ai prossimi fondi europei".
E questo è solo uno dei temi di interesse emerso a Castelnovo Monti, per i quale già da ieri sono arrivati rappresentanti da numerose località montane di tutta Italia, località che rientrano nei programmi della Strategia nazionale Aree Interne così come l’Appennino reggiano. Il workshop, che si svolge al Centro interparrocchiale Don Bosco, prevede interventi di rappresentanti di Comuni, Unioni montane, province che stanno affrontando l'esperienza della Snai. Ieri mattina si è svolta una visita alla Latteria Casale di Bismantova, che ha fatto conoscere agli ospiti da fuori provincia la tradizione e maestria produttiva espressa dal Parmigiano Reggiano di Montagna. Poi nel pomeriggio al Centro Don Bosco è stata illustrata la strategia “La montagna del latte” dell’Appennino, in particolare le azioni previste sull’agricoltura (gli interventi finanziati ne prevedono anche su servizi, sanità, viabilità, commercializzazione dei prodotti tipici, turismo, scuola, formazione e avviamento al mondo del lavoro dei giovani). Il presidente dell'Unione Appennino Reggiano Enrico Bini, ha rimarcato “l’importanza fondamentale della Strategia “La Montagna del Latte” per il territorio, e delle azioni agricole di cui parliamo oggi: un settore che è insieme tradizione ma anche innovazione, e che fortunatamente negli ultimi anni ha coinvolto anche un alto numero di giovani, grazie ad un nuovo paradigma che è tornato a cogliere e valorizzare l’alto valore culturale, oltre che economico e sociale dell’agricoltura”.
Grande commozione nel ricordo di Ugo Baldini, con il quale questo percorso prese il via.
Il vicepresidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Guglielmo Garagnani, ha evidenziato il valore sempre crescente del Parmigiano Reggiano di Montagna, “un prodotto ormai conosciuto e riconosciuto, anche nella sua capacità di rappresentare un elemento di tenuta di questi territori, per cui da parte nostra ci sarà sempre il massimo sostegno ad azioni di promozione e sviluppo proposte dai territori come quella di oggi”. Da qui una serie di iniziative per sostenerlo, ad opera del Consorzio, con le prime misure di bilancio dedicate.
Sono poi intervenuti Giampiero Lupatelli del Caire illustrando la strategia territoriale per quanto riguarda il settore agricolo, Sabrina Lucatelli coordinatrice della Strategia Nazionale delle Aree Interne, altri esponenti dei soggetti che hanno accompagnato il percorso della Strategia d’Area dell’Appennino ("con questa Strategia davvero possiamo controbattere lo spopolamento, dirà a Redacon, e plaudo a quanto avete messo in campo"), e l’Assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli sulle iniziative dell’Emilia-Romagna per sostenere il settore anche nelle zone decentrate “consapevoli del ruolo che esso riveste, e che va ben oltre quello puramente economico”.
Stamane, sempre al centro Don Bosco, è in programma il workshop nazionale “Settore primario e il futuro delle Aree Interne”, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'Agenzia per la Coesione Territoriale e la Rete Rurale Nazionale. Interverranno tra gli altri Luca Lo Bianco, Direttore scientifico Fondazione “Montagne Italia”, Daniela Storti del Comitato Tecnico Aree Interne, Andrea Arzeni della Rete Nazionale Rurale, Carlo Ricci del GAL Maiella Verde, Lino Gentile Sindaco di Castel Del Giudice nell'alto Sannio, Vincenzo Barreca, Presidente del Consorzio Alta Madonia, Giancarlo Massimi Sindaco di Civitella Alfedena (Aq), Franco Contarin dei Parchi e Foreste della Regione Veneto, Sabrina Lucatelli Coordinatrice del Comitato Tecnico Aree Interne. Una giornata, quella di oggi venerdì 25 gennaio, che porterà quindi testimonianze da vari territori su esperienze di successo, in ambito agricolo ma anche selvicolturale.
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Guglielmo Garagnani, vicepresidente del Consorzio Parmigiano Reggiano alla due giorni delle Aree interne a Castelnovo ne' Monti.
https://www.facebook.com/redaconeradionova/videos/324926288133457/
Enrico Bini, presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino, presenta il workshop nazionale sull’agricoltura di montagna a Castelnovo ne’ Monti per la strategia aree interne.
https://www.facebook.com/redaconeradionova/videos/368344047078982/
Giampiero Lupatelli assistenza tecnica Caire del progetto Aree interne spiegala strategia la Montagna del Latte.
https://www.facebook.com/redaconeradionova/videos/549666942208144/
Marco Bussone presidente Uncem interviene alla due giorni di presentazione della strategia aree interne.
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Alberto Lasagni responsabile settore agricolo Confcooperative presenta il progetto di filiera del Consorzio il Crinale.
https://www.facebook.com/redaconeradionova/videos/2010460125742076/
Sabrina Lucatelli coordinatore strategia nazionale aree interne.
https://www.facebook.com/redaconeradionova/videos/283842695616977/
Fa piacere leggere che, per la montagna, c’è chi punta sulla leva fiscale – nella fattispecie la riduzione dell’IVA – un tasto che mi è caro e da me ripreso anche di recente, nel commentare un articolo di Redacon ad inizio gennaio, che viene richiamato in queste righe e dal titolo “Siamo montagna o buen retiro per futuri pensionati?”.
Non dispiace, ovviamente, sentir pure parlare di misure, azioni, programmi, strategie, paradigmi, percorsi, ecc…, ossia di qualsivoglia iniziativa che dovrebbe aiutare, sostenere, e “rilanciare” la montagna, ma mi sembrano tutte “cose” da costruire, che richiedono giocoforza tempo, e delle quali non so quanti potranno alla fine usufruire.
A me sembra, invece, che occorra innanzitutto salvaguardare l’esistente – mentre si pensa, giustamente e lodevolmente, a programmare il futuro – e per far questo credo sia necessario un intervento che riguardi tutte le attività in corso, e sia direttamente accessibile, vedi per l’appunto la via degli sgravi fiscali (largamente intesi).
P.B. 25.01.2019
Grazie Marco Bussone per la concretezza delle proposte, per aver indicato vie da seguire. Sarebbe bello se trovassero un seguito nei diversi enti per quanto di competenza. Per la tassazione dobbiamo attendere lo stato, ma per percorsi che, mentre rispondono alle nostre necessità, valorizzano persone e lavoro, l’Unione dei Comuni dovrebbe sentirsi chiamata in causa. Solo a me piacerebbe una Unione dei Comuni più propositiva, capace di attivare partecipazione e le migliori risorse anche umane?
Partigiana Jane
Bla, bla, bla…
Esuleinpatria
Partigiana Jane parla di “diversi enti per quanto di competenza”, e poi chiama in causa l’Unione dei Comuni cui chiede di essere più propositiva ecc, ma a me sembra che l’Unione non abbia titolo a farlo, ovvero la competenza nel senso di cui sopra, essendo nata, da quanto ne so e ricordo, per unificare e mettere in comune i servizi, mentre la cosa sarebbe stata probabilmente possibile alla Comunità Montana, vista quale era la sua funzione e natura “istituzionale”.
E visto che la paternità del voler “estinguere” la Comunità Montana, per sostituirla con l’Unione, è ascrivibile ad una determinata parte politica, che è tuttora “in sella”, ossia guida ancora molte delle nostre amministrazioni locali, sarebbe interessante che ci ripetesse oggi le ragioni di quella scelta, e ci dicesse pure se il bilancio di questi anni è tale da farla considerare una decisione giusta oppure sbagliata, e nella seconda ipotesi come rimediarvi (perché la domanda di Partigiana Jane non è irrilevante).
Quanto al “Bla, bla, bla…” di cui parla Esuleinpatria, io mi auguro vivamente che dal cappello esca alla fine qualcosa di utile e concreto per la nostra bella montagna, ma esprimo il timore, mi auguro infondato, che le “misure” eventualmente adottate – non so se il termine sia quello più appropriato – possano non essere sempre facilmente consultabili e comprensibili, mentre anche per questo aspetto la Comunità Montana era la sede dove ci si poteva materialmente recare per avere tutti i ragguagli del caso.
P.B. 26.01.2019
La fiscalità è cosa seria e purtroppo complessa, più di quanto non si immagini comunemente. Ancor più impervia in tempi di debito pubblico e spread molto alti. Comunque è il terreno principale -non l’unico- per le (non illimitate) possibilità delle politiche pubbliche per riequilibrio territoriale. L’Appennino è lungo, le soluzioni sono difficili; credo più alle defiscalizzazioni che agli aiuti e alle assistenze comunque mascherate. Le comunità montanein quanti tali non hanno mai potuto introdurre regimi fiscali agevolati; le unioni potrebbero -almeno astrattamente- fare qualcosa in tema di imposte locali. Il pensiero augurante -specie se astratto- non basta: la riduzione Irap in Emilia Romagna è un fatto concreto anche se certo non basterà. Si può fare di più, ma solo se rimangono i piedi per terra a livello nazionale e locale. Mi scuso perché la sintesi può apparire poco chiara.
F. Giovanelli
E’ sicuramente noto e risaputo che “la fiscalità è cosa seria e purtroppo complessa, più di quanto non si immagini comunemente”, come scrive F. Giovanelli, ma la politica, stante la rilevanza della sua funzione e del suo ruolo – a mio giudizio molto importante per la vita di una comunità – dovrebbe sapersi addentrare anche nelle questioni complesse ed impervie, e misurarsi con le annesse difficoltà, ovviamente quando non si tratti di impresa impossibile, ma lo “stato di impossibilità” andrebbe a sua volta dimostrato, facendolo quantomeno precedere da un qualche tentativo (che andrà semmai a vuoto, ma intanto non si è rinunciato a fare qualcosa).
Ciò premesso, riguardo alla “condizione” in cui si trova oggi la nostra montagna, ossia l’argomento di cui si sta dibattendo anche su queste pagine, assistiamo ad una pluralità di posizioni, da chi ritiene che vada sostanzialmente bene così, perché vede il nostro territorio quale luogo ideale per i pensionati attuali e futuri, a chi esprime forte preoccupazione in merito ma non sa di fatto fornire soluzioni, fino a chi punta ad esempio sull’idea del favorire la nascita di attività innovative, previe azioni programmatorie e progettuali che individuino i settori nei quali intervenire, in una coi relativi canali e meccanismi di finanziamento.
Riguardo a questa ultima “opzione” – che va peraltro costruita, né sappiamo quanti operatori potranno esserne poi realmente interessati – c’è da supporre che alla fine non sarebbero tantissimi i nuovi posti di lavoro così creatisi, ma sarebbero in ogni caso i benvenuti qualora si innestassero sul tessuto socioeconomico esistente, senza il quale, almeno a mio parere, non intravedo grandi prospettive, e per il cui complessivo sostegno non riesco ad immaginare altra strada praticabile rispetto alla defiscalizzazione (le comunità montane in quanto tali non hanno mai potuto introdurre regimi fiscali agevolati, ma se ancora ci fossero avrebbero potuto semmai assumere iniziative di sensibilizzazione, pungolo e sollecitazione in tal senso).
P.B. 05.02.2019