Tempi moderni.
Gli articoli di Redacon, da qualche anno, sono pubblicati, solitamente in automatico, sulla pagina Facebook (altrettanto seguita) di Redacon e Radionova.
Per la prima volta, volutamente, abbiamo rimosso un articolo da Facebook e non dal sito. Di quale articolo si tratta? Della lettera, condivisibile o meno, a sostegno di una revisione storica sulla figura di Bettino Craxi.
Perché lo abbiamo rimosso? Perché sul Facebook, a differenza del sito (dove sono arrivati commenti abbastanza morigerati in merito), si è scatenato un pandemonio di commenti decisamente sopra le righe e offensivi al punto di risultare pressoché inutile cancellarli uno alla volta. In comune, oltre alle scurrilità, la completa rinuncia ad argomentare, ma solo il desiderio di offendere il compianto, e certamente discutibile, politico.
Come mai questa differenza tra commentatori su due strumenti diversi, sito e Facebook? Forse perché l'età media dei commentatori sul social fondato da Zuckerberg è inferiore a quella dei commentatori abituali su Redacon e, quindi, la conoscenza della storia può essere diversa? Forse perché i social, come dimostra l'eccezionale satira sulla figura del commentatore compulsivo, Napalm 51 - interpretato da Maurizio Crozza - scatenano il leone da tastiera che è in noi? Forse perché sui social si può dire tutto come si fosse al bar, sperando di restare, nella confusione mediatica generale, impuniti? O, citando Eco, forse perché nella società liquida, dopo il crollo delle ideologie e dei saperi costituiti, ognuno crede (o rivendica) di aver titolo per parlare di qualsiasi argomento, solo perché ne ha facoltà, dato che nessuno può zittirlo, soprattutto se solo con un insulto: "ma così facendo si scambia la democrazia e la libertà di opinione per la libertà di discettare su qualsiasi argomento dello scibile umano". Di tutto un po', ci siamo risposti.
Fatto sta che, stando questa propensione all'insulto social, Napalm 51, commentatore di pancia e complottista, è forse la caricatura che ci meritiamo?
Io credo che comportamenti, maniere, modi fare, ecc…, non nascano mai per caso, ma abbiano quasi sempre i rispettivi precedenti, che in questo caso mi sembrerebbero abbastanza chiari e identificabili, ossia da datarsi all’epoca in cui, di fronte alla crescente avanzata del partito socialista – che per la sua autonomia ed iniziativa disturbava verosimilmente i progetti di altri “attori”, politici e non – quello scomodo ed imprevisto concorrente venne trasformato in un pericoloso “nemico”, da doversi annientare a tutti i costi e con ogni possibile mezzo.
Chi ha memoria di quei tempi non può non ricordare il sentimento di avversione, animosità, acredine, rancore, distribuito a piene mani, e che ha semmai incontrato il favore o l’accondiscendenza anche di chi, pur se non avvezzo a quei toni, desiderava comunque la “malasorte” dei socialisti, e allorché si immettono nella società elementi e disvalori che “avvelenano” i rapporti, solo perché “il fine giustifica i mezzi”, diviene poi molto difficile il poterli rimuovere (io penso che anche la scurrilità e la propensione all’insulto di oggi, per usare le parole di queste righe, siano in buona parte l’eco di quei giorni).
P.B. 20.01.2019