Dinamo rendo noto che suo malgrado, data l’importanza del tema trattato, non è stato coinvolto da alcun organismo della Regione.
Come già precedentemente sottolineato dalla referente del Comitato Salviamo l’Ospedale di Pavullo Bettini Maria Cristina attraverso gli organi di stampa nel dicembre scorso, ribadiamo in toto di sfatare per i punti nascita di Castelnovo Monti, Pavullo e Borgotaro il mito facile della revisione dell'accordo Stato - Regioni, poiché una legge successiva del 2015 prevede già la possibilità di andare in deroga, laddove sussista una condizione orogeografica difficile in presenza di un volume di attività al 31/12/2016 inferiore a 500 parti annui, e attendiamo le stesse risposte alle domande rivolte alla Regione da “Salviamo l'ospedale di Pavullo”, domande sicuramente scomode, se ancora oggi inevase: se la Regione Emilia Romagna non si fosse avvalsa del DM 11/11/2015 (che era una possibilità e non un obbligo), i tre punti nascita emiliani per mano di chi avrebbero cessato la propria attività? Forse gli stessi che solo oggi parlano di mancata sicurezza dopo aver lasciato per anni donne e bambini alla sorte? Perché ricorrere all'istituto di cui sopra, quando la Regione ha potestà legislativa in materia di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali e il parere ministeriale che ne consegue è facoltativo e non vincolante? Perché è stato tolto il servizio del ginecologo h24 quando a Castelnovo ci era stato garantito che non sarebbe stato tolto? Perché il presidente Bonaccini non risponde sulla tematica degli errori gravissimi e le omissioni “mai smentite” contenute nella richiesta di deroga e nella delibera di giunta 1112 del 24 luglio 2017?
Questo è quello che vorremmo chiedere a Bonaccini incontrandolo di persona...
(Mattia Rontevroli, Dinamo)