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Cosa fare dinnanzi ai mercati in discesa? Investire oppure no? E a quali condizioni

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A causa di un disguido abbiamo pubblicato il presente pezzo incompleto. Ce ne scusiamo coi lettori e con l'autore. Lo riproponiamo completo della seconda parte.

 

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Negli ultimi mesi l’andamento dei mercati è stato caratterizzato da un incremento della volatilità e da forti correzioni degli indici. Il bilancio di fine anno è decisamente pesante con perdite anche superiori al 15% - 20%

Il mercato domestico in particolare, sul quale l’investitore italiano, forse non sempre in modo opportuno, continua a veicolare i propri risparmi, ha risentito del clima di incertezza e del dibattito politico con movimenti bruschi sullo spread e perdite anche del 10% sui btp.

Ma l’aspetto ancora più difficile da gestire è stato non tanto l’entità della correzione quanto la sua ampiezza nel senso che ha interessato quasi tutte le asset class, da azioni ad obbligazioni, dalle valute alle materie prime.

Insomma un quadro ben poco confortante che alimenta forte la classica domanda: Cosa faccio? Lascio o raddoppio? Metto i soldi nel materasso o cerco di sfruttare il momento per rilanciare guardando in prospettiva?

Come sempre non esiste una soluzione perfetta che possa andare bene per tutti. Certamente sono da evitare scelte dettate dall’istinto o peggio dalla paura. Fondamentale altresì è che ogni investitore con l’aiuto di un consulente certificato nelle sue competenze, analizzi la propria posizione e venga aiutato a fare emergere i suoi bisogni, le sue aspettative e sulla base di elementi razionali arrivi a definire degli obiettivi raggiungibili attraverso una corretta pianificazione del percorso e dei tempi.

In sostanza non facciamoci portare nel “parco buoi” in balia dei mercati ma con metodo e disciplina pianifichiamo le nostre scelte con la consapevolezza che ci deriva dall’esperienza se non nostra, quantomeno del nostro consulente.

Dal 2000 in avanti (ma potremmo andare anche più indietro nel tempo per chi come me le ha vissute), ci sono state diverse fasi di correzione dei mercati più o meno ampie alle quali sempre hanno fatto seguito fasi di forte recupero.


In conclusione, sforziamoci di farci guidare dai nostri bisogni e non dagli elementi esterni. Se abbiamo necessità di breve, oggi come oggi stiamo liquidi al limite sfruttando qualche operazione ponte tipo conti di deposito.Purtroppo come evidenzia bene il grafico della curva emozionale evidenziata, gli investitori troppo spesso fanno esattamente il contrario di quello che andrebbe fatto, ovvero vendono sui massimi trascinati dall’entusiasmo collettivo e vendono sui minimi presi dal panico di perdere tutto.

Analizziamo con attenzione i nostri attuali investimenti con l’aiuto di un professionista e valutiamo caso per caso la bontà e l’efficienza dei prodotti che costituiscono il nostro portafoglio andando ad ottimizzarlo con prodotti oggettivamente migliori in termini di rendimento/rischio e costi/benefici.

Pianifichiamo i nostri investimenti in modo differenziato per i diversi bisogni di breve/medio e lungo periodo. Mettiamo qualità nei portafogli non accontentandoci del primo prodotto che ci viene proposto magari frutto di campagne commerciali che soddisfano i bisogni di chi ce li propone ma non certo i nostri e diffidiamo di quei pseudo consulenti che fanno leva su nomi blasonati ma nel concreto lavorano in conflitto di interesse e “casualmente” costruiscono il nostro portafoglio con i prodotti di casa.

Di fronte al lascio o raddoppio, lasciamo dunque quanto non risponde alle nostre reali esigenze e pretendiamo un servizio adeguato e qualificato. Se poi vogliamo sapere quando comprare o vendere andiamo non da un consulente competente che non saprà rispondere ma dall’oracolo di turno che magari ci saprà suggerire.

Di mio se posso ribadire il concetto, la ricetta è: obiettivi chiari, metodo e disciplina nella pianificazione, qualità nei sottostanti e tatticamente accumulare nelle fasi di correzione e prendere profitto in quelle di rialzo.

 

(Franco Quaretti - [email protected])