La parola più bella, che esprime con le sue poche lettere i concetti di perdono, amore, carità, esistenza, è pace.
E quando la preghiera è canto, diventa anche un inno al Signore forte e profondo, inno che Emanuele Milani, classe 1989, di Minozzo (R.E.) ha saputo cogliere, e tramutare, in una composizione.
Basandosi sulle lettere comuni alle parole “Salam” “Shalom” e “Pacem” è nato “A-M.”, canto plasmato in occasione di “Alif, Aleph, Alfa”, incontro interculturale avvenuto domenica 16 dicembre a Reggio Emilia.
Il giovane compositore ha diretto personalmente il gruppo di cantori con rappresentanti delle tre religioni monoteiste, in una comunione di voci dove si volevano sottolineare i punti che accomunano le tre professioni.
«La A viene legata alla M da un trattino perché è il fulcro delle comunanze: la “A” in quanto prima lettera degli alfabeti richiamati nel titolo dell’evento e “A” come vocale di partenza nelle tre parole di pace.» Spiega Emanuele, «la “M” viene invece usata come suono d’arrivo, mentre il punto finale sta ad indicare che forse basta questo per trovare un vero accordo per costruire qualcosa insieme».
Contattato da Renato Negri e da Maurizio Ferrari, maestri di organo e composizione presso l’istituto Peri, per comporre un brano semplice e privo di strumenti musicali che legasse le varie realtà religiose, Emanuele si è messo subito all’opera, iniziando a studiare le religioni per capire come poter assolvere al compito di scrivere un canto di facile esecuzione e, al contempo, efficace.
«Si è trattato non tanto di “ispirazione” ma di “costruzione ragionata”» continua Emanuele parlando del suo brano, «ne ho fatte altre versioni più complete rispetto a quella eseguita, dove oltre alla parola “pace” emergevano altre vie comuni tra le fedi. Non è escluso che queste versioni possano essere utilizzate in futuro o diventare un punto di partenza per altre esperienze significative dove sottolineare cosa ci rende un’unica umanità. Si è parlato, per esempio, di portare il progetto anche in giro per l'Italia e a Gerusalemme, spero di poter arrivare a questi obiettivi, perché sarebbe un grandissimo onore poterlo fare».
Nato e cresciuto in un ambiente impregnato di musica, ha all’attivo già molte composizioni. La musica è da sempre qualcosa che gli appartiene, una sorta di sesto senso naturale. Il nonno Pasquino, attivo in campo musicale, era organista presso l’Antica Pieve di Minozzo, talento poi passato al figlio Gianfranco, ed ereditato dai nipoti Paolo ed Emanuele.
L’harmonium con cui suonava Pasquino è stato sostituito nel tempo da un organo elettronico, ma Emanuele, grazie all’importante aiuto del papà Gianfranco, di Giglio Fioroni e di Matteo Malagoli, ritrovando lo strumento nello scantinato della Pieve, si è messo all’opera e l’ha restaurato. Ora ha ripreso il suo posto presso l’abside della Pieve, e viene suonato da Emanuele proprio durante le funzioni più solenni, accompagnato dai locali cantori sempre sotto la direzione della famiglia Milani.
«Ho iniziato a suonare intorno ai sette anni, osservando mio fratello Paolo che studiava musica. Dapprima ho creato composizioni musicali sia su carta che a computer, realizzando canzoni, booktrailer e colonne sonore per le varie attività di paese. Poi ho iniziato a studiare composizione e ora scrivo brani miei, che a volte interpreto assieme ai gruppi con cui suono.»
Laureato in scienze della formazione primaria, nella triennale in violoncello che sta proseguendo con il biennio specialistico, è all’ultimo anno del propedeutico AFAM di composizione. Tra le esperienze musicali più importanti ricordiamo il gruppo delle “onde acustiche”, dei “libertime”, il duo con Cristina Vivi con violoncello e flauto, “musicisti in progress” a sostegno del MI.RE e la corale "il gigante" di Villa Minozzo.
Impegnato da sempre nelle attività di paese, prima con la proloco e poi con gli “Amici della Rocca”, la passione di Emanuele per l’arte si declina in tante sfumature, come per esempio, la capacità di raccontare i solenni affreschi dipinti sui muri della sua chiesa.
Chiesa che, per tanti versi, gli appartiene: dalla musica, al canto, alla capacità di spiegarne il valore e la storia. E, se la musica è la più grande preghiera, la più alta espressione dell’amore, pace è senz’altro la parola che meglio la rappresenta.