Sette anni di battaglie del comitato, più di venti della discarica cloaca dell’Appennino, Poiatica. E tanti momenti difficili, come quando si è sfiorato l’ampliamento, la copertura con materiali speciali e nuovi svasi nel torrente. E oggi a Corneto si è festeggiato.
“Avevamo organizzato questo momento per richiedere a gran voce la firma del presidente della Regione sulla chiusura della Discarica. Oggi si è trasformato in un momento di festa”. Così Valentina, del Comitato Fermare la Discarica di Poiatica, commenta a Redacon pochi secondi prima della grande foto dei Babbi Natale che si tengono per mano, la lettera di Stefano Bonaccini con la quale si comunica la definitiva chiusura della discarica di Poiatica, dato che “il 6 dicembre Iren ha trasmesso ad Arpae l’annunciata modifica del progetto di copertura definitiva della discarica con terreni e inerti naturali”. Inoltre “ampliamenti, in via definitiva, non sono e non saranno più possibili”.
È il giorno dei ringraziamenti, tanti, dai bambini “a una coraggiosa fornaia che metteva i volantini del comitato nei sacchetti per il pane”. Ringraziamenti per Stefano Bonaccini “col quale il rapporto è stato burbero, ma alla fine è stato un uomo di parola. Ci ha ricevuto due volte e ci aveva detto che entro fine anno avrebbe chiuso la discarica e così è stato. Per la nostra valle è la fine di un incubo durato più di 20 anni. Perché i comitati? Perché semplicemente portiamo la voce della gente. I montanari non sono persone cui le cose cadono in testa. Se c’è da protestare, protestiamo”. E accade quello che non ti aspetti: la gente applaude il governatore come documenta la nostra diretta sulla pagina Facebook di Redacon e Radionova. Pare passato un secolo dai tempi di Errani che, nemmeno, ricevette il comitato e i montanari nella manifestazione a Bologna. Bonaccini, va detto, dopo le lettere dei bambini della valle decise di farsi sentire, chiamando di persona i membri del comitato, e prendendo un impegno oggi mantenuto.
Per il futuro il comitato non ha affatto intenzione di sciogliersi: “Noi continueremo a vigilare – dice Cristiano – sulla copertura della discarica. I lavori, come da autorizzazione e relative prescrizioni, inizieranno entro il primo semestre 2019 e avranno una durata di circa 18 mesi, ma oggi è sicuramente un giorno di festa”.
Speranze, ora, anche per il Comitato Salviamo le Cicogne di Montagna – la cui storia si è intrecciata con quella del comitato contro la discarica – tanto che Nadia Vassallo, delle Cicogne, dice: “parimenti accogliamo la sua recente apertura sulla possibilità di riapertura del punto nascite in montagna. Va detto che se il Comitato Fermare la Discarica di Poiatica non si fosse ribellato e non fosse diventato uno scomodo interlocutore, tutto questo sarebbe rimasto come prima. Questa è la vittoria della gente della montagna!”.
Ultimo ma non ultimo don Raimondo Zanelli, l’anziano ex parroco di Cavola che, assieme a don William Neviani, si era pubblicamente speso con una denuncia molto forte sui danni causati dalla discarica. Alcuni membri del comitato hanno dedicato la loro domenica mattina a incontrarlo a Villa Paola, per comunicargli il buon esito della lettera ricevuta. E il suo sguardo, nella foto, vale più di ogni altro commento. (G.A.)
Condivido, oggi è un giorno di festa, la gente della montagna ha vinto. Grazie al comitato che ha cominciato anni fa questa difficile battaglia. Questa battaglia è stata combattuta anche dagli amministratori della montagna attraverso l’Unione dei Comuni: il primo a sollevare con forza la questione è stato il sindaco di Toano Vincenzo Volpi, che ha convinto tutti della necessità di chiedere con determinazione la chiusura, grazie anche a lui.
Ora bisogna fare l’ultima parte. Abbiamo costituito un tavolo coordinato da Manghi, questo tavolo deve verificare le fasi di copertura della discarica e trovare la soluzione migliore per mettere in sicurezza “il buco”. Abbiamo incontrato tempo fa lo studio Land di Milano col quale abbiamo ragionato per recuperare tutta quella zona, sia l’area della discarica che l’area di cava, ora bisogna riprendere il lavoro di studio e progettazione.
L’ultima cosa che vorremmo sapere è che fine hanno fatto i due esposti fatti, sia quello sulla radioattività, sia quello sui rifiuti pericolosi. Abbiamo il diritto di sapere.
Enrico Bini