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Non sarà avvocato né suonerà più nella Banda di Felina. Ma suora. Suor Rossella

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Adriano Caprioli, vescovo emerito, con suo Rossella Veronesi

Una bella notizia è circolata nelle nostre parrocchie e ha suscitato forse un’ammirazione mista a stupore. Sì, perché non capita molto spesso (come invece poteva avvenire decenni fa) di sentire che un ragazzo o una ragazza hanno deciso di intraprendere un cammino di consacrazione religiosa. È quindi motivo di gioia e di speranza apprendere che una ragazza della nostra montagna, Rossella Veronesi, di Gatta, ha professato i suoi primi voti come Carmelitana Minore della Carità ed è dunque diventata suora nel ramo di consacrate della congregazione mariana delle Case della Carità, fondata da don Mario Prandi.

Rossella ha 28 anni, è una ragazza allegra e determinata, è laureata in Giurisprudenza e ha deciso di dare un senso alla sua vita dando compimento a un percorso umano e spirituale in cui si è messa in gioco senza riserve. La sua testimonianza è un inno alla vita e un richiamo forte a fare di ogni vita qualcosa di bello e di grande.

“Il percorso è iniziato nella mia bella famiglia che mi ha insegnato la condivisione tra fratelli, tra cugini. Poi gli interessi, la passione per la musica che ho coltivato nella banda di Felina, gli amici, lo studio... Sono state tutte occasioni di ricerca della bellezza che aprono a capire come potrebbe funzionare il mondo. I viaggi con la banda, le esperienze di condivisione con gli amici, il mio percorso universitario, tanti tasselli che sono stati per me molto importanti. Quando ho finito Giurisprudenza non avevo le idee chiare su ciò che volevo fare, o meglio su come farlo, perché sentivo di voler dare il mio contributo a vivere meglio insieme".

"La frequentazione della Casa della Carità di Cagnola, che mi ha accompagnato dalle superiori all’Università, si è intrecciata col resto: mi si è aperto un mondo. Era per me bello andare e stare, era un’altra grande e bella famiglia. Lì ho imparato a vivere concretamente la fede, nella liturgia che si fa nelle varie ore. Ho scoperto che questo prendermi cura delle persone mi tornava indietro, mi sentivo felice. Mi sentivo amata e curata da loro. Ho cominciato a sentirla come una seconda famiglia. Dopo la laurea ho allora chiesto di fare un anno
di servizio volontario nelle Case della Carità. Si chiama ‘leva’. Da agosto 2014 ad agosto 2015 ho frequentato sei Case (Sassuolo, Piacenza, Bologna, Albania). Ho sperimentato la lontananza da casa, dagli amici. Naturalmente si tengono i contatti ma si vive l’esperienza del distacco e si fa spazio a tanti momenti di preghiera, a tante relazioni, a tanti luoghi diversi, a tante persone fragili. Tutti mi hanno aiutato a capire e la preghiera mi ha aiutato a fare chiarezza interiore".

Il giorno della consacrazione di Rossella, con tanti amici

"Mi ha incuriosito questo condividere la vita minuto per minuto con persone che non sono i tuoi famigliari, ma con cui hai relazioni forti. E alla scuola dei ‘piccoli’ si impara, essi hanno tanto da dare. Anche la vita di preghiera mi ha attratto, in un rapporto personale con il Signore. Sono stati mesi un po’ turbolenti. Quando sono tornata a casa ho scoperto che la leva mi aveva cambiata. Ho lavorato un po’ come segretaria a Sassuolo, ma capivo che l’esperienza dell’anno mi era rimasta dentro e le cose di prima non erano più come prima. Ho chiesto allora di fare il probandato, che è un tempo di discernimento e prova per la consacrazione. I dieci mesi del probandato mi hanno messo alla prova nelle motivazioni della vita consacrata piuttosto che fuori, nella società. Dopo questo periodo ho deciso di chiedere di entrare nel noviziato (due anni), tempo di verifica in vista della consacrazione. Mi sono detta: sembra che sia la mia strada, proviamo! Ho trascorso il noviziato a Reggio, nella Casa di Carità di San Girolamo, ed è stato un tempo intenso di formazione, con lezioni sulla vita consacrata a servizio dei poveri".

"La consacrazione - aggiunge suor Rossella - non è però stare fuori dal mondo, ma stare accanto alle persone, a quelle più sole, a quelle più bisognose. E lasciarti sorprendere dal fatto che queste persone sanno accoglierti e scoprire che ci si arricchisce a vicenda, come in ogni famiglia, come con i figli: occorrono fedeltà, costanza, pazienza. Mi sono convinta di questa forma di vita donata al Signore in una relazione che va alimentata ogni giorno, con i gesti della quotidianità e con la preghiera. Non fuori dal mondo ma facendo famiglia con gli ospiti,
con gli ausiliari, con i volontari. Questo è il mio contributo per una società più fraterna, per una società che sa riconoscere la preziosità di ciascuno. Questa è la cosa che mi ha attirato e che continua a sollecitarmi: nessuno è indegno, ognuno ha la sua bellezza, ognuno ha qualcosa da dare a me. Per chi ha fede, quell’amore che ricevi ti parla di Dio. Anche durante il noviziato sono stata accompagnata dagli ospiti a comprendere il senso dell’amore. Essi commentano il Vangelo con la loro vita".

Quindi...

"Poi arriva il momento in cui ti dici: ecco, tutta questa ricchezza... e ora cosa faccio? Ho riconosciuto che era un dono che ricevevo e ho detto sì". Questo “sì” Rossella Veronesi lo ha detto il 15 ottobre davanti al Vescovo emerito Adriano Caprioli durante la festa delle Case della Carità che si è tenuta nel Palazzetto dello sport di Reggio Emilia.
Circondata dai famigliari, dagli amici, dalla grande famiglia delle suore, dei volontari e degli ospiti, ha dato avvio a una nuova tappa del suo cammino e ora vive nella Casa della Carità di Fosdondo, vicino a Correggio. Per sei anni dovrà annualmente rinnovare le sue promesse di povertà, castità e obbedienza, poi ci sarà la consacrazione definitiva di una vocazione che lei descrive così: “La vocazione è questa: puoi fare qualcosa perché sei amata. Vale per le suore, vale per chi si sposa, vale per chi si sente travolto da qualcosa di più grande che riempie di stupore e di gioia”.
Minuta, sorridente e determinata, Rossella è un piccolo miracolo. È l’incarnazione delle parole di Papa Francesco: “Una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra”.

(Nazzarena Milani per il Bollettino delle Comunità di Felina, Gatta, Villa Berza, Gombio, San Giovanni)

5 COMMENTS

  1. Ringrazio il Signore per questa vocazione di Rossella. Sono nato nel 1936 e solo pochi anni fa ho scoperto di essere stato battezzato da don Prandi all’ospedale di Castelnovo ne’ Monti il giorno stesso della mia nascita. Sono quindi doppiamente felice per la scelta di suor Rossella, anche perché proveniente da Gatta.

    Luigi Magnani

    • Firma - luigimagnani