“Apprendo con sorpresa le dichiarazioni rilasciate da Tirelli, coordinatore del Partito Democratico della montagna, dove insinua che la mia presa di posizione verso la riapertura dei punti nascita, a discapito della Regione Emilia-Romagna, sia solamente una mossa da campagna elettorale. Forse non ricorda che questa mia battaglia per la riapertura dei punti nascita emiliani è iniziata sin dalla loro chiusura, lavorando non solo a livello locale ma anche nazionale, visto che ho già incontrato, come più volte ribadito, l’ex Sottosegretario con delega ai punti nascita Fugatti e ho già in programma un incontro con il nuovo Sottosegretario Coletto per portare all’attenzione tale problematica”, dichiara la Vice Presidente Maria Edera Spadoni commentando le dichiarazioni rilasciate da Guido Tirelli.
“E’ davvero inutile che si continui a difendere la Regione Emilia-Romagna poiché come è noto il parere che è stato dato dal Comitato Percorso Nascita Nazionale non è vincolante per le Regioni, ne è un esempio il Trentino Alto Adige, dove dal primo dicembre è stato riaperto il punto nascite di Cavalese prima chiuso. Cosa dovrebbe fare la Regione? Dovrebbe solamente andare a turnare il famoso personale medico-ospedaliero tra i vari ospedali e quindi tra i punti nascita cosa che, per il caso di Castelnovo né Monti, sarebbe ancora più facile visto che dal 2017 questo è stato accorpato al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove il personale certamente non manca. La Regione Emilia-Romagna dovrebbe inoltre richiedere una nuova richiesta di deroga, al Ministero della Salute, andando ad indicare i dati corretti e reali riguardanti il punto nascita non tralasciando questa ultima fusione avvenuta. Tale nuova richiesta di deroga dovrebbe inoltre tenere conto dei reali tempi di percorrenza e delle condizioni atmosferiche a cui le persone vanno incontro durante l’anno, visto che si tratta di Comuni montani”, incalza la Vice Presidente Spadoni.
“In tutto questo si devono aggiungere altri fattori quali i tagli fatti alla Sanità dai Governi precedenti, la mancata programmazione sulle reali necessità del personale medico ed infermieristico ed il blocco del turnover attuato in passato che seppur non obbligatorio è stato comunque portato avanti dalla nostra Regione, arrivando all’attuale carenza del personale necessario al fine di garantire i servizi essenziali in maniera capillare. Si sono nascosti dietro il tema della sicurezza, quando la realtà dei fatti è un’altra, vale a dire le pessime decisioni attuate dal Pd. Cosa ancora più grave in tutta questa vicenda, è che tale decisione di chiudere i punti nascita emiliani sia arrivata proprio dall’Assessore alla Sanità Regionale Venturi, che come da notizia di pochi giorni fa, è stato radiato dall’Ordine dei medici per scelte sbagliate riguardanti aspetti medico/ospedalieri. Smettiamola di addossare le colpe al Ministero della Salute, è giunto il momento che la Regione Emilia-Romagna si prenda le sue responsabilità e riapra i punti nascita emiliani”, conclude Spadoni.
Non dia retta alla propaganda del purpureo coordinatore montano. Vada avanti per la sua strada con la speranza che il PN sia riaperto. Proprio ieri sono andato in ospedale, lo sguardo all’ultimo… Tapparelle tutte abbassate. Area interna: Tristezza.
MA
Anche nella sua nota Spadoni dimostra poca conoscenza dei fatti o una visione di parte. Il Punto Nascita di Cavalese ottenne la deroga dalla Commissione Nascite nazionale. Non poté riaprire per mancanza di medici, figure oggi trovate. Arco e Tione non ottennero deroga e la Provincia di Trento non li ha riaperti. Quindi come la mettiamo?
Guido Tirelli