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Il clima è impazzito?

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Guardo la natura che amo dal finestrino della mia auto e percepisco qualcosa che non va: foglie troppo secche, nuvole di primavera in pieno inverno, piogge torrenziali e al tempo stesso fiumi senz'acqua.

Non so bene se quello che sento sia del tutto vero o frutto di condizionamenti: saranno false le informazioni? Sarò io che non voglio credere a una cosa così grave? Come mai la maggior parte delle persone non si preoccupa minimamente dei cambiamenti climatici? Sarà forse perché gran parte di noi non vive più la natura, trascorre la maggior parte del tempo in ambienti artificiali, con temperature artificiali, suoni artificiali, luci artificiali.

Come fanno costoro ad accorgersi che la foglia è più gialla, l'acqua è più opaca, ecc?

Sarà forse perché le persone si sentono impotenti di fronte a un problema così grande e tutti aspettano che sia qualcun'altro a fare qualcosa? Ma cosa sta succedendo veramente? Cosa dobbiamo aspettarci? Cosa dobbiamo e possiamo fare? I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche e costituiscono una delle principali sfide attuali per l'umanità.

Molti ne parlano, pochi agiscono eppure sta succedendo esattamente quello che gli scienziati ci avevano detto.

Noi siamo sentinelle: Parco Nazionale e Biosfera Unesco dell'Appennino tosco emiliano hanno un elemento di identità geografica, storica e ambientale nel crinale, confine climatico. E' luogo appropriato per la ricerca e il monitoraggio sul campo. Questa sottile cresta di Appennino che da secoli divide il clima temperato del Mediterraneo dal clima continentale della pianura padana è uno dei punti sensibili: in pochi metri sui crinali del Succiso o del Malpasso si passa dalle graminacee al mirtillo, da un manto di neve continuo alle praterie secche che si scaldano al sole d'inverno. Equilibri sottili governano la montagna: gli alberi colonizzano le praterie di vetta, le alghe intorpidiscono le acque trasparenti dei laghi, le querce invadono i territori dei faggi, gli abeti muoiono attaccati dai parassiti, la neve dura un attimo e poi è già sciolta, le torbiere seccano e diventano prati. Noi finora cosa abbiamo fatto?

Ci siamo attrezzati contro gli incendi anche nelle aree dove prima non erano mai venuti? Abbiamo creato le condizioni per contenere le alluvioni soprattutto nei bacini piccoli che sono quelli che vanno in crisi con le piogge super intense? Abbiamo reso più stabili le foreste soggette ad attacchi di parassiti o contro il vento? Stiamo tenendo sotto controllo le specie aliene? Continuiamo a tagliare le foreste come se nulla fosse successo… non varrebbe la pena di conservare un pino, un abete anche se frutto di rimboschimento? Potrebbe esserci utile, no? E i campi li lavoriamo sempre allo stesso modo, ma sarà il modo migliore? Ritocchino… franappoggio? Qual è il migliore mix di foraggere per il parmigiano reggiano ai tempi del cambiamento climatico? Insomma bisogna agire: agire come cittadini attraverso il voto, agire come consumatori attraverso i nostri acquisti, agire come soggetti istituzionali preparandoci a quello che sta succedendo.
Il 5 dicembre, a Castelnovo ne' Monti, presso l'oratorio don Bosco, parleremo di questo insieme agli amici scienziati del Cnr Andrea Bergamasco e Paolo Bonsoni, per capire meglio quello che sta succedendo, per cercare di contrastare questa gravissima minaccia, ma anche per prepararci e mettere in atto tutte le strategie possibili per difenderci e difendere la natura che amiamo.

(Parco Nazionale e Biosfera Unesco dell'Appennino tosco emiliano)

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Redacon seguirà il dibattito in diretta Facebook

3 COMMENTS

  1. Grazie… e ho detto tutto. Dobbiamo ricordare chi siamo. Parte di questa sconosciuta, meravigliosa e incredibile combinazione che è la vita, e la coscienza di essa. Cosa possiamo fare per proteggere questa esperienza? Usare i consumi quotidiani, spendendo i nostri soldi con la testa. Auguri di cuore.

    Vito Brugnola

    • Firma - Vitobrugnola
  2. Se il clima è parecchio cambiato, impazzito o no, altrettanto è probabilmente successo pure a noi, visto che nella società di una volta, in anni neppure troppo lontani, si scrutava quotidianamente il cielo cercando di capire cosa ci prometteva in funzione dei raccolti e del lavoro dei campi, mentre oggi l’interesse per l’andamento e le previsioni meteo riguarda massimamente l’impiego del nostro tempo libero.

    Le domande che vengono poste in questo articolo possono essere più che legittime, ma se la “gran parte di noi non vive più la natura” dobbiamo anche chiederci come eventualmente rimediarvi, posto che mi sembra abbastanza irrealistico pensare che vi sia un massiccio ritorno alla terra, dopo che non siamo stati in grado di creare le condizioni, economiche e sociali, affinché chi già c’era vi restasse (accudendo boschi, acque, ecc…).

    E non è forsanche del tutto vero che chi “trascorre la maggior parte del tempo in ambienti artificiali….” non si accorga “che la foglia è più gialla, l’acqua è più opaca….”, ma semmai lo nota durante una scampagnata o camminata domenicale, o di fine settimana, e potrà anche dispiacersene molto, ma poi se ne ritornerà a casa senza preoccuparsi più di tanto della salute del bosco perché non vive del taglio della legna, né la usa per riscaldarsi.

    In ogni caso è senz’altro opportuna l’opera di sensibilizzazione e “responsabilizzazione” verso il problema climatico-ambientale, ed è altresì auspicabile che dopo la fase degli interrogativi si possa passare alle proposte e soluzioni, ossia a fornir risposte per l’uno e altro interrogativo, anche se dobbiamo renderci conto che il farlo non sarà semplice visto l’attuale modello di vita (rispetto al quale ogni rinuncia è abbastanza faticosa).

    Non riesco tuttavia a spiegarmi cosa significhino parole quali “agire come cittadini attraverso il voto”, che troviamo sul finire dell’articolo, parole che lette così sembrerebbero dirci, se non le ho involontariamente fraintese, che ci sono partiti propensi ad affrontare la questione in discorso mentre altri invece no, quasi che anche la materia climatico-ambientale fosse valutabile ed affrontabile in maniera ideologica.

    A fronte di ciò – e sempre ché non abbia mal interpretato il senso dei termini, come avanti dicevo – mi concedo anch’io una domanda, in mezzo alle tante che troviamo qui elencate, una domanda del resto molto semplice che si traduce nel chiedermi se dobbiamo forse aspettarci che chi ha predisposto queste righe ci indicherà o suggerirà, al momento delle prossime urne, quale partito o formazione politica preferire e votare.

    P.B.

  3. Quella esposta dal Parco Nazionale è una sintesi di notevole valore, porsi delle domande comporta dover valutare delle risposte, risposte non facili, ma delle risposte vanno date. Ora, più che coi fabbisogni idrici plurimi ed energetici, abbiamo a che fare con i cambiamenti climatici che coinvolgono l’intero pianeta con alluvioni e desertificazioni che avanzano, siccità e esondazioni, ghiacciai che si sciolgono e mari che si innalzano e incendi devastanti. Il Parco Nazionale si chiede a chi compete decidere e cosa è stato fatto finora; il Parco non può decidere, ma ben ha fatto a evidenziare i problemi da cui potrebbero scaturire delle risposte. Decidere compete a chi governa il mondo, ma nonostante gli accordi di Kyoto, Cancun, Copenaghen, Parigi, Bruxelles e ora Varsavia, non si fa nulla, si aspetta la tragedia che presto arriverà.
    Tra qualche decennio supereremo gli 11 miliardi di persone e le acque potabili non saranno più sufficienti a dissetare gli abitanti del pianeta terra, e nei paesi che hanno acque abbondanti non è stato dato inizio a quelle opere che sarebbero in grado di trattenerle, specie sui paesi montani, opere che necessitano di decenni per essere realizzate, opere come l’invaso di Vetto e tante altre.
    Una cosa è certa, contro i terremoti ci si protegge con la legge antisismica, ma se vogliamo eliminare i pericoli da esondazioni e da siccità solo la realizzazione degli invasi in montagna ci consente di eliminarli. Un articolo de “L’Espresso” del 2010 evidenziava in copertina che non solo l’Africa sarà a rischio desertificazione, ma anche l’Emilia Romagna. Ho conservo l’articolo per dire un giorno a qualcuno: tu lo sapevi.

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino