SocialMonti
Questa rubrica vuole essere un luogo di spunti per stimolare una riflessione corale e collettiva su temi di attualità. L’idea è quella di partire dal nostro territorio verso cerchi più ampi, o vice versa ascoltare gli echi lontani e portarceli vicini.
(Ameya Canovi *)
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Violenza di genere
49.000 donne hanno chiesto aiuto a centri anti violenza nel 2017.
106 le donne uccise, finora, in Italia nel 2018.
Il 37% degli omicidi sono stati compiuti dal partner.
Il 42% delle donne uccise aveva denunciato per stalking.
La campagna mediatica insiste da anni sullo slogan "denunciate".
Occorre aggiungere un appello: "proteggete". Accanto alla denuncia occorre un piano di protezione massiccio, valido, efficace. Le donne non si sentono protette. Educhiamo i bambini a tollerare i no? Le bambine vengono incoraggiate a proteggere se stesse? Educhiamo davvero al rispetto dei confini i nostri figli? Esiste attualmente una cultura della protezione nella nostra società? Chiediamo di essere protetti fino in fondo una volta denunciato.
E oltre a proteggere, seriamente, chi denuncia, è urgente educare al rispetto, o meglio diseducare alla violenza. Se si respira aggressività, disprezzo, abuso questo è quello che si porterà nella relazione. La gelosia NON è normale e NON è segno che ci tiene, controllare l'altro NON è normale, voler possedere l'altro NON è normale. Scusare l'altro perché "si sa, quando si perde la pazienza..." NON è normale. Ma soprattutto: è normale denunciare e non essere tutelate? Protette?
*Ameya Gabriella Canovi è PhD, docente e psicologa, si occupa di relazioni e dipendenze affettive. Da poco ha terminato un dottorato di ricerca in ambito della psicologia dell’educazione studiando le emozioni in classe. Ha un sito e una pagina Facebook “Di troppo amore”.
Non si può che essere d’accordo sul principio di “educare al rispetto e diseducare alla violenza”, ma mi domando nel contempo perché il colore delle scarpette sia stato previsto rosso, e non ad esempio rosa, se non turchese o fucsia, ovvero giallo o verde, oppure azzurro o altre tonalità (mi sfuggono in buona sostanza le ragioni dell’aver scelto detto colore rosso, pur se un motivo ci sarà sicuramente).
P.B. 24.11.2018
Gentile P.B. la ringrazio della domanda che offre l’occasione per ricordare il significato delle scarpe rosse come lotta al femminicidio. In Italia, il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne sono le scarpe rosse, lasciate abbandonate su tante piazze del nostro Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica. Il gesto è stato lanciato dall’artista messicana Elina Chauvet attraverso una sua installazione, nominata appunto Zapatos Rojas, ed è diventato presto uno dei modi più popolari per richiamare l’attenzione e la lotta contro i femminicidi. Il rosso rimanda al sangue versato inutilmente in questi efferati delitti?
Magari riprendiamo l’argomento in un articolo più dettagliato.
Ameya Canovi
Ringrazio a mia volta l’Autrice per la risposta che ha ritenuto di darmi, anche se si riserva di tornare sull’argomento, ma a me pare intanto che il richiamo al sangue sia piuttosto forte e “cruento”, e non si addica molto alla giovane età, com’è il caso dell’immagine qui riportata, ossia a chi si affaccia alla vita ed ha probabilmente bisogno di una introduzione graduale al mondo delle emozioni (un colore rosa mi sembrava nella fattispecie più indicato, ma è ovviamente un opinabile punto di vista personale).
Ci sono poi colori che nel comune sentire hanno una connotazione politica abbastanza consolidata, e chi li usa viene per solito associato, a torto o ragione, ad un determinato partito o determinata formazione o posizione ideologica – il che è ovviamente legittimo, e se vogliamo anche apprezzabile perché è comunque un segno di riconoscimento, contro eventuali equivoci – mentre altri colori hanno un significato politicamente molto più neutro (e la relativa scelta può giustappunto dipendere dall’uso che si intende farne).
P.B. 25.11.2018