Sono andati avanti importanti contatti tra il Comune di Castelnovo ne' Monti, l'Unione dell'Appennino (nella persona del Sindaco e Presidente Enrico Bini) e il Ministero della Salute per valutare possibili azioni con l'obiettivo della riapertura del punto nascite di Castelnovo Monti.
“Ho avuto modo di confrontarmi con alcuni funzionari del Ministero della Salute con i quali sono entrato in contatto grazie ad iniziative organizzate dalla Federazione delle Aree Interne – spiega Bini – in cui si è discusso di benessere, salute e servizi. Mi è stato confermato che c'è molto fermento su tutto il territorio nazionale, in particolare da parte dei territori che rientrano nella Strategia Nazionale Aree Interne come l'Appennino reggiano, per evitare la chiusura dei punti nascita dove è stata preannunciata, e per riaprire diversi già chiusi. Le difficoltà emerse su questi territori sono sempre le stesse, quelle che caratterizzano anche il crinale reggiano, ovvero la distanza elevata tra le borgate periferiche e gli ospedali cittadini, il forte disagio orografico, la variabilità delle condizioni meteo che incidono sui tempi di percorrenza. Va però detto, e su questo è arrivata anche la conferma degli stessi funzionari, che sul tema sono attive in particolare le Regioni, nel chiedere di ridiscutere la normativa emersa dalla Conferenza Stato Regioni del 2010 che ha fissato il numero minimo di 500 parti annui, ma anche con richieste di rivedere decisioni già prese sulla chiusura dei servizi. L'ultimo caso è il dibattito, per la verità ancora poco chiaro, che si è aperto in Campania, che segue comunque di poco tempo la rapida riapertura del punto nascita di Cavalese, richiesto dalla Provincia autonoma di Trento e autorizzata in breve dal Comitato nazionale percorso nascita: in questo caso il punto nascite dovrebbe ripartire con la propria attività a inizio dicembre. Credo vada colto questo cambio di atteggiamento da parte del Ministero e questa attenzione che viene dimostrata verso i territori disagiati dal punto di vista geografico. Per quanto mi riguarda continuerò a portare avanti attraverso i canali istituzionali nei quali siamo coinvolti, come la Federazione delle Aree Interne, azioni che possano portare a una revisione della chiusura di Castelnovo Monti, e in particolare all'attivazione di progetti sperimentali che possano essere applicati nei territori che fanno parte della Strategia Aree Interne, ma chiedo nuovamente alla Regione Emilia-Romagna, al Presidente Stefano Bonaccini e all'Assessore Sergio Venturi, come già fatto nella lettera inviata lo scorso 12 ottobre (ancora in attesa di risposta), se hanno la possibilità e ancor più l'intenzione di avanzare proposte per la revisione dei parametri riguardanti il mantenimento dei punti nascita in territori disagiati, e in quest'ambito di predisporre una nuova richiesta di deroga per il punto nascite di Castelnovo ne' Monti, basata su una documentazione precisa e inoppugnabile, che possa portare alla ripresa del servizio con tutti i parametri di sicurezza necessari nell'interesse della comunità dell'Appennino. Un tema che credo dovrà essere discusso anche nell'ambito di una revisione dei servizi sul territorio provinciale che ripristini il criterio degli ospedali principali collocati a Reggio, Castelnovo ne' Monti e Guastalla che per anni ha funzionato perfettamente. Revisione che dovrà prendere in considerazione anche il quadro regionale degli ospedali che avevano ottenuto una deroga temporanea lo scorso ottobre, Scandiano, Mirandola (MO) e Cento (FE), i quali tra l'altro sono in zone che non possono essere definite disagiate dal punto di vista oro-geografico e quindi tra un anno si troveranno a dover rispondere al parametro minimo di 1000 parti annui. Ricordiamo che la situazione attuale riscontra anche un evidente ritardo nella realizzazione del nuovo MIRE, e il venir meno di punti nascita sul territorio sta mettendo il reparto al Santa Maria Nuova di Reggio sotto forte pressione”.
Sola una domanda, signor Bini. Domanda derivata dal fastidio che ho provato nel leggere l’articolo. Perchè e a che pro, puntualizza (tra parentesi) di non aver “ancora” ricevuto risposta, quando gli stessi destinatari di quella lettera, o qualcuno per loro, gli hanno detto che avevano chiuso il punto nascita dell’ospedale, mentre lei andava in Regione a discuterne la deroga? Naturalmente è una domanda retorica … mi pare ovvio.
giovanni annigoni
La Regione, a guida PD, ha gia fatto la sua parte, decretando la chiusura del Punto Nascite. Lo resto é fumo negli occhi e campagna elettorale.
RiccardoBigoi
Guardi sig. sindaco, glielo dico chiaramente: io non le credo. Anzi credo che questa sia la sua campagna elettorale oppure, nel caso non si ricandidi, il modo per cercare di non farsi ricordare come colui che.
Cristian
Se non ricordo male, quello dei tre poli ospedalieri provinciali, ossia Reggio, Castelnovo Monti e Guastalla, come previsto un tempo nel PAL, è stato un tasto su cui ha ripetutamente battuto un consigliere comunale di minoranza, e mi sono sempre chiesto perché mai l’argomento non sia stato ripreso dal Sindaco e dalla maggioranza consiliare (a meno che questo sia avvenuto e mi sia sfuggito).
P.B. 24.11.2018
Qui si continua a girare e rigirare la cosa ma concretamente le cose sono chiare. La Regione ha già fatto ciò che voleva fare e nessuno dei responsabili della scelta dimostra disponibilità a rivederla. Il reparto è chiuso e buona parte del resto dell’ospedale da l’idea di essere in dismissione. Forse sono sfortunato io ma in merito, dalla nostra gente sento continuamente lamentele. Aspettiamo pure gli investimenti promessi ma intanto, col tempo che passa senza produrre niente, la fiducia della gente verso la nostra struttura ospedaliera va dissolvendosi e riguadagnarla non sarà facile. Purtroppo non c’è stata volontà di percorrere le stesse strade per difendere i nostri diritti e questo non ha aiutato, così come non aiuta questo attendere implorando, quasi rassegnati, le altrui decisioni. Di tutto questo e di dove siamo arrivati, non ha colpa solo la rappresentanza della politica ma anche molta della nostra gente che quando doveva esserci, farsi vedere e sentire, non c’era.
Antonio D. Manini