Home Cronaca “Noi giovani studenti abbiamo bisogno di parlare oltre i social” #25novembre

“Noi giovani studenti abbiamo bisogno di parlare oltre i social” #25novembre

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Lorella Zanardo balza all’onore delle cronache con il video documentario “Il corpo delle donne” sul tema della mercificazione del corpo femminile sui media. Lei ama essere definita attivista per i diritti delle donne e per le buone pratiche di consapevolezza.

Ha letteralmente incollato alla poltrona oltre 300 studenti delle scuole superiori della montagna, accorsi nella mattinata mercoledì 21 novembre all’appuntamento “Schermi, se li conosci non li eviti” una iniziativa voluta dall’Associazione “Per Te” e dalla Commissione pari opportunità del Comune di Castelnovo ne’ Monti, con l'assessore Sabrina Fiori, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“Anche in Appennino c’è bisogno di parlare di questi temi, perché anche da noi sono attuali” dirà Lorenza Casagrande nella videointervista di Redacon, “Una donna su tre in Italia e nel mondo subisce violenza nell'arco della sua vita. E' la principale causa di morte tra i 18 e i 55 anni”.

Quanti i casi noti?

“Ogni anno, dalla montagna, si rivolgono alla Casa delle donne di Reggio Emilia circa 18 donne. Ma questi dati sono la punta di un iceberg. Queste 18 donne sono quelle che hanno una necessità immediata di mettersi in salvo, ma le statistiche ci dicono che i casi di violenza sono molti molti di più e il tempo medio che le donne impiegano prima di rivolgersi a un centro antiviolenza è di circa tre anni”.

Il corpo delle donne, l’uso dei social e le fake news sono i temi affrontati dall’attivista Zanardo, 51 anni, madre, nel 2014 candidata per la Lista Tsipras alle europee.

Ha citato casi di vittime di bullismo, da Kate Winslet (che nonostante questo arriverà ad essere la protagonista del colossal Titanic) a Kate Middleton, moglie del principe William, a Carolina Picchio, la studentessa che tra il 4 e il 5 gennaio del 2013 si butta dalla finestra dopo che un video che la ritraeva ubriaca era stato diffuso in rete, ricevendone in cambio insulti e minacce.

“I motivi del bullismo sono sempre idioti” ribadirà più volte l’attivista. Cita, tra i tanti, la senatrice a vita Liliana Segre: “Oggi come allora mi fa paura l’indifferenza. Quando furono promulgante le leggi razziali, nel 1938, le bambine che giocavano con me semplicemente si giravano dall’altra parte. Erano tutti razzisti? No, erano indifferenti”. Da qui il richiamo alle parole di George Bernard Shaw: “Il peggior peccato verso i nostri simili non è l'odio ma l'indifferenza; questa è l'essenza della disumanità”.

“Sono consapevole che i bulli esistono perché nessuno crede di poterli fermare, quando, invece, basterebbe parlarne con un adulto, perché gli adulti hanno la possibilità ed il dovere di intervenire aiutando sia chi subisce che chi agisce bullismo”.

Da qui una necessità: “Quella di usare la consapevolezza, quando si naviga in rete, che ci si può trovare di fronte a fenomeni di bullismo, fake news (verificare sempre le fonti di quello che stiamo per condividere) o mercificazione del corpo delle donne. E' quindi importante ricordarsi di avere una coscienza, per non diventare complici nella diffusione di questi fenomeni ” .

In conclusione: dobbiamo temere la rete? “No – osserva la Zanardo – io ringrazio che esista Internet, è uno strumento di condivisione, crescita, diffusione della cultura, di ideali e democrazia. Ma occorre ricordare che altri potranno usare tutti i nostri contenuti. La rete siamo noi”.

 

Guarda qui la nostra video intervista a Lorella Zanardo, a Lorenza Casagrande di "Per te" e allo studente Benjamin Barigazzi, sulla sensibilizzazione dei suoi coetanei. Benjamin è uno dei Peer educator, gruppo di giovani studenti che, all'interno  dell’associazione “Per te”, è attivo nelle scuole superiori sul tema e ha realizzato un questionario sulla violenza di genere all'interno dei rapporti affettivi fra giovani, distribuito tra gli studenti.  Questi ragazzi domenica 25 novembre, alle ore 16, nella sala concerti dell'Istituto Merulo a Castelnovo Monti, presenteranno un video esperimento sociale realizzato da loro durante l'ultima Fiera di S. Michele dal titolo "No all'indifferenza".

Dopo lo spettacolo il dibattito tra Lorella Zanardo e gli studenti è stato vivace e ricco di spunti. Ecco di seguito il botta risposta che ne è scaturito.

Ragazza - Cosa ne pensa sull'utilizzo della navigazione in incognito?

L.Z. - Esiste un modo di navigare in incognito, più complesso dei soliti sistemi che normalmente si usano, ma la navigazione in incognito nota ai più tale non è. Io vi consiglierei comunque di non temere la navigazione, ma di averne consapevolezza. Il web è così, ma il mondo reale si può cambiare, e io credo fermamente che voi giovani, la nuova generazione, possiate farlo.

Ragazza - Ci potrebbe dare consigli per rendere le persone meno indifferenti a questi problemi?

L.Z. - Bisogna considerare l'essere umano in quanto tale, nel suo complesso, non si tratta solo di certe categorie di persone: facendosi coinvolgere dal buon utilizzo di internet si può segnalare ciò che si ritiene offensivo per tutti, non solamente per le donne. Per un uso corretto dei social è importante tenere presenti tre cose: niente volgarità, niente insulti, firmare i commenti.

Ragazzo - Ho avuto esperienze di bullismo. Mi avevano detto di lasciar perdere, se uno viene bullizzato è perché ha dei problemi suoi, era l'opinione generale...

L.Z. - Anche io sono stata vittima di bullismo da ragazza, per motivi idioti, come lo sono tutti gli atti di bullismo. E' utile, per chi si ritrova a subirlo, chiedere aiuto. Ragazzi, alla vostra età molti problemi possono sembrare eterni, ma non è così. Anche i bulli vanno aiutati, gestiti da strutture, non devono arrivare a fare male, ma bisogna che ognuno di noi non sia indifferente. Penso a Liliana Segre, alla sua condanna dell'indifferenza. Si deve evitare l'indifferenza. I cyberbulli smettono di esistere se tutti noi diciamo qualcosa, se non rimaniamo indifferenti alle loro offese, come fa la maggior parte delle persone. Chi ha cambiato il mondo non erano i conformisti, ma gli anticonformisti.

Ragazza - Lei ha detto che quando viveva all'estero non vedeva certe pubblicità con immagini di donne, perché in Italia invece sono così tante?

L.Z. - In Italia manca la protesta. Io non sono un'attrice, sono un'attivista e noto che i diritti delle donne non sono popolari. C'è un sistema dei media che mercifica il corpo delle donna, che diventa donna oggetto, in una società patriarcale.

Ragazzo - Le femministe sono messe sotto una cattiva luce, perché?

L.Z. - Perché se si vuole tenere qualcuno che dà fastidio al palo, lo si fa screditandolo. Ma meglio essere ribelli che schiavi. Essere femminista significa combattere per i propri diritti e caspita, avremo ben tutti il diritto di combattere per i nostri diritti!

Ragazzo - Io vorrei fare una considerazione, in base a ciò che si è discusso qui. Sentivo di non avere il coraggio di dire quello che pensavo, avevo paura che non andasse bene perché altri dicevano cose diverse, ma secondo me quelli che parlano sui social in realtà sono quelli che pensano meno, che non sanno quello che dicono, e in effetti è l'indifferenza che tende a portare a tutto questo.

L.Z. - Ti ringrazio di questo tuo intervento, mi fa piacere che tu l'abbia detto perché quel che vorrei è appunto che i ragazzi riflettessero e diventassero consapevoli.

Ragazza - Ma le donne che fanno certe foto, o si esibiscono in un certo modo, non sono loro stesse consapevoli di quello che fanno?

L.Z. - Aspetto sempre questa domanda, è difficilissimo rispondere. Nessuno di noi curatori di questi documentari ha un atteggiamento moralista, noi facciamo educazione alle immagini fornite dai media. Consideriamo il nudo nell'arte, completamente altro rispetto alle immagini della donna oggetto: non un corpo che è “sbagliato”, ma l'occhio o più nello specifico la telecamera che lo guarda, e in vari casi si nota come le riprese siano studiate proprio per enfatizzare solo l'aspetto estetico della donna, spesso priva di parola. Quando un'immagine entra nel mondo mediatico, diventa di chi ne fa uso: questo è da tenere bene in considerazione da parte di chi si fa riprendere o fotografare.

 

(Ivana Cavalletti e Gabriele Arlotti)