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La “25ª Ora” presenta Gabriele Romagnoli, giornalista e scrittore, al centro culturale polivalente

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Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) è giornalista e scrittore, ha una rubrica settimanale su Vanity Fair e collabora con la Repubblica, dal 2016 al 2018 è stato direttore di Rai Sport, Sarà sabato 10 novembre, alle ore 16, presso il centro culturale polivalente, in Via Roma 4 a Castelnovo ne' Monti, ospite dell'associazione culturale "La 25ª Ora".

Fra le sue opere: Navi in bottiglia (Mondadori, 1993), Louisiana blues (Feltrinelli, 2001), L’artista (Feltrinelli, 2004), Non ci sono santi (Mondadori, 2006), Un tuffo nella luce (Mondadori, 2010), Domanda di grazia (Mondadori, 2014) e Solo bagaglio a mano (Feltrinelli, 2015), Coraggio! (Feltrinelli, 2016) e Senza fine. La meraviglia dell'ultimo amore (2018).
Gabriele Romagnoli "Senza fine"

Il primo amore è un mito, l’inizio dell’avventura, la prima della più lunga serie di incertezze che ci accompagneranno lungo il cammino, dando a ogni tratto il loro nome. L’ultimo amore è una possibile salvezza: riaccende la gioia, riscatta la sofferenza, dà un senso perfino agli errori precedenti.

Come è possibile individuare questo approdo, la fine del viaggio, la certezza di essere “in un luogo da cui non vorrò andarmene al risveglio”?
Gabriele Romagnoli, che ci aveva raccontato la necessità di viaggiare leggeri, di non portare zavorre – e di non essere zavorre –, ora si cimenta con quel che apparentemente è il suo opposto: il desiderio di fermarsi, la sicurezza di non volere altro e di non voler essere altro.
C’è tutto questo nell’ultimo amore: che sia una persona incontrata fuori tempo massimo o la riscoperta di quella che si è sempre avuta accanto, o ancora proprio chi c’era stato all’inizio, quando non si era pronti.
Che sia l’ultimo Capodanno di Zygmunt Bauman e sua moglie Aleksandra, titanici nella loro accettazione della perdita, o un silenzioso viaggio notturno in ospedale a spiare la donna amata senza svegliarla, gli ultimi amori hanno questo in comune: la consapevolezza di aver trovato nell’altro la certezza di quel che si è.
E il raggiungimento di questo traguardo è il più avventuroso di tutti, perché “smetti di aspettare non quando perdi la speranza, ma quando l’hai trovata. Quando non ti giri più a guardare chi scende nell’altra direzione sulla scala mobile. Quando non invochi più il domani perché domani è adesso”.

Non è finita finché ricomincia.