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SocialMonti/ Pensiamoci bene prima di postare a vanvera foto e pareri offensivi in rete

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SocialMonti

Questa rubrica vuole essere un luogo di spunti per stimolare una riflessione corale e collettiva su temi di attualità. L’idea è quella di partire dal nostro territorio verso cerchi più ampi, o vice versa ascoltare gli echi lontani e portarceli vicini.

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La coppia Ferragni Fedez mentre "festeggia" al supermercato

Fresca degli interessanti interventi che ho ascoltato da poco al TEDx di Reggio Emilia, e aggiornandomi sui fatti accaduti di recente e divulgati in rete, alla luce di episodi che mi sono accaduti personalmente come professionista (ricevo periodicamente delle richieste inappropriate di pareri professionali in chat), vorrei fare una riflessione a voce alta. Quando provo molte emozioni, a volte ho bisogno di scrivere, poiché come dice il filosofo Condillac, la scrittura ordina il pensiero.

I ricercatori mettono in guardia da un uso smodato dei social.

Premetto che io grazie ai social lavoro, anche in tutto il mondo via web, usando più lingue. E provo prima di tutto gratitudine verso questa nuova modalità che permette di raggiungere un numero elevato di persone, pur restando ad abitare in un posto a misura "umana", in mezzo al verde e relazioni amicali calde e vicine. Tuttavia l'allarme di un uso incontinente e incontrollato dei social aumenta in maniera preoccupante.

Occorre fare un'educazione all'utilizzo dei nuovi media, poiché ciò che prima di tutto sembra mancare è il buon senso, la consapevolezza.

Mi riferisco a episodi come la donna con indosso la maglietta che inneggia all'olocausto, un insulto alla storia. Soprattutto un insulto a se stessa. Questa donna senza un minimo di capacità di prevedere le conseguenze del suo gesto insulso (non voglio analizzare in questa sede il perché una persona arrivi a tale gesto), si consegna all'olocausto di se stessa, poiché inevitabile non "morire" telematicamente miliardi di volte. E una volta subito un massacro mediatico, non esiste possibilità di riabilitazione. Forse se ci pensavi prima non diventavi il bersaglio del giorno raccogliendo insulti e disprezzo da cui non credo ti rialzerai mai più, e verrai ricordata come quella che si era messa la maglietta offendendo la sua propria definizione di essere umano per prima, e lo sterminio di un popolo. Fatto gravissimo, già denunciato, e difficilmente commentabile, se non in sedi psichiatriche riabilitative.

Altro episodio: un tale Salvatore Conte, direttore screening oncologici della regione Basilicata, insulta pesantemente due sindacaliste su Facebook, scrivendo una serie di volgarità irripetibili. La giornalista Selvaggia Lucarelli, che si batte da tempo sulla difesa della dignità delle persone svilite e messe alla gogna in rete, denuncia il fatto sulla sua pagina. Dopo qualche giorno l’uomo appare in una trasmissione televisiva, assieme a tutta la sua famiglia in lacrime, lamentandosi che tutti li insultano. Peccato che lui non avesse avuto lo stesso pensiero per le due donne denigrate da lui pubblicamente. Pensaci prima.

Stessa cosa accade a una venditrice di prodotti dimagranti che per farsi pubblicità deride “le mogli degli altri”, che se non dimagriscono non verranno guardate dai mariti. Che guardano invece lei che è magra. Ancora una volta il fatto viene notato. Poi piange disperata perché ha perso lavoro, nessuno più saluta lei, i figli, e così via. Pensaci prima.

Infine, l’episodio dei vip eccellenti: la coppia Ferragni Fedez festeggia il compleanno in un supermercato Carrefour. Gli invitati vengono ripresi e postati nei video di Instagram, le famose stories. Sembrano discendenti dei Visigoti, diretti rappresentanti degni delle invasioni barbariche, e sbraitano per tutto il supermercato lanciando cibo, compreso il Fedez nazionale che prende a calci un panettone. Ma si sa in tempo reale si può fare un check del proprio indice di popolarità, e ai primi dissensi dei followers (i fan) iniziano i video di Fedez che tenta di fare inversione di marcia, piagnucolante di scuse, dicendo che non voleva sprecare, che si sa sono goliardie. Sotto uno sguardo cinico della Ferragni, il cantante non sapeva più come ripulire la propria immagine, sporcata dalla bravata. Pensaci prima allora, no?

Ecco, se scegliamo di essere sui social, prima di cliccare, mostrare, inviare, postare, insultare e allearci con un branco di haters (odiatori), pensiamoci bene, ma molto bene prima. Perché suicidare l’immagine di se stessi, la propria reputazione, e quella della propria famiglia, è a portata di click. E non basteranno tutte le trasmissioni e i Tweet di scuse a sfangare tutta l’onta che ritorna dalla rete.

 

Davvero, prima, pensaci. Poi, se mai, posta, clicca, spara sentenze e giudizi. Ma, pensaci.

(Ameya Canovi *)

*Ameya Gabriella Canovi è PhD, docente e psicologa, si occupa di relazioni e dipendenze affettive. Da poco ha terminato un dottorato di ricerca in ambito della psicologia dell’educazione studiando le emozioni in classe. Ha un sito e una pagina Facebook “Di troppo amore”.