Grazie a un’utenza cellulare fittiziamente intestata, un garage di un condominio dove curare la consegna e un apparente regolare assegno circolare risultato poi falso, due fratelli hanno effettuato l’acquisto online di un motociclo Yamaha del valore di 5.600 € raggirando il proprietario reggiano. A scoprirlo sono stati i carabinieri della stazione di Carpineti, che, a conclusione di un'attività investigativa, hanno individuato in due fratelli residenti nel bresciano gli autori del raggiro.
Con l’accusa di concorso in truffa e falsità in titoli di credito i militari carpinetani hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia un 37enne e un 32enne, fratelli originari della provincia di Reggio Calabria e residenti nel bresciano.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Carpineti, i due, rispondendo ad un annuncio trattante la vendita di un motociclo Yamaha, concordavano con il venditore, un 24enne reggiano, l’acquisto del motociclo pattuendo il costo in 5.600 euro da pagare alla consegna tramite assegno circolare. All’atto dell’acquisto veniva concordata la consegna del motociclo presso l’abitazione di un amico dell’acquirente ubicata nel bresciano. Per avere i contatti gli acquirenti utilizzavano un utenza telefonica cellulare poi risultata fittiziamente intestata. Come convenuto il motociclo veniva recapitato nel luogo convenuto ed alla consegna il sedicente amico dell’acquirente, poi rivelatosi suo complice, consegnava a saldo dell’acquisto un assegno circolare di 5.600 € prendendo il motociclo. Dopo qualche giorno, quando l’acquirente portava all’incasso l’assegno, apprendeva che lo stesso non era esigibile in quanto falso. Non riuscendo più a rintracciare l’acquirente e il suo complice, l’uomo, realizzato di essere rimasto vittima di una truffa, sui rivolgeva ai carabinieri di Carpineti formalizzando la denuncia. I militari, chiamati a svolgere le indagini, hanno in prima battuta accertato che il garage dove era stato consegnato il motociclo era di pertinenza di un condominio dove nessuno dei due indagati risultava viverci, mentre i contatti telefonici con erano avvenuti per il tramite di un'utenza che l’intestataria disconosceva come sua (era stata attivata a suo nome utilizzando i suoi documenti rubati). Grazie allo scambio informativo con i colleghi bresciani, le indagini dei carabinieri si concentravano nei confronti degli odierni indagati, nei cui confronti venivano acquisiti incontrovertibili elementi di responsabilità in ordine al reato di concorso in truffa e falsità in titoli bancari per la cui ipotesi di reato venivano denunciati.