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Mostra fotografica di Debora Costi ed Erica Spadaccini dal 27 ottobre al Palazzo Ducale di Castelnovo ne’ Monti

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Una nuova esposizione sarà ospitata nelle sale di Palazzo Ducale a Castelnovo ne' Monti dal prossimo 27 ottobre, fino al 2 dicembre, e vede al centro il lavoro fotografico di due giovani artiste dell'Appennino: Debora Costi ed Erica Spadaccini.

“Come clessidra d'acqua” è il titolo del progetto di Debora Costi, che vedrà anche l'abbinamento con le poesie di Simona Sentieri.

“Nanîn” è invece la suggestione seguita nel suo lavoro da Erica Spadaccini.

Due strade di ricerca diverse, ma segnate da alcuni punti in comune, dal legame con il territorio, la sua storia e le sue persone, all'uso frequente del bianco e nero, e altri che starà ai visitatori interpretare e scoprire.

Debora Costi ha studiato grafica pubblicitaria, ma ha nel paesaggio la sua principale fonte di ispirazione. Un paesaggio che non è mai banale, didascalico, ma che invece, nelle immagini che passano dalle vedute panoramiche fino a piccoli dettagli, cerca sempre la suggestione nascosta, il lato conturbante. Un paesaggio che diventa anche umano, cercando di individuare chi ne fa parte, fino a sondare la sua interiorità.

Erica Spadaccini da quasi 15 anni si occupa di immagini, parole e colori per lavoro. Del suo percorso artistico e umano racconta: “Nasco nel mese di aprile 1978 sotto il segno del toro. Il rosso è il mio colore preferito, ovviamente. Da quasi 10 anni mi diverto e mi sfogo con la fotografia, in tutta libertà. Vivo fra le curve altalenanti dell’Appennino reggiano, all’ombra della Pietra di Bismantova. Cresco con l’istinto di leggere, osservare e fotografare”.

Su questa proposta espositiva spiega l'Assessore alla Cultura Emanuele Ferrari: “Debora ed Erica intrecciano le loro storie e i loro sguardi in questo doppio percorso che passa con grande sobrietà dal paesaggio alle persone, nel caso di Debora accompagnato e generato dai versi di Simona Sentieri che a sua volta, come in un gioco di specchi, racconta la storia di una Penelope che dal mare sale verso le nostre montagne, nel desiderio incessante di ricerca e di volo. Due mondi che si avvicinano in silenzio, il tempo della clessidra che diventa un richiamo familiare, quel Nanîn che annuncia un profumo di caffè nelle cucine di una volta, dove la vita celebrava ancora un tempo rituale che sapeva superare le smanie del presente, e condensare in un attimo, una voce, il senso di tutto un cosmo, di affetti, viaggi, presenze. Bellezza e intimità credo siano le cifre di questa esposizione, a fare ancora una volta di Palazzo Ducale un luogo dell'anima e della meraviglia”.