La figura di don Pasquino Borghi come pastore di anime e missionario sarà al centro della commemorazione che si terrà domenica nella chiesa di Tapignola, che lo accolse solennemente come parroco il 24 ottobre 1943.
L’evento, che si svolgerà alle 11.15 nell’ambito della celebrazione eucaristica presieduta da don Ferdinando Imovilli, è a cura della Parrocchia di Coriano e dell’Associazione liberi partigiani italiani - partigiani cristiani di Reggio Emilia.
“Don Pasquino - sottolinea Elio Ivo Sassi, presidente provinciale di Alpi-Apc - rappresenta uno dei personaggi simbolo della Resistenza reggiana, il cui martirio gli valse il conferimento della medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Meno noto, invece, ma altrettanto significativo e sorprendente, il suo intenso cammino spirituale, pastorale e missionario, che nel settantacinquesimo anniversario del suo ingresso nella comunità parrocchiale di Coriano intendiamo ufficialmente ricordare, anche grazie a due pubblicazioni curate dal nostro centro studi.
La prima, che si avvale della collaborazione di Fiorella Ferrarini, sarà distribuita ai partecipanti alla cerimonia, mentre la seconda, con disegni di Mauro Moretti, è rivolta in particolare agli studenti”.
Nato a Bibbiano nel 1903, Pasquino Borghi entrò nel seminario di Marola a dodici anni e continuò gli studi nel liceo del seminario di Albinea. “Dopo il servizio militare sentì la vocazione missionaria - spiega Sassi - e fu ammesso in un istituto comboniano in provincia di Varese. Ordinato sacerdote, nel 1930 partì per una missione nel Sudan anglo-egiziano. Rientrato per motivi di salute dopo sette anni, nel 1938 fu accolto nella Certosa di Farneta, in provincia di Lucca, dove prese i voti di certosino. Nel 1939 tornò alla vita sacerdotale per poter aiutare la madre, rimasta vedova. Curato nella parrocchia di Canolo di Correggio, dopo l’8 settembre 1943 aderì al movimento partigiano con il nome di Albertario”.
Conclude Elio Ivo Sassi: “Nominato infine parroco di Coriano, resterà nella canonica di Tapignola per soli tre mesi, prima di essere arrestato, torturato e fucilato a Reggio Emilia il 30 gennaio 1944, assieme ad altre otto persone, con l’accusa di aver favorito l’azione di una ‘banda ribelle’ e di aver ospitato alcuni prigionieri alleati. Poco più di un mese prima, il 27 dicembre 1943, nel dare la notizia dell’arresto, alla vigilia di Natale, di don Paolino Canovi, parroco di Gazzano, e prefigurando il suo, aveva scritto al vescovo: «Ho l’impressione che stiamo tornando ai tempi delle catacombe. Ad ogni modo ‘fiat voluntas Dei’. Mi benedica»”.