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Una bellissima serata di umanità e fratellanza ha riempito piazza Unità di voci e storie

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 Piazza Unità, cuore del centro storico di Castelnovo, si è riempita di persone martedì sera, sedute sulle scale per ascoltare, conoscere storie e persone, guardarsi negli occhi e superare paure e pregiudizi, nell'ambito dell'incontro “Partenze, arrivi, accoglienze. Storie di vita: la tua, la mia, la nostra”, in cui si è parlato di migrazioni, ma anche di ritorni in Appennino, della necessità di coltivare e diffondere umanità e sensibilità. L'iniziativa è stata organizzata dalla Casa della Carità di Cagnola, il Comune di Castelnovo Monti, l'Oratorio Don Bosco, l'Associazione Culturale Al Bayt, il gruppo Humans of Appennino.

Una serie di testimonianze, parole e storie raccontate davvero in modo aperto e diretto hanno profondamente colpito i tanti presenti: a coordinare i vari interventi è stato Abdelghani Essadiki, responsabile dell'associazione culturale Al Bayt. Le interviste sono state curate invece da don Alessandro Vavassori, dell'Ufficio pastorale Migranti della Diocesi di Milano.

Hanno raccontato le loro storie, tutte iniziate da situazioni terribili vissute in patria, ragazzi e ragazze della Nigeria, della Costa d'Avorio, del Ghana, della Guinea, del Congo. Racconti di viaggi difficilissimi, ma anche della gioia dell'arrivo, dell'approdo a una possibile salvezza. E poi di ciò che hanno trovato: la gioia dell'incontro con persone che hanno saputo aprirsi ed accogliere, l'idea di potersi sentire a casa, intendendo il concetto di casa come luogo dove si può smettere di fuggire. Una testimonianza toccante è stata ad esempio quella di un uomo arrivato nel 1991 dalle Filippine, che oggi ha una figlia 27enne residente in Italia e nipoti italiani, di un Paese che ha saputo accoglierlo e integrarlo. E altrettanto emozionante è stata la testimonianza di Lucia, il cui padre originario dell'Appennino, di Cinquecerri, si era trasferito a vivere con la famiglia in Belgio, lavorando come minatore. Ha raccontato la sua scelta, a 23 anni, di voler tornare in Italia, dove poi si è sposata. Ha posto l'attenzione su quelle che possono essere le difficoltà anche per una esperienza di rientro, sentendosi etichettata come “italiana” quando era in Belgio, e come “belga” quando è tornata in Italia, vivendo un certo imbarazzo. La testimonianza di Lucia è stata anche l'occasione per presentare il progetto e il sito internet www.humansofparcoappennino.it: un’azione di ricerca che si inserisce nel percorso Parco Appennino nel Mondo, promossa da Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, Unione dei Comuni Appennino Reggiano con l’obiettivo di valorizzare e ripristinare i rapporti con coloro che in passato hanno lasciato la propria terra e stimolare interesse e curiosità verso i luoghi d’Appennino da riscoprire e salvaguardare.

Un tema ribadito da molte testimonianze, è stato l'importanza di imparare la lingua. Fondamentale per comunicare, per poter superare gli ostacoli del primo inserimento, ma anche e soprattutto per costruire relazioni, che da molti testimoni sono state indicate come la base della possibile felicità, come modo di arricchirsi culturalmente e trovare punti di incontro.

In platea, oltre a tanti cittadini di Castelnovo, al Sindaco, il Vicesindaco, il presidente della Commissione comunale Sicurezza sociale Robertino Ugolotti, e altri consiglieri, anche diverse famiglie della Diocesi di Milano che in questi giorni, proprio insieme a don Vavassori, stanno trascorrendo un periodo di attività e ritiro estivo a Santo Stefano di Vetto, conducendo esperienze di condivisione, ma anche percorsi di agricoltura sostenibile.

“Siamo davvero estremamente contenti dell'ottima risposta ricevuta da questa iniziativa – affermano Enrico Bini ed Emanuele Ferrari – per la sensibilità dimostrata dalla comunità castelnovese, l'attenzione e la palpabile emozione suscitata dalle storie raccontate e ascoltate. Una serata che ha dimostrato come incontrandosi faccia a faccia, abbandonando preconcetti e pregiudizi, sia in realtà facile arrivare ad un incontro e un riconoscimento reciproco come persone, con le proprie esperienze e i rispettivi percorsi, nella consapevolezza che questo incontro non può che arricchirci e migliorarci”.