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Vicenda agenti Polizia municipale Val d’Enza: misura cautelare per la Caggiati

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Nuovi sviluppi nelle indagini che a metà dello scorso mese avevano visto i carabinieri della Compagnia di Castelnovo ne' Monti, sotto il coordinamento della Dr.ssa Valentina Salvi, sostituto preso la Procura reggiana titolare dell’inchiesta, dare esecuzione ad una misura cautelare concernente l’arresto del vicecomandante, Cristina Caggiati, già indagata e ora colpita dalla misura cautelare, e la sospensione di un ispettore del comando della Polizia municipale Val d’Enza.

Un vero e proprio “terremoto” quello che ha colpito quel comando, che si arricchisce di nuovi elementi. Nella mattinata odierna, infatti, i carabinieri della compagnia castelnovese hanno dato esecuzione a un'ulteriore misura cautelare relativa alla sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio per 6 mesi nonchè la sospensione dalle funzioni di comandante della Polizia municipale dell’Unione dei comuni Val d’Enza per l’intera durata della misura. Il provvedimento, richiesto e ottenuto dalla dott.ssa Salvi, è conseguente all’esito dell’interrogatorio di garanzia eseguito all’indomani dell’attività dello scorso mese di luglio, che ha portato a concreti elementi di responsabilità in capo al funzionario di polizia locale in ordine ai reati di abuso d’ufficio, per l’acquisto dell’autovettura e omessa denuncia, in relazione alle illecite condotte dei sottoposti.

Le indagini della delicata inchiesta prendevano corpo lo scorso mese di novembre 2017, a seguito di un esposto anonimo pervenuto alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia e ad altri enti istituzionali della provincia, con l’avvio di un’attività di monitoraggio su alcuni appartenenti al Corpo della Polizia municipale dell’Unione dei comuni della Val d’Enza, al fine di verificare la reale sussistenza delle diverse condotte illecite e malcostumi attribuiti ai medesimi. L’attività di riscontro consentiva di raccogliere elementi idonei a proseguire le investigazioni anche con attività tecniche di captazione di conversazioni telefoniche ed ambientali la cui esecuzione veniva delegata alla Compagnia Carabinieri di Castelnovo ne’ Monti ed all’unità di polizia giudiziaria del corpo della Polizia municipale di Reggio Emilia. Nel corso dell’indagine venivano quindi raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico del vicecomandante e di un ispettore capo del corpo della Polizia municipale dell’Unione Val d’Enza in ordine ai delitti di concussione, abuso d’ufficio, peculato, omessa denuncia, truffa aggravata ai danni dello stato e mobbing.

In particolare, è emerso che gli indagati, abusando della loro qualità di pubblici ufficiali inducevano un noto imprenditore della Val d’Enza a concedere loro in comodato gratuito (utenze comprese) un’abitazione in S. Polo d’Enza. Gli operanti hanno altresì accertato che il vicecomandante ha utilizzato un’autovettura Mazda Cx3, acquisita dall’Unione come mezzo di servizio, per scopi personali, in modo esclusivo e continuativo, con ingente danno patrimoniale arrecato alla pubblica amministrazione. E' inoltre emerso un consolidato quadro di comportamenti illeciti posti in essere durante il servizio, quali pause non autorizzate, accudimento di figli minori anche nel luogo di lavoro e addirittura assenze ingiustificate. Ma l’aspetto che man mano ha assunto contorni inauditi è il massiccio ricorso del vicecomandante alle pratiche del mobbing e del bossing nei confronti di dipendenti e collaboratori, che si estrinsecavano in una serie estenuante di vessazioni psicologiche e maltrattamenti con aggressioni verbali, obblighi di prestazioni non rientranti nelle mansioni di servizio, richieste di delazione nei confronti di colleghi e altre nefandezze, sotto la costante minaccia, se non avessero ottemperato alle sue richieste, di essere assegnati a turni di lavoro meno favorevoli o sottoposti a procedimenti disciplinari o ancora di vedere negate le proprie richieste in materia di ferie, permessi e orari di servizio. Un vero e proprio “sistema di potere” basato su minacce, umiliazioni e demansionamenti che si perpetuava sin dal 2010.

Sulla base della notevole mole di risultanze acquisite il Gip presso il Tribunale di Reggio Emilia, dott. Luca Ramponi, su richiesta del pubblico ministero Valentina Salvi, applicava nei confronti del vicecomandante la misura della custodia cautelare in regime di arresti domiciliari e ad un ispettore dello stesso comando la misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per mesi sei. I provvedimenti sono stati notificati agli indagati nella mattinata del 16 luglio scorso. Oggi i nuovi sviluppi nei confronti del comandante che hanno visto i carabinieri di Castelnovo ne' Monti dare corso anche ad una serie di perquisizioni presso il comando con il sequestro di documentazione ora al vaglio degli inquirenti.