Domenica 5 agosto 2018, in occasione della Sagra della Madonna della Neve, presentazione del restauro di recupero della pala d’altare dell'oratorio a Cavola di Toano. Alle ore 20.00 inaugurazione, ore 20.30 S. Messa, ore 21.00 processione con immagine Madonna fino alla chiesa parrocchiale con la recita del Santo Rosario, a seguire rinfresco per tutti.
L’oratorio della Madonna della Neve è un tempietto edificato a Cavola, frazione di Toano, intorno al 1500. In quell’epoca il paese di Cavola e la zona circostante vennero distrutte da un’enorme frana. La gente di allora eresse l’oratorio in una piccola valle tra querce e cerri, quale gesto di devozione e riconoscenza alla Vergine affinché arrestasse tale calamità. La devozione crebbe sempre di più al punto che, verso la metà del 1600 un artigiano di Stiano, Domenico Francesco Ceccati (1642-1714), scultore di legno e pietra, venne incaricato dai capi famiglia dell’epoca di erigere un altare in legno in onore della Madonna.
Il meraviglioso capolavoro del Ceccati, che lascia trasparire lo stile barocco del tempo, è un’opera di straordinaria bellezza decorativa ed è tutt’ora apprezzato e considerato di grande valore artistico.
L’opera è di grande ricchezza decorativa, con fregi, cartigli e medaglioni finemente intagliati. Questi ultimi rappresentano i ritratti dei capifamiglia che contribuirono con le loro offerte alla sua realizzazione. Sulla sommità dell’ancona vi è la colomba dello Spirito Santo, contornata da sette fiamme; sotto di essa un delicatissimo viso della Vergine, ritratta ancora giovinetta, affiancata da due piccoli vasi di fiori.
Col passare dei secoli l’oratorio, pur di robusta struttura, non ha potuto sottrarsi alle lesioni determinate dagli agenti atmosferici, dal tempo e pertanto la gente di Cavola, generosa e intraprendente, ha in più riprese avviato cantieri per conservare e preservare l’opera nella sua completezza.
Nel 1987 è stata affidata all’artista cavolese Clodomiro Borgonovi la ricostruzione di sei pannellature del basamento dell’altare e due particolari dello stesso, che erano stati rubati l’ultima domenica di carnevale del 1972. I due festoni di legno di cirmolo, una conifera che cresce nelle regioni settentrionali italiane, riflettono egregiamente le peculiarità della scuola del Ceccati.
I capolavori dell’artista, di cui sono ricche le chiese di Cavola, Corneto, Manno, Monteduro e Santa Caterina, sono contraddistinti da uno stile unico e inconfondibile che si traduce in un sottofondo in legno di noce, arricchito con particolari e decorazioni, quali noci, foglie di quercia, mascheroni, angeli, realizzati con legno di ciliegio più chiaro. Caratteristica questa che contraddistingue l’arte ceccatesca.
Osservando attentamente queste opere, con passione, attitudine e la prepotente ansia di acquisirne le caratteristiche salienti, Clodomiro Borgonovi, riproducendo fedelmente diversi particolari dell’altare, ha meritato il prestigioso titolo di allievo del Ceccati.
Successivamente, per mettere in sicurezza l’intero edificio, si è provveduto a sostituire il tetto, le grondaie, le travi lesionate; è stato sistemato il cortile e sono state eseguite opere murarie interne ed esterne.
(Ivo Rondanini)
L’ancona dell’oratorio della Madonna della Neve che presenta decorazioni particolarmente ricche. Capolavoro di Domenico Francesco Ceccati
La grande ancona dell’altare incornicia un quadro molto antico, risalente ai secoli XVII-XVIII, di autore ignoto, raffigurante la Madonna col Bambino che ai suoi piedi ha Maria Maddalena in atto penitente.
Il dipinto è eseguito su di una tela di medio spessore a tessitura fitta, composta da due pezze di cm 62 e 41, cucite longitudinalmente e preparata con sottile mestica ocra. Il telaio originale è stato sostituito negli anni Ottanta del secolo scorso. Sulla mestica preparatoria sono presenti due stesure di pellicola pittorica sovrapposte, una seicentesca e quella settecentesca tuttora prevalente. In corso d’opera si
- precisata la storia del dipinto eseguito a inizio Seicento poi ridipinto completamente all'inizio del Settecento quando, così rinnovato, è stato collocato nella monumentale ancona lignea dell’oratorio della Madonna della Neve.
L’attuale intervento si è reso necessario per risolvere innanzi tutto la presenza di muffe che offuscavano la superficie pittorica e per rivedere completamente la presentazione estetica, svilita da incaute puliture e integrazioni pittoriche sommarie e deturpanti, eseguite intorno agli anni Ottanta del secolo scorso.
In quell’occasione il dipinto è stato oggetto di un intervento di rintelatura con sostituzione del telaio e del parziale tentativo di recupero delle stesure pittoriche seicentesche, che forse si intravvedevano nelle lacune, con mezzi e prodotti che hanno svilito e abraso il colore in più punti.
Del dipinto seicentesco furono portati alla luce la figura della Madonna e del Bambino in modo parziale, con residui rosati nel braccio e nel collo tuttora presenti sul Bambino, contemporaneamente alla stesura dell’incarnato della Maddalena, oltre all’abito giallo della Maddalena, lasciando nel resto della composizione la stesura pittorica settecentesca. La tela risultava danneggiata dall’uso di solventi molto aggressivi e da interventi meccanici per asportare il colore, tanto che la pellicola pittorica risultava abrasa in più punti. Oltre alla presenza di una fitta ragnatela di muffe si notava anche la presenza di una spessa verniciatura e numerose stuccature sommarie, con il pesante rifacimento del viso della Madonna.
Nel lato inferiore, sotto la predella, si evidenziava la perdita di colore con affioramento di tela a vista.
Intervento di restauro
All’arrivo del dipinto in laboratorio si è proceduto innanzi tutto con l’esame visivo ed il rilievo fotografico dello stato attuale sia in luce diffusa che radente.
Si valutava ancora idoneo lo stato della rintelatura, della tensione della tela e dell’adesione della pellicola pittorica solcata da una fitta rete di crette, rilevando due ampi innesti di tela a colmare lacune sul capo della Madonna.
Si procedeva quindi con l’asportazione a pennello e aspiratore delle muffe secche, per non trascinare le spore nelle successive fasi dell’intervento.
Di seguito si è proceduto con l’osservazione della pellicola pittorica in luce ultravioletta e relativa documentazione fotografica, che confermava la presenza della vernice di manutenzione recente a fluorescenza verdastra e delle numerose ridipinture che appaiono come macchie scure.
In seguito sono state rimosse anche le stuccature spesso debordanti e scarsamente adese con umidificazione a tampone del gesso e rifiniture a bisturi. Durante la pulitura si andava precisando la vicenda che ha portato al rifacimento del dipinto nel ‘700: oltre al mutamento del gusto testimoniato da tonalità rosate per l’incarnato della Maddalena e degli angeli musicanti, il dipinto doveva essere già molto rovinato.
Rimuovendo, infatti, le stuccature soprattutto sui manti rossi si è potuto osservare che le stesure settecentesche erano state eseguite stendendo il colore direttamente sugli affioramenti di tela, laddove il colore antico era già perduto.
L’asportazione del rifacimento a tempera e delle stuccature sul volto della Madonna ha portato alla luce buona parte del viso seicentesco che, seppur lacunoso, conservava tratti salienti per la successiva integrazione, oltre alle due ampie lacune sulla fronte colmate da innesti di tela eseguiti nella precedente rintelaiatura.
Emergeva inoltre un’ampia perdita di pellicola pittorica sulla colonna di destra e un ulteriore innesto di tela pesantemente stuccato e sommariamente ridipinto a tempera nell’angolo inferiore di sinistra.
La fase di stuccatura delle numerose lacune affiorate è stata con-dotta con stesura di stucco per raccordare le difformità di livelli e con successive rifiniture di stucco steso a pennello per l’imitazione della texture superficiale.
L’integrazione pittorica preliminare è stata condotta con basi di colore a tempera per intonare le stuccature, velando inoltre una porzione di panneggio ocra portato alla luce negli anni ’80, a margine della predella a destra, ma di disturbo nella lettura dello stato attuale dell’opera.
Sul retro è stato eseguito un trattamento biocida per contrastare la comparsa di muffe. L’integrazione pittorica è stata completata con stesure progressive di colori a vernice raccordando con tratteggio serrato le lacune, ricostruendo le parti mancanti e velando le abrasioni di maggior interferenza visiva, soprattutto sull’abito della Maddalena.
Alla luce di queste problematiche se ne sconsiglia la movimentazione.
(Elisabetta Ghirardini, restauratrice)
Siamo eredi dei nostri padri e dei cavolesi veri, che conservano la loro fede e il loro amore verso Nostra Signora della Neve.
I numerosi ex voto testimoniano le grazie ricevute nelle prove della vita. Essa assiste e protegge i suoi figli.
Se Cavola, come tante comunità montanare non è entrata in agonia, anzi sta rifiorendo con una veste nuova adatta ai tempi, la nostra gratitudine va soprattutto alle generazioni che hanno trasmesso la tenacia nel lavoro, il gusto creativo e geniale, l’onestà e i valori più veri, umani e cristiani.
I valori della civiltà contadina, con le feste che costellavano l’anno, i canti comunitari, l’allegria della mietitura, della battitura del grano, della spannocchiatura del frumentone, della tosatura delle pecore, delle “vinciglie”, della vendemmia, il lungo carnevale cavolese, i grandi falò del Sabato Santo, le processioni e le Messe cantate univano tutti nel momento del lavoro, del dolore, nei momenti di gioia.
Ecco perché abbiamo voluto riportare all’antico splendore questa immagine sacra, che una mano non accademica ha trasmesso a noi.
Siamo i suoi figli: Ella è mediatrice di ogni grazia e madre misericordiosa. A Lei affidiamo le nostre anime e le nostre famiglie.
Ci protegga in vita, ci assista nella morte e ci conduca con i nostri cari nella gloria di Dio.
(Don Raimondo Zanelli)
L’Ordinario Diocesano Mons. Alberto Nicelli.
Emilbanca Credito Cooperativo.
Don Stefano Borghi.
Don Giancarlo Bertolini.
Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia di Cavola.
Ivo Rondanini e Paola Belli per la realizzazione della pubblicazione che sarà distribuita il giorno dell'inaugurazione, che leggiamo qui in anteprima.
La Nuova Tipo Lito per la gentile concessione dell'anteprima.