Home Cronaca Era nato a Cerrè Marabino, Romano Platini ucciso dal figlio a Cormano

Era nato a Cerrè Marabino, Romano Platini ucciso dal figlio a Cormano

111
0
Maurizio Platini, l'omicida suicida

Era nato a Cerrè Marabino (Toano), l'11 ottobre del 1953, da dove era migrato, coi genitori e i fratelli, a nove anni a Milano. Romano Platini è stato ucciso dal figlio Maurizio, 43 anni, poi morto suicida non prima di avere freddato anche la compagna di Romano.

Attinge in un quadro familiare di dissapori familiari vecchi e nuovi, quello che si è consumato lunedì sera negli uffici della Seri Cart, piccola impresa di grafica tra i capannoni di via Zara, al confine tra Cormano e Bollate. Maurizio Platini, 43 anni, sposato e senza figli, avrebbe deciso di dare ragione ai suoi istinti nel modo peggiore, dopo che il genitore 64enne aveva comunicato di voler vendere l’azienda grafica di famiglia, nella quale lavorano 11 persone.

Si trattava di un'azienda che con diversi sforzi era riuscita a entrare nell’era digitale, mentre la prima società di Romano, la «Best & Seller» di Bollate era fallita, ma era stata tenuta in vita dalla Seri Cart con un contratto di affitto per salvare i dipendenti, Romano come primo atto aveva licenziato il figlio, forse per alleggerire i conti aziendali e rendere più appetibile la trattativa.

L'azienda di Famiglia

Secondo quanto è stato ricostruito dai carabinieri di Sesto San Giovanni, l’uomo sarebbe arrivato nella Seri Cart intorno alle 18,30 e la tragedia si sarebbe consumata in pochi istanti. Maurizio avrebbe raggiunto il padre nel suo ufficio sparandogli un solo colpo alla testa. Poi si sarebbe diretto in un secondo ufficio, dove era presente Anita Salsi, 54 anni, di Novate Milanese, da anni legata sentimentalmente a Romano dopo che era rimasto vedovo e proprietaria di una piccola quota nella società.

La donna è stata colpita al collo e al petto. In tutto Maurizio avrebbe esploso quattro colpi. Il cadavere del pluriomicida è stato trovato nel corridoio, dove l'iomo si è sparato alla testa.

La tragedia è stata scoperta alle 23.30 dalla moglie di Murizio che non riusciva a raggiungere il marito e si recava nel capannone di via Zara, con il di lui fratello 32enne.

Come ricostruito dagli amici, Maurizio aveva una grande passione per le armi e per le guerre simulate.

Deteneva regolarmente diverse pistole tra le quali la calibro 3,57 Magnum che gli è stata trovata stretta in pugno. La tesi dell’omicidio suicidio è stata subito privilegiata dai carabinieri del capitano Cosimo Vizzino che sta indagando su ordine del pm di Milano Cristiana Roveda. La famiglia Platini aveva mantenuto alcuni legami con Cerrè, dove rientrava occasionalmente e a Quara, dove rientrava dalla sorella di Romano.

Gli amici ricordano che amava riunire gli amici nel cortile di via Zara per delle cene in allegria, la prossima era programmata per domani. Aveva deciso di dire basta al lavoro e di coltivare la sua passione per i viaggi in moto con la compagna, per questo stava trattando la vendita del capannone cormanese e provava a cedere il resto dell’azienda, con base a Bollate, a colleghi del settore. Un cambio di vita che Murizio non condivideva e dal quale era stato escluso.