I comitati Salviamo le Cicogne e DiNaMo esprimono preoccupazione ed allarme per le dichiarazioni apparse oggi sulla stampa reggiana rilasciate da responsabili di reparto del Servizio
Sanitario Nazionale che continuano a diffondere nella popolazione un clima di paura per i servizi in attività fino allo scorso anno e per quelli ancora operativi, e fra questi i Punti Nascita di Scandiano e Montecchio.
Crediamo non appartenga alla scienza un linguaggio così assolutista che pretende di decretare la sicurezza di un servizio sulla base di un indicatore discriminante: il numero di almeno 1000 parti.
Crediamo che sia grave che dipendenti pubblici gettino discredito sulla sicurezza di reparti nei quali lavorano colleghi ed ai quali si rivolgono famiglie ansiose per la salute della madre e del bambino.
La sicurezza non è un valore statistico ma è professionalità, strumentazione, organizzazione, tutti fattori che dipendono da chi deve dirigere la sanità con obiettivi rivolti in prima istanza a favore della popolazione.
Nel ricordare che i casi funesti accadono in ogni ospedale di ordine e grado, e fra questi il caso della bambina nata morta tre giorni fa nell’ospedale di Bologna, ci preme riportare testualmente quanto affermato dalla Commissione Tecnico Consultiva Regionale sul Percorso Nascita: “… le prove che nascere in grandi ospedali abbia esiti migliori anche per le madri e i nati a termine sono più limitate, principalmente per la rarità degli eventi più gravi (come la mortalità materna e perinatale)”.
Ciò esclude quindi un problema sicurezza per la grande maggioranza dei parti e rimanda il problema “ai bambini nati di peso molto basso e gravemente pre-termine” verso i quali “la
centralizzazione delle nascite in ospedali con volumi di attività consistenti migliora la salute neonatale”.
Già da tempo, le nascite di questi casi gravi, quando sono programmate, sono destinate in centri Hub di II livello, mentre quando avvengono all’improvviso necessitano comunque di un’assistenza immediata. Quello che i signori medici non vogliono capire ed evitano sempre di menzionare, è che ciò non può avvenire se elimini l’unico Punto Nascita di montagna che copre un bacino di 800 kmq e che evita tempi di percorrenza su strade difficoltose superiori anche ai 90 minuti in condizioni atmosferiche e di traffico ottimali.
La Regione Emilia Romagna ha decretato la chiusura di questi Punti Nascita e ha lasciato aperto quello di Scandiano che non raggiunge i 500 parti e dista 10 km dall’ospedale di Reggio e
altrettanto da quello di Sassuolo; di questo ci aspetteremmo parlasse la classe medica.
Rileviamo infine che il caso dell’ospedale di Castelnovo Monti meriti un’attenzione diversa, poiché già da prima della richiesta di parere di deroga era stato incorporato nel Santa Maria di Reggio e quindi il personale e le attrezzature sono le stesse di quelle di Reggio. L’unica carenza rilevata rispetto agli standard operativi richiesti consisteva nel servizio pediatrico che era da maggiorare ad h24 e che poteva essere risolta agevolmente.
Non compete ai cittadini organizzare i servizi ma alla direzione sanitaria e riteniamo grave che da essa arrivino risposte insufficienti. Di questo passo ogni cosa verrà giustificata per mancanza di personale, quindi occorre chiedersi se l’attuale direzione sanitaria sia all’altezza dei propri compiti.
Condivido la posizione dei due comitati. Sono fortemente determinato a lottare per la riapertura del reparto maternità all’Ospedale Sant’Anna a Castelnovo ne’ Monti. Io sono ottimista; con la sparizione dal panorama politico del Pd, e dei suoi arroganti dirigenti, con una nuova amministrazione comunale e regionale, le future mamme potranno di nuovo partorire in sicurezza qui, sull’Appennino reggiano, la nostra terra! Medici in carriera, servili verso le direttive politiche dell’Ausl e insensibili alle ragioni e alla logica del buon senso, non scalfiscono la determinazione dei montanari. La vera sicurezza delle nostre giovani mamme, delle partorienti e dei neonati, non è fargli percorrere un’ora o due su strade innevate, magari di notte, sballottate tra i tornanti… per incontrare la stessa equipe medica al Santa Maria di Reggio invece che nel nuovo reparto del Sant’Anna! Un saluto a tutte le nostre donne, forza, ce la faremo e presto!
(Alessandro Davoli)
Trovo le dichiarazioni espresse dai professionisti in questione estremamente scorrette e fuori luogo. Oltre a portare un punto di vista molto limitato (a numeri e statistiche) e politicizzato in un momento delicato per il nostro Paese, saltano all’occhio alcune incongruenze.
1) Perché il dott. Volta, responsabile dei parti a domicilio ed operante nell’ospedale di primo livello di Montecchio (che non raggiunge i 1000 parti annui, quindi è da considerarsi di fatto un piccolo punto nascite) sostiene che sia “sicuro solo l’ospedale grande”? Dov’è la coerenza di tale posizione?
2) Perché l’Asl permette ancora che si possa nascere a Scandiano e Montecchio (dove gli standard numerici non vengono raggiunti e quindi dove secondo l’Asl si mette di fatto è repentaglio la vita di donne e bambini?)
3) Il S. Maria è pronto ad accogliere i parti di Montecchio e Scandiano o si rischia di arrivare al collasso?
4) Come possono i neolaureati o gli specialisti scegliere di lavorare in ospedali che sono stati svuotati e depotenziati da scelte politiche scellerate?
Il discorso è quindi miope, decisamente discriminante e non risponde alle vere esigenze della popolazione, soprattutto di mamme e bambini. Per concludere, l’aspetto più grave resta ancora una volta la delega della politica a giustificare le proprie evidenti incapacità gestionali ai tecnici del caso (che tristemente si prestano al gioco).
Purtroppo oggi leggo di una futura ricandidatura di Bonaccini… spero vivamente che il suo modus operandi venga punito alle urne.
(Una cicogna disgustata)
La cosa più grave detta in quell’intervista, dal mio punto di vista, è il passaggio dove i due medici dichiarano: “I dieci ginecologi che si turnavano a Castelnovo ne’ Monti sono fuggiti il prima possibile”. Se mai così fosse, credo che un intervento del direttore generale sia dovuto per chiarire quale moralità, etica e professionalità abbia un medico insofferente all’ambiente in cui opera.
(Giovanni Annigoni)
Sono mesi che leggo tutte le vicende legate al punto nascite perché mi stanno molto a cuore. Ho firmato tutte le petizioni possibili per il S. Anna in questi anni ma poi è nata la mia bimba. Io ho avuto una gravidanza talmente bella da fare invidia, un giorno ho perso le acque e, niente, sono andata al S. Maria perché era ciò che avevo deciso di fare. Qui dopo 24 ore ho avuto un distacco intempestivo di placenta e nonostante questo io e la mia bimba siamo salve. Forse per fortuna o forse no… ma da che chiacchieravo e scherzavo, a che Lei ha fatto il suo primo pianto sono passati 7 minuti. Altro tempo non c’era. Io non so cosa è giusto e cosa non lo è, so che se noi non fossimo state lì ora non ci sarebbe un noi. Non voglio far cambiare idea a nessuno, voglio solo dire che a volte 30/40/50 km sono tanti è vero! Ma a volte un anestesista, una sala operatoria è una equipe di un certo livello sono indispensabili.
(Commento firmato una mamma qualunque)
Gentile mamma, quello che ho capito è che lei era già ospedalizzata da 24 ore, quindi era in una situazione protetta. Se fosse successo in un paese di montagna per raggiungere la situazione protetta avrebbe dovuto prima affrontare l’incognita dei tempi e dei disagi di trasporto. È stata fortunata. Non lo è stata altrettanto la mamma di Pavullo che si è trovata invece il punto nascita del paese chiuso da tre mesi.
(Gianni Marconi)
Ha ragione, io sono stata fortunata. Ma se trovavo aperto al S. Anna non sarei mai stata trasferita perché andava tutto bene. Però nella situazione di emergenza, imprevedibile, non avrebbero potuto intervenire. Io non voglio assolutamente dire che allora devono essere chiusi i punti nascita…! Voglio dire che credo che chi ci lavora – ostetriche, medici, infermieri, ecc. – debbano essere sereni e in piena sicurezza per poter agire secondo ogni evenienza/urgenza; purtroppo se questo non può avvenire in piccole realtà credo che l’Asl ecc. si muova solo negli interessi della sicurezza dei pazienti sapendo bene che Reggio Emilia è lontana… poi sicuramente sarò solo una piccola illusa.
(Una mamma)