Hanno lavorato in silenzio tessendo relazioni, contatti, producendo documenti. E, ora che il tavolo tecnico della Regione Emilia-Romagna ha dato il via a un invaso sull’Enza i Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario della Val d’Enza tornano a farsi pubblicamente sentire. “Soddisfazione per questo primo importante passo che, dopo 20 anni, torna a riposizionare il tema invaso al punto di partenza. Ora ci aspetta un percorso difficile che, dalla definizione del fabbisogno definitivo con l’Autorità di Bacino del Fiume Po, dovrà arrivare al progetto preliminare”, spiegano Mattia Reggiani, presidente dei Consorzi e Matteo Catellani, coordinatore degli stessi.
L’ultimo incontro tra i Consorzi si è svolto alla presenza dei vertici delle Bonifiche Parmense e dell’Emilia Centrale. Mentre per il breve periodo a Parma si sta studiando il recupero di acque reflue e più in generale un diffuso risparmio idrico per le colture che lo consentono (es. frutta, ma non i prati stabili della Val d’Enza) “è finalmente stato condiviso da tutti gli attori del tavolo regionale – spiegano Reggiani e Catellani – dalle Bonifiche ai Comuni coinvolti, dalle associazioni imprenditoriali all’Arpa che si realizzerà un invaso di medio grandi dimensioni da progettarsi nel breve-medio termine”.
L’invaso potrà sopperire ai fabbisogni idrici plurimi: idropotabile, irriguo, energetico e laminazione delle piene. Lo stesso invaso dovrà incrementare le potenzialità ricettive e turistiche dell’Appennino.
“Sul percorso cui è atteso ora l’invaso – preannunciano gli esponenti del mondo rurale – saremo vigili e pronti a fare sentire la nostra voce. Ci fa piacere che ci sia la piena condivisione delle bonifiche e chiediamo sin da ora di essere coinvolti nello studio che svolgerà l’Autorità di bacino”.
“L’invaso ha una chiara valenza ambientale, civile ed economica: esso rispecchia il futuro della Food Valley per i prossimi 100 anni. Ci rendiamo quindi disponibili a dialogare, con un confronto, con il mondo ambientalista, che in questi giorni ha espresso le proprie preoccupazioni, per valutare gli effetti benefici che l’invaso poterebbe in termini di: riduzione delle emissioni di anidride carbonica, salvaguardia della biodiversità, preservare gli ambienti dalle esondazioni”. (G.A.)