Sabato 23 giugno c.a., nell'ambito di "Eventi sperversi", al PianoTerra [42039] di Ligonchio, alle ore 17:00, Piergiorgio Casotti presenta il libro “Index G”, con la partecipazione di Emanuele Brutti.
L'indice Gini è una misura statistica di disuguaglianza, utilizzata anche per misurare la segregazione residenziale. Studi accademici rivelano come negli Stati Uniti la segregazione razziale sia in aumento e si manifesti su diversi livelli geografici agglomerati. Una nuova macro-segregazione nella quale la differenziazione razziale avviene per macro aree geografiche (ad esempio interi sobborghi o municipalità) e non più, come in passato, tra quartiere e quartiere. In altre parole, la segregazione residenziale si è ridotta in alcuni livelli geografici (quartiere-quartiere) aumentando però su altre scale spaziali (da città a periferia o da sobborgo a periferia). A St. Louis, ad esempio, i codici postali sono importanti. A nord di Delmar blvd, 95% nero, l'aspettativa di vita è di 67 anni. A pochi passi, a poche centinaia di metri a sud di Delmar blvd, 70% bianco, una persona ha un'aspettativa di vita di 82 anni.
Silenzio, incertezza, assenza sono le parole che guidano il libro. È sulla percezione sottile del fallimento (umano) che questo lavoro si concentra. L'idea di una discontinuità tra sistemi spaziali umani adiacenti. Con l'uso insolito e intrigante di testo/poesia e immagini reali si cerca di sbilanciare lo spettatore spingendolo a percepire un senso di stranezza e anomalia. Come in un dialogo visivo tra R. Carver ed E. Hopper, questo lavoro si svolge come un'opera teatrale del silenzio, fatta di assenza di personaggi e delle loro storie peculiari, in cui le cose viste e raccontate rimangono non dette e sospese nel tempo, in quel momento specifico di incertezza in bilico tra qualcosa di inafferrabile appena accaduto e le cui conseguenze siamo solo in grado di percepire, o la sensazione eccitante che accadrà presto. Un limbo pieno di tensioni e dubbi. Nulla accade, apparentemente, ma la storia si svolge nel silenzio delle vite.
Le immagini a colori e in bianco/nero rivelano due mondi in competizione che fluiscono insieme in parallelo. L'esterno e l'interno. Uno è la superficie visibile, uno è ciò che è invisibile per la maggior parte di noi. Il testo, sotto forma di sceneggiatura cinematografica, cerca di condurre lo spettatore a un diverso livello di interpretazione e percezione, sempre indefinito; reale o surreale?
Lo stile verbale volutamente “iperbolico” vuole creare un mondo semi-reale per definire un contesto in cui tutto questo (segregazione) accade. È un libro dal ritmo lento, un gioco di associazione mentale, un processo attraverso il quale le immagini e le parole si completano.