“Non sono a conoscenza di alcun Progetto pilota per la riapertura del Punto nascite dell'ospedale S.Anna di Castelnovo ne' Monti”. Così l'assessore regionale alla salute, Sergio Venturi,ha risposto al consigliere leghista, Gabriele Delmonte,che, nel corso del “question time” gli aveva chiesto se fosse a conoscenza di “progetti pilota attivabili attraverso il ministero della salute al fine di riaprire i punti nascita chiusi nello scorso anno sul nostro territorio regionale”.
“Una domanda legittima – spiega Delmonte – conseguente all'incontro pubblico organizzato a Castelnovo Monti l'8 giugno scorso nel quale il sindaco Enrico Bini, supportato da alcuni esponenti del Pd, come l'onorevole Antonella Incerti, avevano più volte ribadito “come sarebbe stato possibile intraprendere un percorso che portasse all’attivazione di un 'progetto pilota' di carattere nazionale, al fine di riaprire i punti nascita dell’Appennino emiliano”.
“In altre parole – sottolinea il consigliere leghista – l'assessore ha sconfessato i suoi compagni di partito, che, a quanto pare dunque, si erano appigliati alla futuribile ipotesi di un non meglio precisato 'progetto pilota', al sol fine di sottrarsi dall'aderire all'appello dei comitati dei cittadini 'Salviamo le cicogne' e 'Di.na.mo' che avevano chiesto alla Regione di riformulare al Ministero la richiesta di deroga che avrebbe consentito la riapertura del punto nascite di Castelnovo ne' Monti”.
“Un autogol, quello di Bini e Incerti, strumentale alla ragion di partito, poiché la chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio appenninico (che presenta condizioni orogeologeografiche a tal punto difficili da rientrare a tutti gli effetti nella 'deroga') è tutta imputabile alla Regione, a targa Pd, la quale, nel 2017, sentito il parere del 'Comitato percorso nascita nazionale' e dopo aver fatto richiesta di deroga presentando una documentazione imprecisa (e dunque prevedibilmente rigettabile) aveva deliberato la chiusura di tutti, e solo, i 3 punti nascita della montagna, ovvero quelli che presentavano evidenti condizioni orogeografiche difficili”, sottolinea il consigliere del Carroccio.
“Di positivo, in questa disputa che vede la Lega in prima linea, a fianco dei comitati cittadini, per la riapertura del punto nascite di Castelnovo, c'è stata l'apertura dell'assessore Venturi, il quale ha aperto alla possibilità 'in fase di Conferenza Stato-Regioni, di rimettere in discussione l’accordo Stato-Regioni del 2010 (alla luce delle nuove aperture fatte dall’attuale governo nazionale) che ha, di fatto, dato mandato alle regioni di chiudere i punti nascita nei quali venivano eseguiti meno di 500 parti all'anno”, chiosa Delmonte.
Dal Movimento 5 Stelle: “La risposta dell’assessore Venturi oggi in assemblea sulla riapertura dei punti nascita è l’ulteriore dimostrazione di come il Pd continui a farsi beffa dei cittadini della montagna. Dei fantomatici progetti pilota che il sindaco Bini e l’onorevole Incerti avevano annunciato ai quattro venti la Regione sostiene di non saperne nulla, continuando così il gioco allo scaricabarile che va avanti ormai da troppo tempo. Per questo nei prossimi giorni depositeremo una risoluzione per chiedere che la giunta presenti una nuova richiesta di deroga per i punti nascita chiusi lo scorso anno tra i quali c’è anche quello di Castelnovo ne' Monti”.
È questo il commento di Silvia Piccinini, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, alle dichiarazioni in assemblea legislativa dell’assessore regionale alla sanità Sergio Venturi riguardo al caso della chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti all’anno in zone particolarmente disagiate.
“Venturi in aula, oltre a smentire quanto detto dal sindaco di Castelnovo e dalla parlamentare Pd Antonella Incerti, si è detto disponibile al confronto su una revisione dei criteri che hanno portato alla chiusura di queste strutture – spiega Silvia Piccinini –. Visto che noi vogliamo che queste parole non restino al vento chiediamo ufficialmente che la Regione avvii questo processo presentando al più presto una nuova richiesta di deroga al Ministero. Richiesta che però deve essere di certo meglio motivata e più precisa di quella che è stata bocciata lo scorso anno. Basta prendere in giro i cittadini. Noi lo ribadiamo: mantenere in vita i punti nascita dove si registrano meno di 500 parti all’anno si può. Basta applicare questi stessi criteri, non alla singola struttura, ma all’equipe medica che opera in più realtà vicine e che insistono su zone disagiate come quelle della nostra montagna. Possibilità che per il punto nascita di Castelnovo – conclude ormai sarebbe più che naturale vista l’integrazione del Sant’Anna con l’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia”.