Il cordoglio per la scomparsa di Dante Bonezzi, il 72enne reggiano appassionato di escursioni e funghi, e il ritrovamento del suo cadavere ad opera dei volontari cacciatori intervenuti su appello della figlia, lancia qualche interrogativo sul sistema dei soccorsi.
Il 26 maggio scorso Bonezzi era partito da Reggio spiegando ai parenti di voler raggiungere l'area del passo del Cerreto. Ma da quel momento non si sono più avute sue notizie. E sin dalla scomparsa dell’uomo si erano attivati, su coordinamento della Prefettura, soccorso alpino, vigili del fuoco e polizia poi, non rinvenendo nessuno, le ricognizioni erano state sospese dopo una settimana di ricerche, purtroppo in una zona molto vasta e complessa da battere, sulla quale per altro si è riversata il maltempo di questa tarda primavera. La figlia dell’uomo, ritenendo che il padre, che in passato aveva dato segni di amnesie, potesse essere ancora sul posto non si è data per vinta ha personalmente chiesto l’intervento dei Cacciatori dell’Atc Re 4 Montagna che, sul posto, sono intervenuti con tre squadre e hanno operato con la tecnica dell’accerchiamento tipica delle battute di caccia.
Il corpo di Bonezzi – per il quale si indaga sulle cause del decesso - sarà rinvenuto proprio dai cacciatori a sei chilometri dal punto di partenza, il Passo dell’Ospedalaccio, lungo il sentiero 104, sopra la sorgente del Tavarone, in una zona impervia vicino ai Prati di Camporaghena, nel Comune di Comano (Lunigiana). Precedentemente, appunto, non avevano dato esito le ricerche ufficiali anche con cani molecolari. Eppure l’8 di giugno la figlia aveva ricolto il suo appello “continuiamo a cercare Dante”. E sono stati proprio i conoscitori del territorio, nella loro prima uscita, a rinvenire il corpo dell’uomo.
A Redacon scrive, in un commento, la nota veterinaria Loretta Boni che, in passato, ha partecipato con i suoi cani addestrati a ricerche di scomparsi, anche in zone terremotate: “Faccio parte della protezione civile dal lontano 1991 e ad oggi mi pregio di avere due cani operativi per ricerca persona. Mi chiedo solo se non sarebbe il caso di coinvolgere fin da subito forze locali grandi conoscitori delle zone di ricerche come l’esito dell’attività di ricerca di Bonezzi ha dimostrato”.
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AGGIORNAMENTO: una nota di commento del Saer (Soccorso Alpino Emilia Romagna)
Si impongono delle precisazione da parte uno degli “addetti ai lavori” in eventi complessi come questo della ricerca del Sig. Dante Bonezzi che ha interessato un ampio territorio, particolarmente impervio, difficile, pericoloso, ostile e coperto da fitta vegetazione coinvolgente sia la Regione Emilia Romagna che la Regione Toscana.
La complessità ha implicato una importante sinergia tra enti diversi nell’utilizzo delle risorse, nella elaborazione delle strategie connesse ai piani di ricerca prefettizi messi in atto dai soggetti competenti e demandati.
Gli stessi hanno impiegato sul campo tutte le risorse spendibili ed adeguate al territorio dove dovevano andare ad operare (per inciso non i cani molecolari ritenuti dai responsabili non utilmente impiegabili nel caso specifico).
Le modalità e i tempi di del recupero della salma (circa 5 ore, 15 tecnici con tecniche di calata prettamente di soccorso alpinistico) evidenziano la complessità e impervietà del terreno dove si è lavorato.
L’applicazione dei piani prefettizi non consente “l’arruolamento” di privati cittadini, ancorchè esperti del territorio, ma invero non è impedito o precluso ad alcuno di mettersi volontariamente a disposizione e, come tante volte è successo, di essere impiegato con le opportune cautele dagli enti demandati a gestire l’intervento e ad applicare le strategie condivise con il prefetto.
I piani prefettizi sono sempre applicati conformandosi alle circostanze contingenti ed alle risorse spendibili.
Nel caso specifico l’attivazione del piano ha comportato l’ufficiale allertamento ed il dispiego delle forze operative, professioniste e volontarie professionali, adeguatamente formate e sotto le garanzie che la legge vigente riconosce, ivi compresa infatti la Dott.ssa Boni che è intervenuta, insieme a molti altri cinofili, ed ha operato con i suoi cani.
Sia i professionisti del soccorso che i volontari professionali, nelle operazioni che vanno a fare sono tutelati da un sistema normativo, formativo ed assicurativo che li rende operatori del sistema.
Le attivazioni delle operazioni di soccorso non possono che riguardare gli operatori del sistema, ma ciò non esclude che privatamente soggetti singoli od associati, sotto la propria responsabilità ed in ossequio ad un proprio impulso solidaristico, si mettano a disposizione, d’altronde come può un Prefetto attivare nelle operazioni di soccorso i privati ed inserirli a priori nel piano prefettizio?
Preciso inoltre che una volta evoluta la ricerca ed esaurito il piano prefettizio sulla base dell’attività fatta, molti operatori hanno continuato privatamente, come ad esempio han fatto volontari del Soccorso Alpino (che nelle loro attività hanno peraltro incontrato amici della famiglia, Vigili del Fuoco fuori dall’orario di servizio, operatori della protezione civile, ecc), a perlustrare le zone localizzando lì le loro escursioni od altro, nella speranza di restituire il Sig. Bonezzi alla famiglia.
Speranza vanificata dalla vastità del territorio fino al momento del perlustramento da parte della squadra Atc 4 dell'area fortunatamente giusta che ha messo fine definitivamente alle ricerche.
Ritengo che relativamente a questo triste episodio sia doveroso il pieno e totale rispetto della famiglia, pertanto le polemiche che riguardando il sistema di attivazioni, coinvolgimenti e coordinamenti prefettizi dovrebbero essere fatte o lanciate in altre sedi ed altri ambiti. Ora è il momento del cordoglio.
Sergio Ferrari Delegato Soccorso Alpino Emilia Romagna
Pienamente d’accordo con il Signor Sergio, delegato soccorso alpino.
Condoglianze alla famiglia.
Alessia