Riceviamo e pubblichiamo
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Alle cinque in punto erano già tutti riuniti in piazzale Gramsci in attesa del pullman di Borghi che li avrebbe portati a destinazione per assistere ai festeggiamenti del centenario, fine Grande Guerra 1914 - 18, con i fanti provenienti da tutta Italia.
L’associazione fanti di Castelnuovo ne’ Monti col presidente Savino Viappiani ha organizzato questo ritrovo, così partenza puntualissima e varie fermate per accogliere altri aderenti. A Felina li aspettava un gruppo numeroso, poi altre fermate prima della città, poi a Reggio e anche dopo, più o meno cinquanta, sessanta persone.
Vecchi fanti che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale, ora accompagnati dalle rispettive consorti, oppure giovani fanti, quelli che hanno dovuto fare il militare obbligatorio e qui mi viene da pensare che questa bella associazione che ha fatto molto anche nel volontariato, non avendo seguito si dissolverà nel tempo. Poi c’erano loro, i figli (ormai pochi) e i nipoti di quelli che avevano combattuto nei contrafforti del Carso e del Grappa. Pochissimi tornati a casa a fine guerra, tanti rimasti lassù decimati dagli attacchi degli Austriaci, dalle bombarde, dall’arma bianca e anche quelli morti negli ospedaletti militari, perché assaliti dalla “Spagnola” malattia contratta in guerra che poi ha fatto molte vittime anche fra i civili.
Arrivati a Vittorio Veneto si sentiva subito nell’aria odore di festa, il suono delle fanfare, tutte le associazioni di tutte le città d’Italia con le loro divise colorate coi foulard al collo con lo stemma del fante sulla punta, le bandiere delle varie associazioni, i medaglieri, gli stendardi. Ogni città d’Italia sfilava con i suoi fanti, composti gli anziani, mentre i giovani marciavano orgogliosi e patriottici come lo erano stati una volta. Una sfilata durata più di due ore che si snodava su un grande viale lungo due chilometri, ogni gruppo si presentava col suo cartellone lungo quanto la larghezza della strada con su scritto la località da dove arrivava, la brigata di appartenenza e il numero dei morti che aveva lasciato durante questa lunga e sanguinosa guerra (cifre da fare rabbrividire). Poi c’erano i gruppi con le divise originali di quel tempo e i fanti paracadutisti della Nembo e della Folgore, con le Bande, le fanfare, poi le crocerossine, le sostenitrici, gruppi enormi non finivano più di passare una cosa allegra e commovente allo stesso tempo.
Infine il pranzo offerto ai partecipanti dall’associazione Castelnovina, sembrava di essere alla sfilata, le portate non finivano più, tre ore con i piedi sotto al tavolo, allora Evviva i fanti! Evviva Savino!
(Elda Zannini)