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Da Ligonchio e Castelnovo sono partite le indagini per il traffico illecito di rifiuti

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I militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Emilia, con l’ausilio delle Stazioni Carabinieri Forestale della provincia e dei reparti territoriali del Comando Provinciale di Reggio Emilia, al culmine di una mirata attività sul traffico illecito di rifiuti hanno dato corso, su delega del Pm Stefano Orsi della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna coadiuvato dal Pm Maria Rita Pantani della Procura di Reggio Emilia, a una serie di perquisizioni presso un centro di recupero di rifiuti, un sito di stoccaggio, sempre del reggiano, nonché presso le residenze dei quattro indagati e dei rispettivi studi di consulenti e commercialisti.

I provvedimenti eseguiti scaturiscono da un’indagine nata a seguito di anomalie accertate presso talune isole ecologiche della provincia di Reggio Emilia durante il controllo del territorio effettuato dalle Stazioni Carabinieri Forestali. In particolare, si accertava  che soggetti non autorizzati prelevavano rottami metallici, ferrosi e non, presso le isole ecologiche di Castelnovo Monti e Ligonchio col presumibile intento di ricavarne profitto. Pertanto, al fine  di ottimizzare le attività investigative e circoscrivere il fenomeno criminoso, sono stati selezionati alcuni centri di raccolta di rifiuti metallici, i quali geograficamente ed orograficamente potevano risultare facilmente raggiungibili per la consegna dei rottami.

Mediante l’uso di banche dati istituzionali ed informazioni acquisite dal Nucleo Investigativo, sono state individuate alcune imprese fra cui un centro di recupero di rifiuti non pericolosi, consistenti in metalli ferrosi e non ferrosi del reggiano. Raccolte ed elaborate le informazioni prelevate dalle banche dati, è stato eseguito un controllo amministrativo alla scopo di comprendere nel dettaglio la gestione dei rifiuti in ingresso. In quell’occasione, si è provveduto all’acquisizione di tutta la documentazione relativa alle «autofatture» utilizzate per giustificare l’ingente movimentazione giornaliera di metalli da parte dei privati. Dall’elaborazione dei documenti acquisiti e dalle successive articolate attività investigative è emerso che i responsabili dell’Impresa hanno organizzato un «castello documentale» per gestire i rifiuti metallici, nascondendo agli occhi degli Enti preposti ai controlli, i quantitativi, le tipologie e le metodiche di movimentazione degli stessi.

Dalle successive attività tecniche di intercettazioni, appostamenti, riprese video e controlli presso aziende collegate, si è potuto accertare la ricezione irregolare di varie tipologie di rifiuti da parte di fantomatici privati, una movimentazione illecita di un ingente quantitativo di rifiuti metallici e l’uso di un’area non autorizzata per lo stoccaggio illecito della stessa tipologia di rottami. Sono state effettuate indagini anche a livello dei conti correnti bancari, dato l’elevato giro di contanti/assegni con cui il Centro paga i privati, arrivando a prelievi bancari giornalieri nell’ordine di 5-15 mila euro, attualmente ridotti ed ovviati con l’utilizzo di bonifici e Postepay. Un giro di malaffare ’ affari stimati a più di due milioni di euro annui.

All’esito delle attività di perquisizione si è proceduto al sequestro di 15 mila euro di denaro contante, circa 26.000 kg di rame, per un valore di mercato di circa 60.000 euro, circa 12.000 kg di materiale ferroso, ed altri rifiuti metallici, circa 200 kg di componenti elettronici, un big bag contenente guaina dei cavi elettrici priva di filamento metallico interno, attrezzatura per la lavorazione dei materiali presenti nel sito non autorizzato, 16 ceste contenente altro materiale di tipo ferroso, sei cassoni contenenti centinaia di batteria a piombo per autovetture, 126 contenitori di diversi motori elettrici, alternatori, bombole di condizionatori e altri materiali ferrosi per un toltale di circa 250 quintali, cinque mezzi dediti al trasporto illecito, una stampante illegale, in quanto non collegata da alcuna pesa e non autorizzata dall’ufficio metrico della Camera di commercio, utilizzata per riprodurre scontrini di pesa falsi, varia documentazione contabile ed attrezzatura informatica. Durante le perquisizioni presso la residenza degli indagati sono state sequestrate 172 cartucce illegalmente detenute e due fucili con sequestro amministrativo cautelativo.

Tra i reati contestati ai quattro indagati (tutti reggiani aventi un età compresa tra i 64 e 34 anni) v’è la truffa e la ricettazione oltre che il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.