Home Cronaca Simona Atzori, la farfalla che vola con le ali della danza e...

Simona Atzori, la farfalla che vola con le ali della danza e della pittura – Fotogallery

231
0
Simona Atzori. Foto Francesca Villani

"Spesso i limiti non sono reali, i limiti sono solo negli occhi di chi ti guarda".

Ci sono persone che quando toccano la tua anima la rendono più bella e leggera, una di queste è sicuramenre Simona Atzori.

Venerdì 20 aprile ho avuto modo di vederla, ascoltarla e soprattutto "sentirla". Sentire è un verbo che indica quando si avverte o si prova una qualche sensazione fisica. Si può sentire con l'udito, ma anche con il resto del corpo. Simona l'ho sentita con l'anima, e credo che molte altre persone, che con me gremivano il teatro Bismantova di Castelnovo ne' Monti, abbiano avuto la stessa sensazione.

Simona Atzori. Foto Francesca Villani

L'abbiamo vista prima danzare e dipingere, poi raccontare la sua vita con un video seguito dal dialogo col pubblico. Lei, bellissima, seduta a bordo palcoscenico accompagnata da Simone Torlai (altra talentuosa scoperta), si racconta portandoci fuori dal pregiudizio, dal preconcetto che per essere felici occorra la perfezione. Già il titolo dello spettacolo: "Cosa ti manca per essere felice" era un primo indizio per capire su che sentiero ci avrebbe accompagnato. Non ci ha giudato tenendoci per mano, Simona è nata senza le braccia, ma ha fatto una cosa più bella: ci ha fatto volare con le sue ali: la danza, la pittura, le parole, il sorriso e l'anima.

"Non sapevo come avrei fatto, ma ti ho solo  immaginato felice", sono le parole della madre che ha portato Simona a immaginarsi dipingere e danzare, e fare tutto ciò felicemente. Mentre il resto del mondo le diceva che non si poteva fare, Simona si vedeva ballare su un palco e colorare una tela. Non sono stati gli sguardi delle persone che le dicevano "Non si può!" a fermarla nel lungo cammino che l'ha portata davanti a noi sul palco.

La presenza di Simona a Castelnovo è  il primo di una serie di eventi che "Sentieri del sollievo" organizza in occasione del decennale dalla sua nascita. Simone Torlai sottolinea con tre parole il filo che unisce questa artista con l'associazione: coraggio, perdita e speranza.

Simona Atzori. Foto Francesca Villani

Coraggio.

Per coloro che chiedono aiuto a "Sentieri del sollievo" il coraggio è la forza di andare avanti, di superare una perdita, ma prima di tutto il coraggio di chiedere aiuto. Quando Simone domanda a Simona (questo gioco fra i due nomi si ripeterà simpaticamente per tutta la serata) qual è stata la prima volta che si è accorta di avere tanto coraggio, la nostra farfalla risponde "Per un periodo della nostra vita non ci piaceva più sentirci dire di essere coragiosi, per noi le persone coraggiose erano gli eroi, quelli che fanno grandi conquiste, ma noi non facevamo questo. Il coraggio non è sopperire a qualcosa che manca. Qualche anno fa la mia mamma si è ammalata e la parola coraggio ha bussato alla mia porta, e ho fatto entrare un coraggio che non conscevo. Cercando nell'etimologia del coraggio ho trovato che significa avere cuore, quando ho letto questa cosa ho capito che il coraggio è di tutti noi, indipendente dalle cose che facciamo. Da quel momento ho scoperto che avere coraggio significava far entrare nella mia vita un grande cambiamento, il più grande, la perdita di mia madre".

Simona Atzori. Foto Francesca Villani

"Tu hai un fornitore di coraggio?" Simona risponde che tutte le persone con un cuore sono i suoi "spacciatori" di coraggio, per prima la sua famiglia, poi le sue ballerine e ballerini e  tutte le persone che incontra ogni sera.

Perdita.

La vigilia del Natale 2012 Simona perde la madre, e con lei un paio di braccia importanti, come ha affronttato questa perdita?

"Lei, con mio padre, mi hanno dato lo strumento più importante per vivere la vita che mi avevano donato: l'amore. Quando ho perso la mia mamma ho pensato di perdere tutto, che non ce la avrei fatta. Ma non è così, lei è sempre con me, solo in un'altra forma. Nel libro "Dopo di te" dedicato a lei, racconto la mia vita particolare, speciale, e ora so che posso volare anche da sola e devo ringraziare lei e il mio papà per avermi accolta come un grande dono. Si dice sempre, quando nasce un bambino, "Basta che sia sano", ma anche questa è una cosa che dobbiamo modificare nella nostra società e capire che si può amare un figlio indipendentemente da quella che è la sua diversità. Loro mi hanno vista sempre e solo con gli occhi dell'amore, smettendo di verdermi per quello che mi mancava".

Simona Atzori. Foto Francesca Villani

Speranza.

"Ti sei sentita senza alcuna speranza in qualche monento della tua vita?" Simona afferma che di questi momenti ce ne sono stati e ce ne sono spesso, ma dentro di noi c'è sempre una piccola fiammella, quella della speranza, che si fa fatica ad alimentare da soli, a volte bisogna farsi aiutare. Occorre imparate che questi momenti fanno parte del nostro viaggio, cercare di tenerli lontani è uno sforzo che porta solo a spaventarci. La speranza aiuta a crederci, a desiderare, ad andare avanti anche quando è tutto buio".

Sono ancora molte e bellissime le parole che Simona ci ha lasciato, ma le altre le porto nel cuore e provo a ripetermele ogni giorno, concludo semplicemente con l'ultimo inervento della serata da parte del pubblico: "Mi chiamo Paolo, sono un portatore di handicap, tu questa sera ci hai portato un messaggio incredibile, usciamo di qua trasformati e di questo volevo ringraziarti".

Grazie anche da parte mia Simona.

(Doris Corsini)

                                  Fotogallery  Marisa Marazzi

***

Simona Atzori. Foto Francesca Villani

Tratto da simonarte.com

Simona Atzori nasce a Milano nel 1974. Fin da piccola era una bambina vivace e piena di sogni. Immaginava già di correre e di danzare libera e felice.
I sogni che aveva nel cuore erano la pittura e la danza e grazie al supporto della sua famiglia, inizia fin da bambina a coltivarli con passione.

La Pittura

Si avvicina alla pittura all'età di quattro anni come autodidatta. Nel 1983 entra a far parte dell'Associazione dei Pittori che Dipingono con la Bocca e con il Piede (V.D.M.F.K.). La casa editrice italiana è la Spam di Verona (abilityart.it). Nel 1992 dona a Papa Giovanni Paolo II il ritratto del Santo Padre. Nel 2014 dona a Papa Francesco il suo ritratto in sala Nervi in Vaticano. Nel 2001 si laurea in "Visual Arts" presso la "Univesity of Western Ontario" in Canada. Dal 2008 i suoi quadri sono in mostra permanente nella città di London Ontario, Canada. Partecipa a mostre collettive e personali in tutto il mondo: Italia, Cina, Canada, Portogallo, Svizzera, Spagna, Austria, Messico, Grecia.

La Danza

Simona inizia a danzare all’età di 6 anni, seguendo corsi di danza classica. Ambasciatrice per la Danza nel Grande Giubileo del 2000. Protagonista della cerimonia di apertura delle Paralimpiadi di Torino 2006. Nel 2006 partecipa alla trasmissione "Amore" di Raffaella Carrà. Nel 2009 Simona ha danzato durante due tappe del "Roberto Bolle and friends". Nel 2010 nasce la SimonArte Dance company, che ha all’attivo tre produzioni in collaborazione con danzatori del Teatro alla Scala di Milano. "Me", "Cosa ti manca per essere felice?" (dal libro lo spettacolo di danza) "Una stanza viola". Nel 2012, Simona ha aperto la quarta serata del festival di Sanremo. Nel 2014 Simona danza in Sala Nervi in Vaticano per Papa Francesco. Nel 2017 lo spettacolo "Una stanza Viola" viene portato in scena al Festival dei due mondi di Spoleto.

La Scrittura

Simona è ritratta nella copertina del libro di Candido Cannavò, "E li chiamano Disabili". Nel 2011 è uscito il suo primo libro: "Cosa ti manca per essere felice?" Mondadori. Nel 2014 esce il suo secondo libro "Dopo di te" Mondadori. Il suo primo libro viene tradotto in spagnolo dalla casa editrice Palabra nel 2016 ¿Qué te falta para ser feliz? Nel 2018 esce il suo terzo libro "La strada nuova" edito da Giunti.