"Dobbiamo insegnare ai ragazzi il senso del limite. Lo smarthpone è invece l'illusione di essere illimitati e di potere comunicare con tutti e che a tutti possa interessare una nostra foto o quanto facciamo. Io credo che questa illusione possiamo posticiparla". Sta facendo molto discutere e incassa anche molti apprezzamenti, in queste ore, la presa di posizione di don Giordano Goccini, già sacerdote a Castelnovo, laureato in Scienze della Comunicazione, nonché per sette anni direttore della Pastorale Giovanile e ora parroco a Novellara, che invita i bambini della Prima Comunione e, quindi anche i loro genitori, a non scambiare come regalo il cellulare di ultima generazione. Insomma, "no a regali hi-tech ai bambini per la loro Prima comunione" don Giordano si è pure detto di essere pronto a "rifiutare" questo atteso sacramento ai bimbi che lo aspettano solo per ottenere il tanto agognato smartphone come regalo.
"A 11-12 anni lo smartphone non serve - ha detto don Giordano intervistato dal Carlino Reggio - . Magari qualche genitore pensa che possa essere utile per controllare meglio il proprio figlio quando è fuori. Ma credo che si rischi di farlo allontanare ancora di più dalla famiglia, perché può isolarsi nel mondo dei social". E a Telereggio ha aggiunto: "La Prima Comunione è un sacramento da celebrare con una certa sobrietà. Ho l'impressione che quando si esagera nella cornice il quadro non è un gran che. E credo che c'è una anticipazione terrificante delle nuove tecnologie poste in mano ai bambini".
"Noi adulti non ci rendiamo conto della pericolosità e della mancanza di educazione nell'insegnare, anche nelle nuove tecnologie, il senso del limite". "Lo smartphone è per i bambini l'ingresso in una foresta inesplorata. Forse, come educatori, possiamo prenderci il tempo per educarli un po' alle relazioni reali. E ricordiamo che in Italia c'è una legge che dice che nei social si può entrare a 13 anni".
Nel merito, don Giordano si è confrontato con i genitori e li ha esortati "ad affrontare seriamente la questione. Anzi, mi piacerebbe che i genitori si mettessero d’accordo su quando è il momento di regalarli. Perché poi saltano fuori le discriminazioni: un bambino non ha il cellulare e l’altro sì. E i figli su queste cose ci stanno male davvero".
Non sono per niente d’accordo.
Lo strumento non va demonizzato: ciò che conta è l’uso che se ne fa
Mi pare del tutto fuori dal tempo, oltre che dal mondo, “minacciare” di non dare il sacramento ai bimbi che chiedono un regalo tecnologico….che dire allora della proposta di utilizzare i tablet e gli smartphone anche a scuola??
Si può essere d’accordo oppure no ma lasciamo che l’educazione resti laica: ci pensino i genitori e le istituzioni…
Tutti i sacramenti andrebbero celebrati con sobrietà, anzi: la sobrietà andrebbe promossa sempre, in ogni professione e nella vita di tutti i giorni……
(FN)
L’utilizzo di questi aggeggi da parte di bambini, non aiuta certo all’educazione ai valori buoni dell’essere umano, vedi solidarietà , amicizia, etc. Sono causa del fenomeno dell individualismo; di certo i bimbi non possono capire come usarli nel modo giusto, anche perchè se gli si spiega di non entrare in certi siti, per fascino del proibito ci entrano subito. Di sicuro mio figlio aspetterà ancora prima di avere il suo cellulare, e riguardo la religione di sicuro divulga principi giusti per formare una società civile.
(anonimo)
Nel vedere adolescenti usare lo “smartphone” o regali molto tecnologici mi sono talora chiesto se sarebbe stato altrettanto per noi, all’epoca della mia giovinezza – e ammesso che avessimo potuto permetterceli – senza esser riuscito a darmi la relativa risposta, ma ricordo nondimeno che la nostra società aveva allora un modello, ossia costumi di vita, cui far riferimento, e al quale ispirare la nostra condotta, e se tale modello non avesse contemplato il predetto utilizzo suppongo che molto probabilmente ci saremmo adeguati, anche perché si cresceva con la regola che ogni cosa sarebbe arrivata “a suo tempo”, fuori da innaturali accelerazioni..
Forse pure allora non sarebbero mancate le eccezioni comportamentali, in questa come in altre circostanze – pur se noi ragazzi come dicevo eravamo per solito piuttosto obbedienti e disciplinati – ma il loro numero sarebbe stato comunque abbastanza contenuto, anche perché le “stravaganze” ed eccentricità degli adulti venivano viste e giudicate come tali, e per così dire circoscritte, tanto da non divenire un’abitudine diffusa e collettiva, e funzionare di riflesso quale esempio per i più giovani, poi in seguito molto è cambiato e siamo diventati sempre più insofferenti ai giudizi esterni ed ha sostanzialmente prevalso il principio o concetto che a ciascuno di noi, indipendentemente dall’età, vada quanto più possibile consentito di esprimere a suo modo la propria personalità.
La tesi dell’autoreferenzialità è sicuramente comoda e “liberatoria” ma non è priva di “controindicazioni”, a mio modo di vedere, e tra queste, io credo, il rischio di veder mano a mano scomparire i modelli di riferimento, che potevano apparire severi e restrittivi, specie se erano improntati alla sobrietà, ma ci aiutavano nel contempo a non sbandare, e per i giovani a saper attendere, e venendo alla questione in causa io sarei quindi d’accordo sull’applicare la gradualità, tuttavia ritengo che non si possa “riformare” un pezzo soltanto di questo nostro “sistema”, e neppure vi si riesca, dopo così tanti anni di permissivismo, e forsanche di lassismo, ma si debba invece affrontare il problema nel suo insieme, e comincerei innanzitutto dagli adulti (diversi dei quali, a mio parere, dovrebbero autodisciplinarsi un po’ nell’uso del “cellulare di ultima generazione”, dal momento che i giovani tendono di norma ad emularci).
P.B. 10.04.2018
(P.B.)
I sacerdoti si devono occupare delle questioni della fede, i genitori della famiglia e dei figli..
(Commento firmato)
condivido in pieno
(FN)
I Sacerdoti credo che tentino di aiutarci, là dove noi genitori purtroppo oggi facciamo molta fatica, cioè nell’educazione dei nostri figli. Perché il problema del cellulare è prima di tutto nostro: non solo lo compriamo a bambini ai quali non abbiamo ancora insegnato il rispetto per gli altri e per le cose, ma lo utilizziamo noi talvolta in modo eccessivo. Come per altro tutti i social. Io credo che il telefonino, per i nostri giovani, sia diventato una seria dipendenza, e come tutte le dipendenze, toglie loro la libertà.
Ringrazio i Sacerdoti e tutti gli educatori e operatori laici che in questo periodo si stanno attivando con tanta generosità e professionalità con iniziative diverse, anche all’interno delle scuole, per aiutare i nostri giovani ad utilizzare il telefonino senza diventarne vittime o schiavi .
Patrizia Croci
(Patrizia Croci)
Solo un breve esempio :eravamo al mare e mio figlio era stato invitato da alcuni amici a una pizza,Arrivati nel locale e preso posto,14 de 15 ragazzi misero il loro cellulare sul tavolo,vicino al piatto.Dopo pochi minuti cominciarono le chiamate e la tavolata divenne un guazzabuglio di suonerie,di risposte che si prolungavano nel tempo e chi non avveva ancora il cellulare mangio’ la pizza da solo.come poi solo erano tutti gli a
(Paola Agostini.)
Chiedo scusa ma il mio commento non era finito e mi e”’volato via”.Vorrei aggiungere che questo episodio risale a un po’ di annii fa ,\quando mio figlio non aveva ancora il cell perche’ ragazzino.Ringrazio don Giordano che almeno e’ riuscito a far parlare genitori e tannti giornali scrivere su queste tecnologie l’uso delle quali,tr
(PaolaAgostini.)
Mi scuso.ma il mio commento incompleto mi e’ ”volato via”. per la seconda volta.Volevo aggiungere che l’episodio risale ad anni fa ma accade ancora molto spesso di andare a cena e”parlare ” col proprio cellulare” e la corsa sfrenata a tecnologie che non hanno rallentamenti,che diventano sempre piu’ sofisticate,a cellulari che fanno tutto come un robot ben prograammato-che presto troveremo negli uffici -Ringrazio don Giordano che ha fatto parlare taante famigliee,scrivere tanti gioornali e persino la radio. Ringrazio la redazione se mi pubblica dopo aver messo a posto il pasticcio.IBuonasera.paola agostini.
(PaolaAgostini.)