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Si commemora l’eccidio di Cervarolo, le parole di Emanuela Caselli: “il male genera altro male”

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C’è sempre freddo a Cervarolo, il giorno della Commemorazione.

L'Aia di Cervarolo

Un freddo che ricorda quel terribile giorno,dove anche la neve improvvisamente apparve, e come oggi pare apparire, portata da un vento gelido che non ha nulla a che fare con le temperature miti della primavera.

In quest’aia dove il tempo si è fermato, c’è ancora chi ricorda. C’è ancora chi, fermandosi davanti alla lapide che riporta i nomi dei defunti, sospira.

E c’è chi Ccmmemora. A fare da cornice alla Santa Messa è la giornata delle Palme: giorno di gaudio, in cui Gesù viene accolto festosamente a Gerusalemme, un preludio della più cupa disperazione.

Indetta dal comune di Villa Minozzo in collaborazione con le associazioni partigiane Alpi-Apc, Anpi e Istoreco, la manifestazione è partita dal piazzale Belvedere per arrivare all’aia, dove la Santa Messa presieduta da Don Gobetti è stata solenne ed efficace.

La cerimonia, come sempre coordinata dal neo presidente dell’Alpi-Apc Elio Ivo Sassi, è stata partecipata e attenta. Vengono ringraziate le autorità presenti: la presidente del consiglio comunale di Reggio Emilia e autrice dell’orazione ufficiale Emanuela Caselli, Assessore della provincia di Reggio Emilia Antonio Manari, la vice prefetta vicario Alessandra De Notaristefani, non ultima l’onorevole Antonella Incerti che arriva “a sorpresa” dimostrando un occhio di riguardo per la commemorazione dei tragici fatti avvenuti settantaquattro anni or sono.

Non manca il sindaco Fiocchi di strappare qualche lacrima di commozione con la lettura di una poesia di Marino Fontanini di Gazzano, per poi descrivere con precise e rapide pennellate i valori di resistenza e democrazia.

Autorità e gonfaloni presso l'Aia

È il turno di Emanuela Caselli, che con parole semplici e capaci di arrivare dritte al cuore ricorda i tragici fatti avvenuti sull’aia: pare quasi di esserci, sentire il fischio di quel vento gelido, udire le parole cruente dei tedeschi, rivedere le umiliazioni subite, soffrire per le percosse. Tutto questo rievocano le parole della presidente, che dopo aver letto un brano di Umberto Monti tratto dal libro “raffiche di mitra in montagna” conclude: «L’Appennino, il nostro Appennino, questa terra è la mia radice, casa e storia della mia famiglia, di mia madre e di mio padre partigiano, casa e storia dei miei figli e filo rosso di un impegno amministrativo. Per questo abbiamo il dovere della memoria: non solo per onorare le tante donne e i tanti uomini, e i tanti ragazzi, che hanno sacrificato la loro vita per liberarci dal fascismo e dalla occupazione tedesca. Ma anche per tramandare da una generazione all’altra la consapevolezza della “banalità del male” come dice Hanna Arendt, e cioè che al male ci si può abituare: il male genera male.»

I valori sono l’indice da tenere sempre presente nella nostra quotidianità, che partono dai banchi di scuola e arrivano fino alle comunità.

«Abbiamo il dovere di ricordare perché non si ripetano gli errori, e gli orrori, del passato: perché lo scorrere del tempo non rischi mai di confondere le ragioni con i torti, le vittime con i carnefici, le idee giuste con quelle sbagliate.» conclude la Caselli non senza un ringraziamento a tutte le associazioni che tengono in vita tutte queste iniziative.

È poi il turno del vice preside Emanuele Ferrari di spiegare come, in un connubio tra insegnanti e alunni, si sia arrivati alla stesura della rievocazione da parte dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado “G.Galilei” dell’istituto comprensivo di Villa Minozzo. Prezioso è stato il contributo del corpo bandistico di Villa Minozzo, che ha accompagnato i ragazzi nella rievocazione. Musica, canti, fatti di cronaca sfilano nelle parole degli studenti che, pur trattandosi di eventi accaduti molto tempo prima della loro nascita, evocano stordimento per un orrore privo di ogni logica umana.

Nel pomeriggio, presso la località di Cerrè Sologno, sempre nel Villaminozzese, le associazioni partigiane e i carabinieri assieme all’Assessore Giuliano Gabrini ricordano la battaglia svolta cinque giorni prima rispetto ai fatti di Cervarolo, che vide la perdita di molti partigiani. 

«Questi, come altri, sono eventi che non devono essere dimenticati,» conclude il presidente dell’Alpi-Apc Elio Ivo Sassi, curatore del cerimoniale «e la partecipazione di oggi è la dimostrazione di quanto sono impressi nel cuore delle persone. Commemorare significa ricordare, ricordare che senza il sacrificio di uomini e donne che hanno vissuto in quei tragici giorni, noi probabilmente non ci saremmo. Per questo dobbiamo rendere loro onore, e non lasciare che i nomi scolpiti su lastre di marmo siano solo nomi ma diventino persone. E l’unico modo per farlo, è tenere vivo il loro ricordo.»