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Centrale a biomasse a Villa Minozzo presso gli impianti sportivi: i cittadini chiedono spiegazioni. AGGIORNAMENTO: la risposta di Lucia Manicardi assessore all’ambiente

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Siamo alcuni cittadini del capoluogo di Villa Minozzo, preoccupati dalla decisione presa dall’Amministrazione Comunale di realizzare una centrale a biomasse e della relativa rete di teleriscaldamento al servizio degli edifici di proprietà pubblica.

L’impianto avrà una potenza di 700 KW, dovrebbe” utilizzare “cippato da biomassa vegetale” e, questo è singolare, andrà localizzato nell’area degli impianti sportivi del capoluogo, adiacente al piazzale dove è ubicata la tecno struttura che ospita tra l’altro la “Festa del cinghiale”, a 50 metri dalla palestra e dalla piscina comunale, e confinante con il parco giochi, il percorso vita, gli altri spazi del verde pubblico e degli impianti sportivi ivi ubicati.

L’Amministrazione purtroppo non ha informato la popolazione salvo i più stretti fedeli alla vita politica del paese e questo è l’aspetto più grave. Avremmo ritenuto importante fosse stata l’Amministrazione ad informare i cittadini e non, come purtroppo avviene anche in altre realtà, far cadere sui cittadini scelte importanti per la vita e la salute della gente che con orgoglio vive in questo paese ed in questo meraviglioso Appennino.

Quello che si chiede, non avendo chi scrive le necessarie conoscenze in materia, sono basilari ed elementari informazioni per farsi un’idea di quello che porterà la creazione di questa struttura e precisamente:

  • quale materiale sarà bruciato nell’impianto,

  • è materiale che proviene dal nostro territorio o proviene anche da altri territori,

  • chi gestisce l’impianto e in base a quale incarico o assegnazione pubblica,

  • quanto materiale deve essere utilizzato per il funzionamento dell’impianto,

  • di quanto aumenteranno i livelli delle polveri, comprese le ultrafini nell’aria, considerando che è dimostrata la pericolosità delle polveri per la salute arrivando ad incrementare i rischi di malattie dell’apparato respiratorio e di tumori,

  • qual è il risparmio che questo impianto porterà nelle casse comunali rispetto all’utilizzo dell’attuale riscaldamento a gas metano, al netto di maggiori oneri di allestimento e di manutenzione,

  • analizzare e avere a disposizione il progetto dell’intera opera e tutte le deliberazioni fino ad ora prese dall’Ente che riguardano l’impianto, la spesa da sostenere, gli incentivi promessi, ecc.,

  • perché non è stata scelta la strada più ‘pulita’ del fotovoltaico evitando così l’immissione in aria di particolati pericolosi e CO2,

  • sono state fatte ricerche sulla ricaduta che queste emissioni hanno sulla salute della gente,

  • come viene trasportato il materiale da bruciare fino all’impianto, si è tenuto conto dell’inquinamento di trattori ed autocarri a questo preposti che viaggeranno all’interno dell’area scelta per l’impianto.

Per ultimo e non per importanza, perché è stata prevista la sua ubicazione all’interno degli impianti sportivi del capoluogo, nella zona verde del paese dove trovano sede il campo da calcio, i campi da tennis, la palestra, la piscina, il percorso salute, il campo giochi dei bimbi?

Questa scelta è incomprensibile e “demenziale”, non trova la più piccola giustificazione, ma solo la dimostrazione del poco affetto e dell’assenza di considerazione che i nostri Amministratori hanno per il paese e il suo essere ospitale e “bello” per i turisti che lo scelgono, per tutti gli abitanti e in particolare per gli sportivi, i bambini e tutti coloro che soprattutto in estate frequentano l’area verde della zona sportiva ed ora invasa, per scelta di pochi amministratori, da un mostro a “biomasse”!

Noi cittadini abbiamo poi chiesto notizie in questi giorni, dopo avere “scoperto” il progetto, al primo cittadino Luigi Fiocchi, chiedendogli giustificazioni dell’operato, ma soprattutto invitandolo a organizzare una riunione pubblica nel capoluogo per spiegare approfonditamente il progetto e per dare risposte agli interrogativi della gente comune, che in parte sono stati esposti nella presente. Per non perdere tempo abbiamo chiesto copia degli atti in Comune sperando che nel frattempo la costruzione dell’impianto sia bloccata.

Cari Amministratori date un esempio di democrazia partecipata che purtroppo negli ultimi anni è mancata nella maggior parte degli Enti preposti portando purtroppo alla disaffezione della gente nei confronti delle amministrazioni pubbliche e di chi le rappresenta.

Un gruppo di cittadini di Villa Minozzo

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AGGIORNAMENTO: la risposta di Lucia Manicardi assessore all'ambiente

Sono assessore all’ambiente nel Comune di Villa Minozzo, vivo a Villa Minozzo, faccio spesa a Villa Minozzo, ho due ragazzini che frequentano quotidianamente gli ambienti di Villa Minozzo, tra cui quelli menzionati nell’articolo.

Mi sento personalmente offesa dal sapere che un gruppo di concittadini (buona parte dei quali mi conosce molto bene) possa anche solo immaginare che il mio impegno per l’ambiente e il senso di responsabilità verso la comunità e verso i miei figli possano essere posti in secondo piano da un “progetto demenziale” per chissà quale vantaggio, a chi, e per che cosa!

Sono contenta che ci sia attenzione al tema della qualità dell’aria, del paesaggio, della salute del territorio e delle persone che lo abitano, ma ciò che si ottiene con un intervento come quello pubblicato in prima pagina su questa testata è l’ennesima operazione di disinformazione di cui non abbiamo proprio nessun bisogno. Sconcertano i toni, il linguaggio, l’intento esplicito di screditare l’amministrazione nel suo operato e nei suoi obiettivi.

Ricordando che amministratori e uffici (e anche il progettista, che peraltro è un ben noto e stimato professionista di Villa Minozzo) sono sempre a disposizione per i chiarimenti dovuti, del progetto in questione è stata data ampia informazione, anche in più occasioni, attraverso tutti i media locali cartacei e online (tra cui lo stesso Redacon), TuttoMontagna, e il sito del comune dove la notizia è tuttora visibile.

Sarà comunque indetta a breve una pubblica assemblea di cui renderemo nota la data appena possibile per rispondere puntualmente, dati alla mano, a tutte le questioni sollevate nell’intervento. Sono – siamo, tutti noi amministratori – assolutamente sereni rispetto ad una proposta che lungi dal creare un “mostro” vedrà sorgere una caldaia alimentata a cippato da legna vergine e filiera locale per la produzione di energia termica (acqua calda per teleriscaldamento) in funzione nel solo periodo ottobre/aprile e grazie alla quale si potranno spegnere i camini di ben nove edifici ad uso pubblico che complessivamente causano immissioni in atmosfera di CO2 e polveri sottili in quantità decisamente maggiori di quanto non farà quell’unico impianto.

La tecnologia che verrà installata, e monitorata mensilmente da Arpae, corrisponde alla classe emissiva “5 stelle” secondo i parametri del Piano Aria Integrato Regionale 2020.

Ora, mi sorge una domanda: cari concittadini, gli impianti di casa vostra sono altrettanto performanti? Li fate regolarmente visionare? Per quanto riguarda poi l’impatto paesaggistico possiamo dire che è pressoché nullo in quanto l’edificio avrà dimensioni contenute, verrà rivestito in sasso e anzi aggiungerà un terrazzamento utilizzabile dalla comunità.

Infine, perché le biomasse? Perché siamo in montagna e i piccoli impianti a ricaduta locale hanno un senso in quanto la risorsa forestale non manca e può essere fonte d’integrazione di reddito oltre a favorire il ritorno ad una gestione attiva del bosco negli ultimi anni pressoché dimenticata, purché (e questo punto lo voglio sottolineare) lo si faccia in maniera intelligente e sostenibile.

Ma, ripeto, l’occasione per conoscere in dettaglio il progetto e avere tutti i chiarimenti del caso sarà data dall’assemblea durante la quale si parlerà anche della ristrutturazione della palestra del capoluogo e del nuovo edificio scolastico di futura edificazione.

(Lucia Manicardi, assessore all’ambiente a Villa Minozzo)

21 COMMENTS

  1. facendo seguito a quanto precisato dall’assessore dell’ambiente, mi sembra che la disinformazione sia stata soprattutto da parte degli amministratori. mi sembra che il coinvolgimento della popolazione sia stato nullo. io aspetto veramente una assemblea pubblica dove poter avere alcuni chiarimenti tipo.
    dire emissione di CO2 ma senza sapere quella attuale e quella futura, la provenienza del cippato, dai nostri boschi avete dei dati sulla quantità realizzabile?, l’impatto ambientale sarà minimo per la centrale ma il deposito del cippato lo è ugualmente, il cippato ha un potere calorico in grado di produrre 2Kw per ogni Kg. quindi se non sbaglio servirebbero circa 350 Kg/h circa 500q.li/giorno?
    il trasporto verrà attraverso la strada d’accesso alla piscina e palestra?
    e ancora il transito di automezzi non è inquinamento acustico e ambientale.
    Non è forse vero che in provincia di Parma (gazzetta di Parma) una centrale a cippato da 700Kw/h è stata convertita a pellets per ridurre l’inquinamento. il titolo dell’articolo è :

    GCR – Centrali a cippato, zero vantaggi
    07 Novembre 2013 – 19:25
    COMUNICATO

    Nella nostra montagna le centrali termiche, costruite o approvate ed in costruzione, sono ormai 8.

    Milioni di euro di fondi FAS, di finanziamenti Regionali, di finanziamenti Provinciali e di debiti, contratti dai comuni stessi, sono andati ad alimentare l’industria dei combustori e dei cogeneratori, senza creare alcun posto di lavoro in montagna e senza contribuire a ricostruirvi un tessuto economico.
    Soldi sottratti alla ristrutturazione dei borghi per il risparmio energetico, unico vero volano di lavoro per la ripresa dell’edilizia e del turismo. Gli amministratori sostengono che una centrale termica a cippato inquina meno di tante stufe, in quanto la combustione è ottimizzata e i fumi vengono trattati prima di essere emessi in atmosfera.

    Non è vero.
    Forse lo era per vecchie stufe e camini aperti, ma in montagna oggi si usano stufe a pellet o miste pellet-legna di moderna concezione e basse emissioni.
    Una stufa a pellet da 20Kw di potenza costa 1900 euro, detraibili dalle tasse al 55% e scalda 150 m2 con poco più di 1000 euro in un anno.
    Si chieda al comune di Palanzano che, dopo aver provato il cippato, nella centrale (700 Kw di potenza) è passato a bruciare pellet per non avere le emissioni e i quantitativi di cenere di prima.
    Non si dice che, mentre il combustibile delle stufe in montagna è legna stagionata due anni, quello della centrale termica è cippato fresco di sfalci di bosco.
    Il cippato, che appena tagliato ha un’umidità del 50-60%, viene commercializzato fresco con umidità del 35-40% (potere calorifico indicativo di 2.500 kcal/kg, corrispondenti a 2 Kw/Kg, e con un elevato tenore di corteccia perché da cippatura di ramaglie o di piante di piccola taglia. Paradossalmente dà meno cenere ed inquinanti la stufa che non la centrale, la quale arriva fino al 3% di ceneri pesanti.
    Non si dice, altresì, che quel tipo di centrali termiche (fino ad 1 Mw) hanno come unico sistema di filtraggio il multiciclone, che abbatte solo la fuliggine, cioè la cenere volante, quella più leggera, ma non gli inquinanti.
    Lo stesso Francescato, direttore di AIEL (azienda italiana energia dal legno) afferma che nel caso di impiego di pellet e legna idonei, pellet di qualità certificata e legna con contenuto idrico
    M<20%, cioè legna stagionata due anni, l'emissione di particolato si attesta su circa 45 mg/Nm3.
    Mentre col solo multiciclone si hanno emissioni effettive di polveri tra i 75 e i 150 mg/Nm3.
    Questo perché, in pratica, tali centrali termiche non hanno un sistema di depurazione fumi.
    Il multiciclone di cui sono dotate, per intenderci, non abbatte neanche i PM 10.
    Ci sarebbe bisogno di un filtro a maniche o ancor meglio di un filtro elettrostatico, capace di abbattere polveri fino ai PM 2,5.
    Ma le PM 1 e quelle ancora più fini non le abbatte nessun filtro.
    Le emissioni di elevate quantità di polveri ultra sottili sono il principale problema dei biocombustibili solidi.
    Ma una volta che una centrale termica sopra i 500 Kw di potenza è impiantata è difficile che un'amministrazione non le applichi una turbina per produrre elettricità ed intascare gli incentivi.
    Gli incentivi sono commisurati ai kWh elettrici prodotti e questo criterio – valido per gli impianti eolici, fotovoltaici, idraulici – è inadeguato e controproducente nel caso delle biomasse.
    Perché le biomasse non sono solo energia grezza trasformabile in elettricità, come quella del vento, ma sono la totalità delle sostanze vegetali, con infiniti usi e funzioni, sempre con ricadute energetiche ed ambientali.
    Qualche amministratore gioca sulla convinzione sballata che la combustione della legna provochi solo l'emissione di vapore acqueo e poco altro.

    Sbagliato.
    La combustione di biomasse legnose provoca emissioni di vapore acqueo e CO2, ma soprattutto di sostanze pericolose come monossido di carbonio (tossico), ossidi di azoto (tossici, irritanti) idrocarburi (cancerogeni), e particolato (le poveri a diversa granulometria) composto fondamentalmente da metalli e residui inorganici che adsorbono e trasportano diossine e furani.
    I metalli ambientalmente più pericolosi (piombo, zinco, cadmio) finiscono nelle ceneri volanti e sono maggiori nelle ceneri di corteccia.
    Per poter essere usato come fertilizzante, il contenuto di metalli pesanti non deve oltrepassare certi valori della cenere derivante dalla combustione di legna allo stato naturale. La cenere raccolta nei cicloni di impianti funzionanti con cippato di legna già supera i limiti indicati e non può essere utilizzata come ammendante.
    La legna, nella categoria «biomasse», è stata inclusa nella lista Ue di energie rinnovabili a bassa emissione di Co2 presumendo che la Co2 prodotta dalla sua combustione sia compensata dalla Co2 catturata dagli alberi cresciuti al posto di quelli tagliati.
    In realtà bruciare la legna è a basse emissioni di CO2 solo a certe condizioni, a seconda della velocità di crescita degli alberi.
    Ma la pubblicistica scientifica del settore forestale afferma che un bosco ceduo sottoposto a taglio recupera la stessa capacità di catturare CO2 precedente il taglio solo dopo circa tre anni.
    Secondo l'Agenzia europea per l'ambiente, supporre «che la combustione di biomasse sarebbe intrinsecamente a emissioni zero ignora il fatto che usare il terreno per produrre piante per l'energia significa che questo terreno non sta producendo le piante per altri scopi, compresa la cattura di Co2».
    L'Ue, con le centrali a legna, ha creato un incentivo che costa molto, probabilmente non riduce le emissioni e non stimola neppure l'adozione di nuove tecnologie energetiche.

    Perché allora nella nostra provincia ed in tutto l'Appennino Tosco-Emiliano stanno sorgendo come funghi centrali termiche a cippato?
    Il motivo è semplice: una volta impiantate le centrali, le amministrazioni si chiederanno perché non utilizzarle anche per produrre elettricità ed intascare incentivi, come ha già fatto il comune di Monchio.
    Ci racconteranno che visto che ormai ci sono, varrà la pena farci un po' di soldi anche se, visto il ridicolo rendimento (a Monchio è del 10%, detto dal sindaco), occorrerà bruciarne dieci volte tanto e tagliare ancor più i boschi, già rimaneggiati dalla speculazione sulla legna da ardere.
    Questo il progetto per il futuro che ci prospettano amministrazioni e governo: produrre elettricità bruciando i boschi.
    Peccato che le ceneri non si mangino né si respirino.

    Giuliano Serioli
    Rete Ambiente Parma

    (toni ugo)

    • Firma - toni ugo
    • Una precisazione sui conteggi: 350 kg. x 12 ore fanno 50 quintali/giorno e non 500. Con 700 kw. ci scaldi 30/40 case, quindi sarà la potenza massima, se deve scaldare palestra e qualche altro edificio per 7/8 ore al giorno il consumo probabilmente sarà al massimo un terzo, quindi 15 quintali al giorno, in pratica un camion o un trattore alla settimana. Per capire meglio 500 quintali di cippato al giorno corrispondono a 10.000 metri cubi di metano, una follia. 15 quintali a 300 metri cubi.

      (marcello)

      • Firma - marcello
        • Se il progetto parla di 7.000 quintali potrebbero essere il massimo previsto, perché corrispondono a 150.000 metri cubi di metano, ovvero quanto consumano circa 50 appartamenti. Il consumo reale dovrebbe essere meno. Precisiamo anche l’articolo della Gazzetta di Parma non è un articolo ma un comunicato di Rete Ambiente (che non capisco cosa sia), quindi un’opinione di parte che sostanzialmente fa delle ipotesi e delle affermazioni, in particolare sulla gestione dei boschi molto discutibili. Comunque usare cippato significa usare materia prima locale, usare pellet significa comprarlo magari in austria.

          (marcello)

          • Firma - marcello
  2. Per secoli le stufe dei nostri avi quanta co2 hanno fatto? Si tratta solo di una megastufa che ad esempio a Ligonchio funziona già da diversi anni e il fumo e più vapore che altro. Sono macchine di costruzione tedesca con i migliori criteri anche di sicurezza. Come al solito si riesce sempre a creare allarmismo per nulla.

    (anonimo)

    • Firma - anonimo
  3. Circa 30 anni fa, ero ancora presidente della COFAR, visitai in Svizzera un paio di impianti per la produzione di calore alimentati a legno cippato. Con me c’erano un collega e due ingegneri dell’allora CETI. La prima centrale che visitammo era ubicata vicino al centro di una piccola cittadina a nord ovest di Losanna e riscaldava, oltre agli edifici pubblici, piccole fabbriche, negozi e abitazioni. La seconda, vicino a Friburgo, riscaldava una grossa caserma della gendarmeria. Mi colpì la tecnologia già allora utilizzata, che permetteva all’impianto di funzionare automaticamente. Chiedemmo lumi sulle emissioni e ci fu risposto che erano praticamente assenti. Essendo la fiamma “a vista”, potemmo verificare di persona l’assenza di fumi. D’altronde, non credo che gli Svizzeri siano insensibili ai temi dell’inquinamento. Il legno cippato veniva fornito direttamente da contadini e utilizzatori del bosco residenti in zona. Al nostro ritorno proponemmo quella tecnologia a vari soggetti, trovando ben poco ascolto. Probabilmente eravamo troppo in anticipo rispetto ai “tempi italiani”. Non se ne fece nulla e mi chiedo quanto gasolio e quanto gas in meno avremmo bruciato se avessimo trovato ascolto. E mi chiedo anche quanti boschi avremmo curato e reso produttivi, creando posti di lavoro. Forse è bene ricordare che i boschi non sono monumenti da conservare fino a morte naturale: vanno curati e utilizzati. Da allora l’evoluzione tecnica è stata enorme, sono pertanto convinto che impianti di questo genere siano da incentivare, non da osteggiare. La biomassa non scarseggia di sicuro in Appennino, e, assieme al calore, può produrre lavoro. Non ci lamentiamo che il lavoro manca?!

    (Armido Malvolti)

    • Firma - Armido Malvolti
    • Concordo pienamente. Una moderna politica economico-ambientale capace di valorizzare e tutelare il patrimonio boschivo dell’Appennino è divenuta oramai un’autentica emergenza. Peraltro l’incuria del bosco crea pericolosissimi e costosissimi problemi anche a valle: oramai dovremo avere imparata tutti la lezione del legnatico che si accumula contro i ponti della strade (spesso determinandone il crollo) quando invece potrebbe essere recuperato e utilizzato energeticamente attraverso l’impiego di una efficiente meccanizzazione.
      Un bosco accudito e ben coltivato costituisce un valido contributo alla stabilità idrogeologica del territorio, lo rende fruibile alla frequentazione turistica ché valida antagonista di lupi e cinghiali divenuti immeritatamente i padroni dei boschi stessi.
      Incentivare e sostenere queste scelte sono un buon investimento economico e culturale; costerebbe certamente meno dei necessari ripristini delle tante infrastrutture compromesse dalle frequenti piovose “anomalie” stagionali. A ciò si aggiungano i danni alle comunità locali provocati dai disagi dell’isolamento.
      Quantità industriali crescenti di ragionevolezza, al netto di ogni improduttiva e sterile ideologia, consigliano di imboccare in fretta la via del buon senso.

      (Roberto Lugli)

      • Firma - Roberto Lugli
  4. È logico che la gente voglia informazioni dettagliate, una volta spiegato tutto si renderanno conto che è un ottimo progetto. Secondo me è una cosa che dovrebbero fare tutti i comuni montani, purché si utilizzi legno dei boschi deila zona. La legna va proprio nella direzione di ridurre le emissioni di co2, mentre non bisogna dimenticare che il metano è un combustibile fossile e anche un gas serra, bisognerebbe eliminarlo come i motori a gasolio e benzina

    (Cinzia)

    • Firma - Cinzia
  5. La parola demenziale nell articolo di redacon fa purtoppo cadere la naturale preoccupazione per un progetto del genere, in qualcosa di offensivo.
    Io sono generalmente contrario a questi impianti, perché purtoppo in Italia possono essere usati per smaltire rifiuti se sono impianti di grandi dimensioni. Impianti che potrebbero bruciare ecoballe in mancanza di cippato.
    Ottima risposta dell’assessore Manicardi, chiara e precisa. Ma non si offenda assessore, purtroppo non è facile reperire le informazioni che afferma siano state diffuse.
    Se mpianto di cui parla è destinato a sostituire il riscaldamento di alcuni edifici pubblici questa opera sarà più efficiente e inquinerà meno della soluzione precedente. I cittadini chiedono solo informazioni a riguardo, a volte in modo sgarbato, ma sopportateci per favore.
    Potrebbe dirci quando avete intenzione di informarci in merito?

    (Carlo Alberto Montorsi)

    • Firma - Carlo Alberto Montorsi
  6. Anch’io come cittadino di Villa Minozzo mi potrei sentire offeso!! Ho letto e riletto la lettera scritta dai miei concittadini e non vedo nulla di offensivo nei confronti di nessuno, solo una richiesta legittima d’informazioni. Un’Amministrazione corretta dovrebbe prima di intraprendere scelte/progetti importanti informare i propri cittadini, non solo attraverso i media, social o testate locali (semmai non alla portata di tutti), ma attraverso un’assemblea pubblica (non convocata solo a seguito delle lamentele e mista ad altri argomenti non pertinenti) con un esperto/un professionista autorevole ( non di parte) per spiegare approfonditamente il progetto, con evidenze scientifiche alla mano, per dare risposte corrette agli interrogativi della gente comune, alle paure alimentate da una scarsa conoscenza in materia. In un paese democratico dovrebbe funzionare sempre così, è un modo semplice per crescere culturalmente assieme!!
    Nell’attesa della riunione, chiedo gentilmente :sarà presente un esperto in materia a rispondere alle domande dei cittadini?

    (cittadino di Villa Minozzo)

    • Firma - cittadino di Villa Minozzo
  7. Si può anche essere d’accordo con le argomentazioni portate dall’Assessore comunale, ma la personalizzazione che vi si coglie, laddove scrive “mi sento personalmente offesa”, non mi sembra addirsi ad un pubblico amministratore, il quale, a mio vedere, dovrebbe ribattere alle critiche avanzando tutte le proprie ragioni, ma lasciando nondimeno fuori i propri stati d’animo, che appartengono alla sfera privata (almeno, come dicevo, a mio modesto parere).

    P.B. 18.03.2018

    (P.B.)

    • Firma - P.B.
  8. Non entrando nello specifico, ritenendo la Manicardi, persona preparata, competente ed attenta, credo che sia iniziata la campagna elettorale, e Villa sempre in fermento, non ne vedeva l’ora, sulla scuola credo abbiano fatto un autogol, sul programma triennale e annuale delle opere pubbliche idem, alle ultime elezioni tt il csx ha preso una sonora bastonata, il turismo e’ sconosciuto da questa amministrazione, Ia creazione di occupazione altrettanto, speriamo nella prossima primavera in qualcosa di nuovo, con gente generosa attaccata alla comunita’ che possa regalarci anche qualche speranza per chi ha voglia di spendersi investendo nel territorio. Riprendo le parole di P.B. che condivido in toto “non mi sembra addirsi ad un pubblico amministratore, il quale, a mio vedere, dovrebbe ribattere alle critiche avanzando tutte le proprie ragioni, ma lasciando nondimeno fuori i propri stati d’animo, che appartengono alla sfera privata”. Dopo quasi 15 anni,che l’amministrazione futura sia della gente, quella che si spende in ogni piccola iniziativa paesana.

    (Alberto Corsi)

    • Firma - Alberto Corsi
  9. vorrei riuscire a leggere un commento positivo, su internet, relativo alle centrali a cippato. se qualcuno lo trova mi informi, ne sarei grato. per ora io ho trovato solo commenti negativi.
    cercate “centrali a cippato” nella nostra regione perché ripeto per essere alimentati da fonti rinnovabili occorre che bruci solo quello che si rinnova, cioè riproduce

    (U.T.)

    • Firma - U.T.
  10. L’aggettivo “demenziale” utilizzato nella lettera dei cittadini per qualificare una scelta o una proposta dell’amministrazione è offensivo e inaccettabile. Il vocabolario propone molte alternative per esprimere il disaccordo.

    Dal punto di vista tecnico, la scelta di collocare la centrale a biomassa in prossimità delle utenze pubbliche dell’energia prodotta è logica ed ineccepibile. Ci sono molti impianti a biomassa simili che funzionano con efficacia e da molti anni, come hanno ricordato Armido Malvolti e altri. Io ad esempio trascorro parte del mio tempo vicino ad uno di questi impianti che ha sostituito diverse caldaie. Non credo che basti riportare un comunicato del 2013 del Comitato Gestione Rifiuti di Parma per contestare l’efficacia degli impianti a biomassa vegetale.
    Per la valenza ambientale del progetto è importante la provenienza locale della biomassa vegetale, peraltro confermata dall’assessore. L’ipotesi di sostituire l’impianto proposto con uno fotovoltaico è tecnicamente insostenibile, trattandosi di produrre energia termica nella stagione invernale.

    In momtagna siamo pochi, non buttiamo tutto in politica e in contrapposizioni poco giustificate. La critica che si può fare all’amministrazione è forse quella di non avere compiutamente informato per tempo i cittadini.

    (SC)

    • Firma - SC
    • Due chiarimenti: il luogo della caldaia non è vicino ai centri di utilizzo ad eccezione della palestra piccola utenza.
      Il secondo è che Armido Malvolti ha visto 30 anni fa una centrale in Svizzera con fiamma visibile e che a vista non si vedevano fumi. Mi sembra un po’ poco scientifica.
      Il PAIR regione Emilia Romagna ha individuato nelle centrali a biomassa una fonte di inquinamento da limitare con regole severe, tra le quali il divieto di installazione in comuni sotto i 300m. d’altezza. Potete sentire un chimico e vi confermerà che l’inquinamento di una centrale a biomassa è molto superiore a quella a metano.

      (u.t.)

      • Firma - u.t.
  11. Chiedo di nuovo ospitalità per completare l’informazione già pubblicata. Negli impianti che visitai in Svizzera sarebbe stato tecnicamente impossibile bruciare rifiuti o altro che non fosse legno cippato. Inoltre, svolgendosi tutto il processo “a vista”, chiunque poteva verificare. Ricordo che entrammo nell’impianto in giacca, cravatta e scarpe basse e potemmo vedere tutto quanto, dal deposito del cippato, al sistema di convogliamento, alimentazione, bruciatura e distribuzione del calore. Il tutto in uno stabile perfettamente inserito nel contesto urbano, con alle spalle un piazzale per lo stoccaggio. A chi volesse saperne di più su impianti funzionanti in Italia consiglio di andare sul sito dei comuni di Dobbiaco e San Candido: troverà tutte le risposte che cerca, compreso quanto risparmiano rispetto all’utilizzo del gasolio. Non spetta a me entrare nel merito della polemica sull’informazione, suggerirei invece di spostare il confronto su altri temi: ne segnalo un paio. 1) La tecnologia che si intende adottare permette di bruciare qualsiasi tipo di legno o soltanto resinosa e faggio? 2) Per la fornitura del cippato ci si appoggerà a un unico soggetto (ne esiste uno in zona con tali capacità?) o si privilegeranno piccoli fornitori vincolandoli a un preciso disciplinare? Si converrà che, nella seconda ipotesi, molti contadini potrebbero utilizzare il periodo invernale per procurarsi un’importante integrazione di reddito. Un’ultima considerazione sulla nota di Rete Ambiente Parma che non conosco. Non essendo un tecnico non mi permetto di entrare nel merito di ciò che scrivono, sarei invece curioso di sapere dove abitano questi signori, quali attività svolgono e dove.

    (Armidomalvolti)

    • Firma - Armidomalvolti
  12. Personalmente, come è stato detto da altre persone prima di me, credo sia giusto che i cittadini chiedano informazioni riguardo un impianto che verrà (forse) costruito. Non concordo con alcuni aggettivi usati perché (anche qui è già stato detto), il vocabolario propone una vasta gamma di alternative a parole come “demenziale”. Passi anche il fatto che si dica che non c’e stata informazione, quando gli articoli erano comunque usciti. Passi che le persone avrebbero gradito maggiormente un’assemblea pubblica, passi tutto. Il mio timore resta quello che, anche quando si farà un incontro per chiarire, ci sarà comunque qualcuno che rimarrà fermo sulla propria opinione, senza voler sentire ragione, in disaccordo solo per il gusto di fare polemica.
    Perché chiedere è lecito, allarmarsi anche, se non si conosce quello di cui si va a parlare, ma iniziare polemiche prima di questa fantomatica riunione solo per il gusto di essere in disaccordo…proprio non lo capisco.

    (Benedetta.)

    • Firma - Benedetta.
  13. Mi stupisce non poco, questo spirito ecoogico salutista nato improvvisamente per questa occasione e mi stupisce lo spuntare di personaggi che in altre occasioni, ben più allarmanti e pericolose non si erano esposti o se c’erano tacevano. Seguo da tempo i dibattiti sulle centrali a biomasse e la contrarietà, nel modo in cui viene manifestata in questa occasione non la comprendo. Mancano confronto e informazione. Sulla bilancia dei pro e contro, andrebbero messe con attenzione le caratteristiche del progetto in questione ma il sentore è quello che lo si contesti comunque, anche prima di analizzarlo. A tal proposito, su internet potrete trovare vari siti che evidenziano vantaggi e criticità di impianti di questo tipo, leggeteli entrambi e fatevi una vostra idea su cui ragionare. Se un impianto come questo è a reale misura del fabbisogno, se viene gestito dal comune e non da altri, se realmente utilizza cippato di legname locale e non biomassa senza specificare quale, se sostituisce altre fonti di immissione in numero maggiore, se crea una, anche piccola, opportunità di lavoro locale, mi chiedo quali rischi comporterebbe e perché osteggiarlo ? Nella vicina Lama Mocogno esiste un impianto di questo tipo ed in funzione da anni, crea lavoro per una piccola ditta locale, fa risparmiare soldi pubblici al comune e non ho notizie di disagi creati alla popolazione locale. Non ci si deve rifare alla contestazione per la centrale a biomasse di Fora di Cavola, si trattava di un impianto molto più grande e che non aveva certo la stessa funzione di questo impianto, nasceva solo per produrre energia elettrica e quello che è peggio, molto probabilmente destinato a diventare un inceneritore di biomasse cosidette C.S.S. (Combustibile Solido Secondario ) molto diverse dal legno. Per terminare, credo che la presenza di Lucia Manicardi, sempre attenta ed informata sulle problematiche ambientali, sia per tutti una garanzia e dovrebbe rassicurare un po tutti. In funzione di tutto questo ci si dovrebbe incontrare per richieste e considerazioni e chiarimenti, senza pregiudizi o antagonismi, ma col solo scopo di creare un qualcosa che sia ecosostenibile e che porti beneficio al comune ed ai suoi abitanti.

    (Antonio D.Manini)

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