Uno spettacolare scatto da Canossa. E' di Roberto Zappaterra che, con il suo drone, ha documentato l'ultima piena in Enza, a Cerezzola lungo la traversa da cui diparte il canale irriguo Ducale. Tutta questa acqua è corsa in pianura è destato, stavolta senza conseguenze, una grande paura nelle zone di Lentigione, già alluvionate il 12 dicembre scorso.
Fortunatamente il livello del fiume che divide Reggio da Parma sta tornando a calare. Stamane, a Vetto, l'idrometro dell'Arpa segnalava alle ore 9 1,06 m di acqua, quando il giorno prima si era toccata una punta di 1,83 metri d'acqua. Il primo livello di allerta è stato raggiunto quindi, in un fiume che può raggiungere anche i 3 metri.
Intanto, in Regione Emilia-Romagna si susseguono gli incontri nel tavolo tecnico, coordinato dalla dottoressa Rosanna Bissoli e cui partecipano diversi interlocutori (dal sindaco di Palanzano a quello di Vetto, dalle associazioni di categoria alla Bonifica) per definire la possibilità di realizzare un invaso: in base agli ultimi dati raccolti ci si sta posizionando attorno a un fabbisogno, richiesto a valle, intorno ai 50/60 milioni di metri cubi d'acqua, contro gli almeno 90 richiesti invece dagli agricoltori a Sud della Via Emilia. E' oggetto di discussione, anche, il posizionamento di questo possibile invaso che, tra gli scopi, avrebbe anche quello di mitigazione delle piene: Vetto o nel ramisetano? (G.A.)
L’agricoltura è un pezzo importante dell’economia Italiana ma in particolare per quella di Reggio Emilia e Parma; ma politicamente ha poco peso; il numero degli Agricoltori non è determinante per far vincere le elezioni a qualcuno. Un tempo era diverso, si pensava al bene dell’Italia e non ai numeri dei votanti. A quei tempi, siamo nel 1987, il Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura definirono su Decreto, l’invaso di Vetto “urgente ed indifferibile” per tre semplici motivazioni: usi idrici plurimi, laminazione delle piene in caso di alluvioni e idroelettrico; a queste tre grandi motivazioni si può aggiungere il DMV a Enza e Crostolo, il risollevamento delle quote delle falde, la riduzione dell’inquinamento, lo sviluppo turistico del territorio e da montanaro aggiungo una speranza di un futuro per i giovani su queste terre montane abbandonate e dissestate per la mancanza di lavoro; l’invaso di Vetto porterebbe migliaia di posti di lavoro durante la costruzione e centinaia dopo. In ogni parte del mondo è iniziata la guerra per accaparrasi le acque; l’acqua sarà il tallone d’Achille di ogni paese e ogni paese che pensa al suo futuro crea invasi ove possibile, per il controllo delle acque. Ma un invaso non va fatto per i fabbisogni di oggi ma per quelli di domani, va fatto per la massima capacità possibile; il costo di uno sbarramento sull’Enza dal farlo di 60 milioni o da 120 è quasi identico; peccato che la valle dell’Enza non lo consenta, come fatto recentemente dai Toscani in Val Tiberina, che per dare acqua alla loro agricoltura hanno fatto un invaso da 160 milioni. Ma in Emilia è diverso, si arriva alla follia pura; si preferisce pompare le acque del Po, sporche e inquinate, fino alla Via Emilia con costi enormi e si sprecano quelle limpide e gratuite di montagna; che futuro avrà Reggio e Parma se a decidere sono i fautori del NO a tutto?, anche a ridurre lo spreco delle acque di montagna?. L’invaso di Vetto è già costato a noi Italiani quasi 10 miliardi di vecchie lire, è stata definita 10 volte più sicura delle restanti dighe italiane e allora perchè non si riparte con il lavori sospesi nel 1989?; aspettiamo che l’agricoltura muoia e che Sorbolo e Brescello vadano in barca?. Al Tavolo Tecnico, istituito dalla Regione i dati dei fabbisogni idrici, grazie al grande lavoro fatto dal Consorzio di Bonifica sono stati consegnati, ora la Politica non può più dire: non sapevo. Il progetto dell’invaso c’è, lo abbiamo già pagato ed è tutt’ora perfettamente valido; va solo adeguato alle nuove normative del 2014; si riparta, finiamola con questa telenovela, chiunque comprende che l’invaso serve e serve subito e non tra dieci anni; chi parla di nuovo progetto vuole solo prendere altri dieci anni di tempo per non fare nulla.
(Franzini Lino)
Vorrei aggiungere un paio di osservazioni a quanto scritto dal sig. Franzini.
Tenendo conto dell’ andamento recente dei flussi elettorali, anche i contrari alla diga di Vetto per principio (cioè una parte degli ambientalisti), sono diventati politicamente irrilevanti, ovvero non sono determinanti per far vincere le elezioni a qualcuno. Poi, per quanto riguarda la ricerca di un altro sito in cui collocare l’ invaso, presenta molte analogie con quanto lamentò Sergio Cofferati, quando fu sindaco di Bologna, a proposito del fatto che quando si provava ad affrontare un problema la parte più dogmatica della maggioranza consigliare (quella più a sinistra) affossava subito la discussione recitando i ritornelli: “Bisogna guardare oltre” e “C’è ben altro”. Nel caso specifico: “La diga di Vetto è una soluzione superata” e “L’ invaso bisogna farlo da un’ altra parte”.
(Roberto Pastorelli)
Credo che qualcuno viva in un altro pianeta, o sono io, o sono i nostri politici o sono coloro che non si impegnano a fare le cose che servono. La diga di Vetto era già urgente quando la progettarono e iniziarono i lavori negli anni 80; ora che i cambiamenti climatici stanno sconvolgendo il clima credo che conservare le acque in un invaso in montagna sarebbe la prima cosa da fare, la cosa più logica che chiunque comprende; l’agricoltura quando ha sete gli va data l’acqua; i raccolti non possono aspettare le alluvioni di novembre o dicembre; ma in che mondo viviamo, sprechiamo le acque tutto l’anno e nessuno dice niente; ma gli ambientalisti dove sono; non vedono questo spreco per otto mesi all’anno e poi per quattro mesi sul letto dell’Enza non c’è una goccia d’acqua e tutto muore.
(Rocchi Pierluigi)