“C'è un problema riguardante il tema dello spandimento dei liquami, che sta creando difficoltà a tutte le aziende agricole della montagna, e che in particolare sembra segnare una mancata percezione da parte delle Istituzioni competenti della differenza tra l'agricoltura in montagna e quella in pianura”.
A porre l'attenzione su un aspetto particolare, ma che è stato segnalato da molti agricoltori e in particolare allevatori di tutto l'Appennino è il Presidente dell'Unione Enrico Bini. “La possibilità di effettuare gli spandimenti degli effluenti zootecnici è stata vietata a partire dal 1° novembre e avrebbe dovuto perdurare fino alla fine di gennaio. Il problema è che con neve sul terreno è comunque vietato eseguire tale pratica, e quindi in montagna si rischia di andare avanti con l'impossibilità da parte degli allevatori di spandere ancora per settimane, visto che in questo periodo è arrivata parecchia neve, specie sul crinale. In pianura invece la neve sul terreno non c'è e quindi il problema non sussiste: è evidente che per l'Appennino sarebbero necessarie deroghe specifiche, che fino a qualche anno fa erano previste e ora invece non sono più possibili. Cercherò di portare il tema agli Enti superiori perchè valutino la reintroduzione di giornate in cui sia possibile questa pratica”. A nome di tanti agricoltori che stanno vivendo grandi problemi sotto questo aspetto interviene anche Nardo Ferrarini, della Latteria del Fornacione, con sede a Felina, una delle più grandi del territorio montano: “Parlo anche a nome di tanti soci e altri agricoltori che ho avuto modo di sentire in questi giorni: non sappiamo davvero come fare, abbiamo le fosse di mantenimento piene e si prospetta l'impossibilità di eseguire gli spandimenti fino a non sappiamo quando, visto che sembra essere un inverno nevoso e lungo. Già senza neve in montagna ci sono tante zone che sono precluse all'utilizzo degli effluenti zootecnici per la pendenza o altri criteri che dobbiamo rispettare, ora con il fatto che il terreno è coperto dallo strato nevoso noi agricoltori del territorio siamo assolutamente disagiati. Credo che le Associazioni di Categoria abbiano sottovalutato il tema, che non è stato preso in considerazione, e le Istituzioni non hanno previsto giorni di deroga al divieto che invece fino a qualche tempo fa c'erano. Noi quasi tutti i giorni abbiamo controlli da parte di Arpa o Ausl sulla nostra produzione, perchè giustamente abbiamo delle regole da seguire, ma quando abbiamo bisogno di rivolgerci a qualcuno e di risposte rapide, che secondo me sarebbero doverose verso chi opera in un territorio difficile come l'Appennino mantenendolo vivo, non sappiamo a chi fare riferimento. Finchè di questi aspetti si interessava direttamente la Provincia avevamo un referente che potevamo contattare facilmente, ora a quanto pare le norme vengono gestite solo a livello regionale ma non si valutano con attenzione le differenze che ci sono tra pianura e montagna: i nostri colleghi della bassa possono fare gli spandimenti in questi giorni, noi non sappiamo più dove mettere o dove portare i liquami”.
Sante parole, Ferrarini! Mi verrebbe facile consigliarle, almeno per strapparle un’amara risata, di portare “il sisso” a Bologna.
Fa specie che tanti politici locali, a sentire loro esperti in sviluppo agricolo (quello della pianura?), non si facciano carico del problema. Se non hanno le competenze si informino. Ma il problema resta così come le assurde sanzioni accompagnate o meno dall’ironica foto. Sveglia associazioni di categoria! Avete protestato? Avete segnalato il problema? O deve essere la coppia Bini-Ferrarini ad aprirvi gli occhi? E per fortuna che avevamo un senatore in commissione agricoltura.
Azio
(MA)
queste leggi e ordinanze assurde, questi poveri allevatori che svolgono un lavoro di sacrificio per vivere, non vedo che problema c’e a spandere il cisso anche ora, magari poterlo fare lontano dalle strade, ma bisogna anche dare un colpo al cerchio e alla botte.
(anonimo)
Visto i non proprio brillanti risultati ottenuti in un’altra specifica richiesta di deroga, chiedo perchè mai, un potenziale problema che qui si presenta tale, non sia stato previsto e risolto in fase di programmazione della “Strategia delle aree interne ” dove, giustamente, ” l’attenzione della strategia si è rivolta sin dalla sua prima proposta all’economia primaria del Parmigiano Reggiano di Montagna”, ( pag.24 di 106).
(mv)
Quando “anonimo” scrive, in ordine allo spandimento del liquame, che andrebbe magari fatto lontano dalle strade, cerca probabilmente di interpretare il pensiero di chi vi transita, cui potrebbe dar fastidio l’odore che dovesse semmai giungere dai campi, ma se vale questa logica dobbiamo allora mettere in conto che si arrivi pian piano ad una ulteriore e significativa riduzione dei nostri allevamenti – con buona pace di quanti vorrebbero invece vedere un rilancio della zootecnia, specialmente in montagna – dal momento che nessun effluvio viene più tollerato, mentre diversi altri Paesi europei sembrano aver trovato la giusta mediazione tra le due cose, mantenendo dunque il loro tessuto zootecnico (è forse il colpo al cerchio e alla botte di cui parla sempre “anonimo” ?).
P.B. 16.02.2018
(P.B.)
Quando le aziende tenevano i capi in ragione del terreno che coltivavano, il problema non esisteva proprio; l’agricoltura era ecosostenibile, il prodotto di pregiata qualita’. Adesso gran parte dei terreni sono abbandonati perché scomodi o scoscesi, i foraggi e i mangimi si prendono chissà dove allevando un numero esorbitante di animali e si alimentano a dismisura raddoppiando la produzione, ma triplicando anche le deiezioni destinate ad essere smaltite nella frittella di terra residua. Perché non si portano i reflui nelle zone da cui provengono i mangimi ed i foraggi?
(Contadino degli anni 80)
Io sottoscritto anonimo, premetto che vivo in prossimità di due stalle, la cosa non mi infastidisce affatto, anzi ci sono odori di gran lunga peggiori, io ho solo detto lontano dalle strade ora, perché la neve marrone di liquame non è affatto bella, ma del resto sono un uomo di campagna e stravedo per i contadini, prima di giudicare bisogna sapere.
(Anonimo)
Azzeccatissima interpretazione quella di P.B. Aggiungo: ma in un’epoca in cui tutti rincorrono il Bio, in cui si reclamizzano i prodotti a km 0… nei quali si istituiscono ovunque i cosiddetti “mercati del contadino”… osteggiamo la gestione degli allevamenti? E’ quantomeno un enorme controsenso. Bio da un lato e con olfatto troppo fino dall’altro? Qualcosa non torna.
(cittadina di Ventasso)