Il piano di investimenti della Regione confermato oggi in aula dall'assessore alle politiche per la salute, nel rispondere a due interpellanze sulla sospensione dell'attività di assistenza al parto a Castelnovo ne' Monti, Pavullo nel Frignano (Mo) e Borgo Val di Taro (Pr). "Il parere del Comitato nazionale costituisce per la Regione un vincolo normativo, scientifico ed etico rispetto alla sicurezza delle mamme e dei bambini".
Bologna - Un futuro stabile e di sviluppo per gli ospedali montani. Con un piano di investimenti da oltre 10,5 milioni di euro per i tre presidi di Borgo Val di Taro (Pr), Castelnovo ne’ Monti e Pavullo sul Frignano (Mo). Per rafforzare le strutture e migliorare i servizi, in particolare i pronto soccorso, le sale operatorie e l’accessibilità; ma anche per assumere nuovo personale: quasi sessanta persone, di cui 17 medici e 42 tra infermieri, ostetriche e altri operatori, che consentiranno di aumentare l’attività chirurgica e di realizzare almeno 1.500 interventi in più ogni anno; oltre alla disponibilità ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette, del servizio di elisoccorso notturno.
Risorse e investimenti messi in campo dalla Regione e confermati oggi in assemblea legislativa dall’assessore alle politiche per la salute, Sergio Venturi, che ha risposto a due interpellanze del Movimento 5 Stelle sulla sospensione dell’attività di assistenza al parto nei tre ospedali delle province di Reggio Emilia, Modena e Parma. Investimenti ai quali si affiancano tutte le azioni previste per accrescere qualità e valore del percorso nascita, con personalizzazione dell’assistenza e accompagnamento delle donne e delle loro famiglie, nei servizi pre e post-parto.
Gli investimenti previsti per il rafforzamento delle strutture - già stabiliti con apposite delibere di giunta e a cui si aggiungono quelli sul personale - riguardano in particolare:
Ospedale di Borgo Val di Taro
La giunta regionale finanzia investimenti in conto capitale per l’ospedale “Santa Maria” di Borgo Val di Taro dell’Azienda Usl di Parma, destinando complessivamente 2 milioni 692mila euro. Serviranno per il miglioramento dell’accessibilità allo stabilimento ospedaliero, la ristrutturazione del comparto operatorio e la riorganizzazione del punto di primo intervento. Per quando riguarda l’accessibilità, l’Azienda Usl di Parma, in accordo con l’amministrazione comunale, tra le diverse soluzioni possibili ha optato di collegare, attraverso l’installazione di un sistema di scale mobili, il parcheggio pubblico (situato in via Donatori di Sangue), prospiciente la zona pedonale del centro abitato, e il piazzale antistante l’ospedale. In tema di ristrutturazione del comparto operatorio, è prevista la realizzazione di tre sale operatorie in continuità tra loro, precedute da un’unica “pre-sala” di preparazione-risveglio con quattro posti letto. Per quanto riguarda la riorganizzazione del punto di primo intervento, si prevede di realizzare una nuova camera calda, ovvero del locale (collegato al Punto di primo intervento) dove arrivano i mezzi di soccorso e in cui avviene il passaggio di consegne del paziente. Adiacente all’ingresso sarà collocato il colore per la gestione delle emergenze, mentre lungo il corridoio verranno creati due ambulatori, uno per le visite “ordinarie” e l’altro con la funzione di “osservazione”.
Ospedale di Castelnovo ne’ Monti
Riorganizzazione del punto di primo intervento (Ppi) e realizzazione della nuova camera calda. La giunta destina 2 milioni per questi interventi dell’Azienda Usl di Reggio Emilia che riguardano l’ospedale “Sant’Anna” di Castelnovo ne’ Monti, in particolare il Ppi, collocato al piano terra del corpo L del presidio. Si interverrà, dunque, per ottenere una diversa organizzazione degli spazi interni e un ampliamento che consenta di inglobare nella superficie disponibile per il Ppi l’attuale area occupata dalla camera calda, creandone una nuova - più ampia e funzionale - verso sud. I lavori dovranno garantire un’accoglienza adeguata dei pazienti, la distinzione dei flussi, il comfort ambientale e la privacy.
Ospedale di Pavullo nel Frignano (Mo)
La giunta ha deliberato di destinare 3,2 milioni di euro alla realizzazione dell’intervento dell’Azienda Usl di Modena di riassetto dell’area emergenza urgenza dell’ospedale civile di Pavullo nel Frignano. È prevista la realizzazione di un’adeguata camera calda a servizio del Pronto soccorso; la ristrutturazione e l’adeguamento degli spazi interni, con la definizione di due percorsi separati per i pazienti in attesa e per i pazienti in trattamento; la realizzazione di due ambulatori di pronto soccorso distinti per gravità del paziente, di un’area di osservazione breve intensiva con tre posti letto, e degli spazi di accettazione, lavoro del personale e servizi in conformità alla normativa in vigore.
In merito ai punti nascita, sono state ripercorse tutte le tappe della vicenda, a partire dalla richiesta di deroga che la Regione Emilia-Romagna aveva avanzato al comitato percorso nascita nazionale proprio per evitare tale sospensione. Ma la decisione del comitato - ha chiarito l’assessore - costituisce un vincolo non solo normativo, ma anche scientifico ed etico rispetto alla sicurezza delle mamme e dei bambini, oltre che del personale e dei professionisti coinvolti. Per la Regione, quindi, non è possibile avanzare una nuova richiesta, proprio perché alla base di quella decisione c’è un motivo preciso: i bassi tassi di natalità non sono sufficienti a garantire la sicurezza e la competenza dei professionisti e delle strutture nella gestione delle emergenze, che possono presentarsi anche nei parti fisiologici.
“Senza la garanzia - ha sottolineato Venturi - che il parto si svolga in condizioni di sicurezza, con tutti gli elementi previsti dagli esperti, non sarebbe né corretto, né equo, mantenere aperti dei punti nascita con la consapevolezza di offrire un’assistenza inferiore agli standard che devono essere garantiti a tutti i cittadini della nostra regione, indipendentemente dal luogo in cui il parto avviene. E occorre riconoscere - ha aggiunto - che non è la mancanza del punto nascita che porta alla denatalità, tant’è che la progressiva riduzione dei parti è stata registrata con i punti nascita attivi, bensì la denatalità che porta a condizioni di non sicurezza dell’assistenza al parto. Ma nessuno - ha concluso Venturi - viene lasciato solo. Al contrario, potenziamo e integriamo le attività territoriali e ospedaliere, per fornire ai genitori e ai bambini un sostegno sempre più personalizzato. E confermiamo gli investimenti messi in campo per rafforzare le tre strutture e assumere sessanta nuove persone. La concreta conferma che quanto avevamo promesso viene mantenuto: non solo non chiudiamo e non chiuderemo alcun ospedale, ma continuiamo a destinare risorse per i nostri ospedali, proprio a partire dai territori montani”.
Potenziamento dei servizi di assistenza
Le aziende sanitarie coinvolte nella riorganizzazione dell’assistenza alla nascita stanno già lavorando al potenziamento dei servizi, con un’attenta personalizzazione e l’accompagnamento, in particolare da parte dell’ostetrica, delle donne - anche quelle che scelgono di essere assistite da un professionista privato - e delle loro famiglie durante l’intero percorso, fino al primo anno di vita del bambino. Rispetto al servizio fornito prima della chiusura dei punti nascita, viene potenziata l’assistenza domiciliare in particolare nel post-parto, periodo in cui i genitori hanno più bisogno di sostegno, per promuovere il benessere della mamma e del bambino e l’allattamento al seno. Negli ospedali sono potenziate attività già presenti, come gli ambulatori specialistici ostetrico/ginecologici, gli ambulatori ecografici, i day hospital e i day surgery ginecologici, e sono attivati nuovi percorsi diagnostico terapeutici, con una formazione specifica per i professionisti coinvolti. Tutte le attività individuate saranno inserite in un percorso di integrazione funzionale, con la creazione di protocolli condivisi tra i consultori familiari, i centri hub di riferimento specialistico, il Servizio 118, il Pronto soccorso e i servizi pediatrici e la condivisione degli obiettivi e delle azioni proposte con tutti i professionisti della salute (pediatri, medici di base, servizi sociali, servizi di assistenza domiciliare). Infine, lo stesso assessorato svolgerà un costante monitoraggio dei risultati ottenuti, con la possibilità di rafforzare ulteriormente i servizi messi in campo.
Tutti questi miglioramenti? No, grazie, a noi bastava ciò che c’era e che ora ci hanno tolto con prepotenza; non credo in tutti questi sbandierati investimenti negli ospedali montani; devono continuare a calmare gli animi; e poi guarda caso tra un mese si vota: il mio se lo scordano.
(C219T)
A buona memoria, è utile ricordare che Andrea Rossi, che tanto si spese a favore della chiusura del reparto nascite del nostro ospedale, è il candidato PD nella provincia di Modena.
http://www.redacon.it/2017/05/22/rossi-le-partorienti-possono-tranquillamente-72-ore-citta/
(Pamela)
Il Pd, che mio malgrado ho sempre votato, ha devastato il nostro Appennino, e non se ne capisce la motivazione visto che dal nulla non ci guadagna nessuno. Hanno mollato viabilità, regimazione delle acque, tagliato sulla sanità, non hanno incentivato lavoro che serviva per permettere alle persone di poter campare sul nostro territorio, ma hanno lasciato o addirittura aumentato la tassazione come se fossimo in una zona ricca, l’unica cosa che e rimasta e l’acqua da bere, che schifezza.
(C219T)
La nascita non è una malattia. E’ l’esperienza più bella, per una donna. Io ce l’ho con il Mire, che trovo sia un’idea assurda. Vorrei chiedere – se trovo il modo proverò a farlo – al ministro Del Rio se con i suoi nove figli avrebbe accettato di mandare la madre a partorire a 50 km di distanza, per esempio a Bologna. C’è la testardaggine di Bonaccini, che ha tarpato le ali alle nostre Cicogne e alla nostra montagna. Non capirà mai il male che ha fatto.
(D.A.)