"Aiutiamo Miscoso e Vaglie. Andiamo a cena o pranzo nel week-end al ristorante La montanara di Miscoso o alla Locanda dell’Alpino di Vaglie".
E' la singolare richiesta postata da Fausto Giovanelli, presidente del Parco dell'Appennino, con riferimento alle due borgate del crinale da settimane isolate da frane. "È un modo - spiega Giovanelli - per aiutare concretamente le micro attività che rimangono a presidio dei borghi del crinale colpiti dalle frane. Qualche chilometro in più per aggirarle... vale la pena per un buon cibo un prezzo più che onesto e un’azione di valore. Un incoraggiamento è importante".
La proposta trova apprezzamento sui social con quasi un centinaio di condivisioni. Tra i commenti: Andrea specifica che si tratta di "Due ristoranti spettacolari, vivamente consigliati", chi la commenta come "un'ottima idea", anche se c'è declina e chiese semplicemente "quando riapriranno le strade".
Fossi uno dei titolari sarei indignato della carità proposta dall’ex senatore, lui come istituzione dovrebbe mettersi in prima linea per riaprire le strade! Poi è giusto andare nei nostri locali ma non per fare la carità.
(Bacs)
Scoperto l’acqua calda, che celere dimostrazione d’impegno, auspicavo la stessa favella anche in altre circostanze. Ma il tempismo non è il suo forte. Vada, vada.
(MA)
Presidente Giovanelli, adesso arriviamo alle proposte simpatiche, vogliamo fare gli splendidi, non sarà per caso che si avvicinano le elezioni? Presidente Giovanelli, sindaco Manari, presidente Manghi, che cosa sta realmente accadendo attorno alla frana di Miscoso? Questo è quanto ho saputo, vi prego di prestare estrema attenzione, potrebbe interessarvi: due giorni fa sono stato invitato da un geologo, V.M., mio compaesano, a visitarlo nel suo ufficio, a Castelnovo ne’ Monti. Mi ha spiegato che ha svolto un sopralluogo, per conto degli usi civici e, se ho capito bene, di alcuni abitanti di Miscoso, alla frana della Sp. 15. In 24 ore ha poi preparato una breve ma dettagliata relazione. La frana che ha interessato circa 20 metri di strada non è alimentata a monte (significa che è estremamente localizzata e non in movimento), causata dai tombini intasati che hanno portato le acque meteoriche, e solo quelle, ad erodere i materiali incoerenti del fondo stradale. A suo parere, risolverla è semplice. Ha delineato lavori per circa una settimana, con posa alla base di massi ciclopici a fondazione (reperibili facilmente nelle vicinanze), apporto di materiali adeguati per il fondo, con magrone e altro. Poi stesura del nuovo manto d’asfalto. Per farla breve ha previsto una spesa di circa trentamila euro in totale (30.000), o poco più. E, ripeto, sette giorni di lavoro! Ha presentato la relazione al sindaco Manari, al dirigente della Provincia Valerio Bussei, al presidente del Consorzio Appennino Reggiano, geometra Dario Torri. Neanche presa in considerazione. Hanno già previsto 507.000 euro e due mesi di lavoro. Ci siamo capiti? Attendo reazioni ragionate da coloro che ho nominato, premettendo che, da parte del geologo indicato potrebbe essere interessata la Magistratura ordinaria e anche la Corte dei Conti, se le ragioni addotte, per una spesa preventivata da lor signori, 507.000 contro 30.000, e due mesi contro una settimana,17 volte tanto e tempi 8 volte superiori, non saranno ritenute credibili. Un saluto.
(Alessandro Raniero Davoli)
Caro Alessandro Raniero Davoli, suppongo che la frettolosità e la poca spesa degli interventi proposti dal suo geologo siano poco efficaci in termini pratici. Una frana non è da sottovalutare e non si risolve così “semplicemente”. Bisogna fare interventi sostenuti probabilmente con un sistema di micropali o di berlinesi tirantate, fare le dovute verifiche di sicurezza e soprattutto studiare un drenaggio funzionale, infine dopo aver eseguito un buon sottofondo stradale sarà possibile asfaltare. Forse i 507.000 euro sono tanti, ma 30.000 e una settimana di lavoro non credo siano all’altezza di una buon opera (per quanto riguarda i due mesi, probabilmente sono stati stimati per essere sicuri di trovare periodi non piovosi e un giorno relativamente caldo per la stesura dell’asfalto).
(Marco F., studente d’Ingegneria civile)
Marco F., “buon drenaggio funzionale”? Certo, per esempio ripristinare i tombini e i drenaggi esistenti, ma intasati da almeno tre-quattro anni! Vorrei mostrarle le numerose foto che un abitante della zona mi ha inviato; si fidi se le dico che c’è già materia per una Procura della Repubblica di buona volontà. Caro studente di Ingegneria civile, cosa non ha capito quando ho scritto “frana localizzata, non alimentata a monte”? Per localizzata si intende che la scarpata a monte della strada non si è mossa, ma è stabile (ho le foto). Solo la scarpata sotto la strada ha ceduto e con essa mezza, dicasi mezza, carreggiata, poiché le acque meteoriche (pioggia e neve) raccolte dalla cunetta a monte non hanno trovato sfogo nei tombini, ma si sono concentrate in un punto, hanno fatto pressione e nello scavarsi una via naturale hanno indebolito e poi portato al crollo la scarpata a valle e una corsia stradale (una sola!). Vede, caro studente di Ingegneria civile, un geologo esperto come V.M., con una laurea e quarant’anni di attività professionale alle spalle, non impiega molto a vedere quello che anche gli abitanti della zona, contadini, taglialegna, ristoratori, pensionati, non laureati e non laureandi in Ingegneria civile, hanno visto. Volendo, invece dei suoi “micropali e berlinesi tirantate”, si può anche costruire (o tirantare…) un bel ponte di Calatrava, con arco unico, tiranti e pilastri a cento metri dallo smottamento. Con 33-35 milioni di euro ce la dovremmo cavare. Vuol mettere la sicurezza e l’effetto estetico? Oltre alle numerose ditte, tecnici, ingegneri civili, geometri, geologi, che potrebbero trovare un impiego, per alcuni anni? E magari anche quanti bei “ringraziamenti” riceverebbero i nostri amministratori dagli imprenditori coinvolti? Rifletta, rifletta e vedrà che prima o poi scorgerà la luce. E nel frattempo studi, ma studi tanto, che così come è adesso mi pare che non ci siamo ancora. Saluti.
(Alessandro Raniero Davoli)
Caro Alessandro, grazie, studierò ancora tanto come lei mi consiglia così potremo fare il ponte di Calatrava da lei desiderato. Magari con 30.000 euro se magicamente riesce a far quadrare i conti. Siccome leggendo le sue parole mi descrive molto impreparato nel mio campo, chiedo a lei una cosa riguardante la sua materia istituzionale; il nostro bellissimo Appennino purtroppo è spesso “ammalorato” da frane o strade dissestate e quasi sempre mancano i fondi per rimettere le cose in sesto (e i cittadini brontolano) questa volta arrivano i fondi per fare un buon intervento a casa (e i cittadini brontolano) mi spieghi il perché, la mia ignoranza mi confonde, non capisco più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Sono molto giovane, ho molte cose da imparare sia da lei che dal geologo citato ma in questi anni ho capito che risparmiare sulla sicurezza e fare le cosa “alla carlona” è tipico degli italiani che con i soldi si rifanno la cucina e la tv nuova e al primo terremoto gli cade il tetto in testa. Buona serata.
(Marco F., studente d’Ingegneria civile)
Che “fare le cose alla carlona” sia tipico degli Italiani è una mistificazione che ci è stata infilata in testa a forza dalla propaganda autorazzista dei giornaloni di proprietà, di solito, di industriali italiani migranti fiscali (ovvero, residenti in Svizzera). Ormai ne siamo del tutto convinti. Risparmiare sulla sicurezza (e sulla sanità, sulla scuola, sulla prevenzione ambientale) è invece una conseguenza delle politiche di austerità che massacrano il Paese, per sostenere l’euro, una moneta sopravvalutata che distruggerà la nostra economia. Siamo un Paese sismico e idrogeologicamente instabile, per natura, al contrario della maggior parte dei paesi europei, e avremmo bisogno di prevenzione, opere pubbliche, manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio (peraltro, uno dei più belli del mondo). Siamo contribuenti netti al bilancio europeo (cioè diamo più di quanto riceviamo) ma non possiamo spendere i soldi come ci pare. Visto che lo studente si definisce “molto giovane”, mi permetto di suggerire di lasciar perdere i luoghi comuni autorazzisti e informarsi bene – oltre, naturalmente, alle materie di ingegneria civile – sulle questioni economiche di base, che ci riguardano come Paese (ex quinta economia del mondo).
(Commento firmato)
I tombini intasati… i tombini intasati! Eh già, una volta ci pensavano i cantonieri. Ma erano “spesa pubblica improduttiva”, come i bidelli, di cui un noto ministro della Pubblica Istruzione, in spregio, diceva che sono “più dei carabinieri”. Anche questa era “spesa pubblica improduttiva”. Adesso va molto meglio: si appalta ad una ditta che ogni tre o quattro anni (se va bene) pulisce i tombini. Se va male, ogni trenta o quaranta anni, pare. Bene, avanti così. Ora ci dicono che dobbiamo tagliare la “spesa pubblica improduttiva” del 40%. Bene, sempre meglio, avanti così!
(Commento firmato)
Il presidente Giovanelli ha idea del prezzo di una cena? Così, per saperci regolare…
(F.M.)
Giovanelli si è messo a fare pubblicità, forse non riesce ad arrivare alla fine del mese col misero vitalizio che gli passa lo Stato.
(Giordano Baroncini)
Beh, mi permetto una battuta. Il presidente Giovanelli, per sentito dire, non è certo noto come un gran spendaccione; vista l’iniziativa presa, speriamo che questi locali, almeno li frequenti spesso. Molto più seria la questione frana di Miscoso, dove, le differenze di spesa supposta per l’intervento, sono talmente discordanti da richiedere assolutamente indagini e chiarimenti. Bisogna smettere di pensare che i soldi della Provincia o della Regione, cadano dal cielo, sono sempre quelli delle nostre tasche, quindi vanno utilizzati con la massima attenzione e trasparenza.
(Antonio D. Manini)
Casomai ci vada con la senatrice Pignedoli, visto che entrambi prendete, da noi cittadini, una bella busta paga. Però è un proclama che fa più danno che utile ai ristoratori in questione (fosse mio il ristorante, non gradirei la sua pubblicità).
(MA)
Molto interessante la relazione del signor Davoli. Vedrete che poi noi cittadini pagheremo 507.000,00 euro per riparare la frana. Magari poi si potrebbe presentare un esposto alla magistratura.
(Giordano Baroncini)
Lei pensa che ad andare una volta a pranzo e a cena si risolvono i problemi di Miscoso e Vaglie?, secondo me ci vuole ben altro, io avrei qualche suggerimento ma entrerei in polemica.
(Giorgio Scaruffi)
Davvero un’uscita “poco elegante”, voglio sperare che l’avesse concordata con i due ristoratori, diversamente scadrebbe nell’offensivo. Siamo poi anche molto preoccupati per ogni movimento franoso o caduta di sassi a cui si interessi. Chissà perché, ma ogni pretesto è buono per creare interventi faraonici con tempi biblici (vedi frana della Pietra). Pare un presidente noto per la parsimonia con cui apre il proprio portafoglio, ma decisamente generoso con il nostro. Si seguano le soluzioni pratiche proposte dai professionisti locali e si ridiano le strade in pochi giorni, prima delle elezioni, per intenderci.
(F.D.)
In riferimento a quanto detto dal presidente Giovanelli e ai vari commenti successivi, vogliamo solo sottolineare il fatto che stiamo vivendo un disagio reale, non chiediamo la carità di nessuno e non vogliamo prestarci a nessun tipo di strumentalizzazione.
(La Montanara, Miscoso)
Oggi tutti sono ingegneri. Tutti sanno tutto di qualsiasi cosa. Ovviamente a chiacchiere, ma nei fatti concreti le cose cambiano. Ma l’importante è sproloquiare di tutto e con saccenza.
(U.m)
Era solo un post su fb. Ovviamente mai pensato di risolvere così il problema frane nè di esaurire quello del sostegno alle attività. Ci sono primarie e precise competenze di diversi enti e istituzioni che sono attivamente all’opera, ritengo con impegno, cui va tutta la dovuta leale collaborazione istituzionale, e ci sono e si potranno creare occasioni per parlarne e approfondire. Slogan, semplificazioni e politicizzazione esasperata non contribuiscono molto a gestire calamità grandi o piccole nè ad affrontare problemi che ci sono da tempo e prevedibilmente ci saranno ancora. Questo ripreso di propria iniziativa da Red era solo un post su fbook solo per dare una mano, esprimere un pensiero positivo e magari solo un incoraggiamento. Penso che in Appennino puó servire anche questo. Anzi ce n’è bisogno. Confesso poi che ho “copiato” e ripreso un’idea dagli operatori della Lunigiana dopo l’alluvione raccontata da tutte le tv, hanno fatto un appello ad andare comunque a visitare la Lunigiana e a mangiare nei loro ristoranti. Mi è sembrata una buona idea.
(Fausto Giovanelli)
Sappiamo tutti che i due ristoranti citati, sono ottimi sotto tutti i punti di vista. Usi il suo ruolo per risolvere i problemi, non hanno bisogno di pubblicità (o quantomeno non in montagna dove sono ben conosciuti).
(MA)
Quanto prima metterò le gambe sotto un tavolo alle Vaglie, lo farò perché lì ho tanti amici e, come Fausto Giovanelli, penso che quando accadono eventi come quelli che stiamo vedendo oltre a spingere con forza perché le amministrazioni facciano il loro dovere, tutti dobbiamo fare quadrato attorno a chi subisce dalle ferite le conseguenze più serie.
(Lino Giorgini)
Condividiamo le parole dell’altro locale chiamato in causa in questa discussione. Speriamo che i nostri reali disagi possano risolversi in tempi brevi, sia per noi che abbiamo delle attività, che per gli abitanti di questi borghi.
(Locanda dell’Alpino, Vaglie)
Terrificante! Ma Unesco! Questa è la chiave di volta. Così si risolvono i problemi. La realtà supera ogni più allucinante immaginazione. Mi raccomando, tutti a votare a km zero!
(Marco Rossi)
Ma cos’è, una nuova facoltà? L’ingegnere indovino? Dato il costo dell’opera ipotizzare il progetto esecutivo? “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.
(Mv)
Il pressapochismo viene fuori in queste circostanze. Perché invece di dire stupidate non si trovano dei finanziamenti per abbattere le tasse di chi opera in queste terre disagiate? Un conto è avere un ristorante a Miscoso, un conto in centro a Reggio. Ma per il fisco siamo tutti uguali (forse).
(Elio)