Riceviamo e pubblichiamo.
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I cambiamenti climatici, la siccità, la limitata disponibilità di acqua sono stati punti citati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tra i principali problemi illustrati agli Italiani nel suo discorso di fine anno; non sono parole di Lino Franzini ma del Presidente della Repubblica Italiana.
La situazione della Valle dell’Enza è drammatica, come in nessuna altra valle dell’Emilia o della Toscana, con cui condividiamo i versanti dell’Appennino; ma la Toscana, a differenza dell’Emilia, ha realizzato invasi con capacità idrica più di tre volte superiori a quelli dell’Emilia per gli usi irrigui; si spera che di fronte alle parole del Presidente della Repubblica e di fronte alla situazione in cui si trova Lentigione e la nostra agricoltura, la politica comprenda finalmente che occorre far ripartire immediatamente i lavori di costruzione della diga di Vetto.
Che la Valle dell’Enza sia in ginocchio lo vedrebbe anche un cieco; non sono bastati i danni dalla siccità; ora questa valle deve sopportare anche i danni causati per l’esondazione dell’Enza tra Lentigione, che ha invaso case, fabbriche e attività di ogni genere, causando centinaia di milioni di euro di danni e migliaia di sfollati che hanno perso tutto; a queste persone chi ridà ciò che hanno perso?, chi si è opposto alla diga di Vetto?
Due disastri “annunciati”, due disastri che la diga di Vetto avrebbe evitato nel modo più totale; progetto alla mano, sfido chiunque a dimostrare il contrario, ma qui, come al solito, nessuno paga, anzi non è vero, paga Pantalone, paga chi ha subito i danni, paghiamo noi Italiani; ma almeno si sappia che se ci fosse stata la diga di Vetto nulla di tutto questo sarebbe successo; questo a Lentigione, a Boretto e agli agricoltori va detto.
Basterebbe ricordare che la diga di Vetto fu voluta, progettata e iniziata proprio per fronteggiare queste specifiche calamità; acqua ad uso irriguo per 74.300 ettari di terreno e per la laminazione delle piene in caso di alluvioni, compreso la cosi detta “piena millenaria”, un invaso che anche a lago pieno avrebbe avuto la capacità di trattenere queste acque alluvionali senza battere ciglio; ma oltre a questi scopi la diga era stata voluta per dare ottime acque idropotabili a Parma e Reggio Emilia e a tanti altri comuni, garantito il deflusso minimo vitale (Dmv) a Enza e a Crostolo e con ciò risollevato le falde e prodotto tanta energia pulita e gratuita.
Ora, per prendere tempo, si parla di possibili invasi alla Stretta delle Gazze, sul Tassonaro, sul Tassobio o un piccolo invaso a Vetto; chi più ne ha più ne mette, ben sapendo che per queste opere non esistono progetti; inoltre un invaso alla Stretta delle Gazze, se fosse fattibile, costerebbe probabilmente molto di più della diga di Vetto e servirebbe a cosa?, sarebbe solo un immenso danno ambientale per la montagna in quanto un qualsiasi invaso da 10 milioni di mc d’acqua, anche a Vetto, in un mese si vuoterebbe, e resterebbero in vista i versanti rocciosi e fangosi, come avviene per tutti i piccoli invasi legati agli usi irrigui; mentre non lo sarebbe per la diga di Vetto avendo un ritiro delle acque molto lento dovuto alla sua capacità idrica.
Sulla Valle dell’Enza occorre acqua, dati alla mano servirebbe un invaso di almeno 200 milioni di metri cubi per i fabbisogni irrigui, idropotabili, laminazione delle piene e Dmv e per ridurre, almeno in certi periodi, l’uso delle acque del Po a scopi irrigui, il grande fiume più inquinato d’Europa.
E’ giunto il momento di capire perché qualcuno continua ad opporsi ad un invaso in grado di cedere per usi plurimi solo 93 milioni di metri cubi di acque di montagna, un “no” incomprensibile e ingiustificato, un “no” che a mio avviso non può venire dal vero mondo ambientale che dovrebbe essere il primo ad opporsi allo spreco delle acque; un “no” che a mio avviso è più legato agli interessi derivanti dal pompaggio delle acque, dalla vendita di petrolio o gas per produrre energia, dai concorrenti del Parmigiano Reggiano, da chi non vuole lo sviluppo dei paesi montani ma ne vuole il totale spopolamento, da chi si oppone alla creazione di migliaia di posti di lavoro, da chi non vuole lo sviluppo della Valle dell’Enza che potrebbe penalizzare la Val Parma o la Val Secchia e tanto altro; ma forse è proprio questo che i fautori del “no” alla diga di Vetto vogliono.
(Lino Franzini)
Che la diga sia utile è una cosa evidente, ma che se c’era evitava ciò che è successo è una balla; a me sembra che serva la manutenzione e pulizia dei fiumi che in molti posti sono arrivati a livello delle strade, poi i controlli dovuti degli argini e le manutenzioni di essi, ma visto che Verdi e ambientalisti non vogliono tutto va lasciato al caso e il caso porta a queste cose: allagamenti e danni
(Gino Giovannini)
Ci si deve domandare come mai tutti, dicasi tutti, gli anni il ponte di Sorbolo sull’Enza viene chiuso; sicuramente se ci fosse la diga sull’Enza la regimentazione delle piene ci sarebbe e quindi questo disastro sarebbe stato evitato nonostante la mancanza di manutenzione che è evidente sotto gli occhi di tutti ma nessuno mai paga, men che meno i burocrati che si nascondono dietro le scartoffie. Vedremo se, come sembra, chi ha operato sulla ciclabile, e quindi dovrebbe aver contribuito all’allagamento, verrà sanzionato penalmente.
(Gianni)
Se l’invaso fosse stato utilizzato da turbine idroelettriche e mantenuto a livello basso, magari prima di fare disastri avrebbe colmato l’invaso che a quanto ne so doveva essere di tanti milioni di metri cubi, non capisco perchè chi ha un briciolino di potere non la pensa nel modo giusto, anzi ultimamente è tutto retrogrado come modo di pensare, erano più avanti i nostri predecessori, per assurdo, secondo me queste cose dovrebbero essere sancite dai cittadini tramite referendum anzichè nelle mani di poche persone che magari sbagliano, tuttavia credo che fare appello al capo dello Stato sarebbe legittimo, dobbiamo ricordare che anche il popolo ha il proprio potere, ma conosco tanta gente che non vota perchè dice che sono tutti uguali, io credo che votare dovrebbe essere obbligatorio, tramite il voto noi cittadini abbiamo il potere di esprimerci, così invece chi ci comanda pensa che il popolo è neutro rispetto alle decisioni e fa quello che gli pare, dobbiamo essere uniti e dimostrare ciò a cui teniamo davvero, cioè la nostra terra.
(Anonimo)
Sacrosanto, signor Franzini. Silenzio di tomba dai soloni del partito egemone che da decenni sta gestendo il decadimento della nostra montagna.
(F.D.)
Non so in base a quali dati tecnici il signor Gino Giovannini sostiene che la diga di Vetto non avrebbe evitato la siccità o l’alluvione a Lentigione, ognuno è libero di scrivere ciò che crede quando di un’opera non esiste il progetto; ma della diga di Vetto, ribadisco, esiste il progetto e ribadisco, progetto alla mano, a Lentigione neppure si sarebbero accorti di questa alluvione che tanti danni ha fatto in montagna e in pianura; come i contadini non avrebbero avuto danni da siccità. A prova di ciò vi porto i dati: quota minimo invaso di Vetto m 360 slm (sul livello del mare); sotto questa quota il livello del lago non può scendere; a questa quota il lago contiene 9.130.000 milioni di mc di acqua; quota di massima ritenuta a lago pieno 403 slm; a questa quota il lago contiene 102.560.000 milioni di metri cubi; la differenza è di 93.130.000 milioni di metri cubi di acqua che sono quelli “utili” o utilizzabili a lago pieno. Ma a questo livello, a lago pieno, è la legge che lo prevede, la quota delle acque del lago nel caso capiti la “piena millenaria” può salire a quota 410 slm; in caso di “piena millenaria” il lago può contenere 131.300.000 milioni di metri cubi di acqua, che equivalgono ad una vasca di espansione di 28.740.000 milioni di metri cubi, anche nel caso il lago fosse pieno; pertanto vi sto a dimostrare che dalla diga di Vetto per questa alluvione non sarebbe uscita neppure una goccia d’acqua; se poi diciamo che a dicembre i laghi sono vuoti e non pieni, questa alluvione avrebbe portato solo un po’ d’acqua alla diga di Vetto; aggiungo inoltre che il piano di coronamento della diga (viabilità) è a quota 416 slm; (Vetto credo sia a 450 slm). Pertanto chi ha perso tutto per la siccità e per l’alluvione deve sapere che la diga di Vetto avrebbe evitato l’una e l’altra; non lo dice Franzini, lo dice il progetto costato 2,5 miliardi di vecchie lire più 4,5 miliardi di studio di impatto ambientale più 1,5 miliardi per verifiche del progetto; chi desidera dati di progetto sono disponibile a partecipare a qualsiasi convegno mi venga richiesto; quello della “piena millenaria” lo dice la nuova legge sugli invasi e quella di Vetto doveva tenerne conto. Si sappia che con questa legge il livello delle acque della diga di Santa Giustina (doppia di quella di Vetto), in Val di Non in Trentino è stato fatto abbassare di 6 metri per far fronte alla “piena millenaria” nel caso capitasse.
(Lino Franzini)
Bravo sindaco! Sempre puntuale e con dati concreti. Non molliamo.
(Mattia Casotti)
Gino Giovannini è “apodittico”, ovvero fa affermazioni perentorie senza motivarle. Per il signore, che conosco come un simpatico polemista da bar dello sport, le sue “ragioni” sono dogmi indimostrabili, purtroppo.
(Alessandro Raniero Davoli)
Ma dei politici da noi eletti: Giovanelli, Pignedoli, Delrio, ecc., qualcuno ha espresso almeno un parere? Tra un po’ si vota, per fortuna.
(Cg)
Io non ho detto che non serve e che non sia utile per l’irrigazione, signor professore, ma ho detto che non avrebbe evitato lo straripamento perchè quando la diga è piena l’acqua dove va dove la metti, mi sembra vada nel fiume, allora torna il problema manutenzioni, pulizia argini e fiume o non mi sembra che tu abbia valutato questo. Fa troppi calcoli e poco lavoro, mi sono dimenticato: i danni chi li paga?, come sempre i cittadini, anche questo non va. Saluti.
(Gino Giovannini)
Poiché l’arrivo di una grande quantità d’ acqua a causa del rapido scioglimento degli accumuli nevosi in montagna era stato previsto ed annunciato con sufficiente anticipo, se fosse esistita la diga di Vetto si poteva svuotare prima fino al livello minimo consentito, mantenendo una velocità di deflusso dell’acqua tale da non provocare danni a valle, dando così modo all’acqua in arrivo di essere contenuta nel bacino che nel frattempo avrebbe continuato a svuotarsi con la suddetta velocità controllata. In questo modo si sarebbe ottenuto una mitigazione dell’evento, tale da non causare i danni che poi si sono verificati.
(Roberto Pastorelli)
E’ incredibile che non si realizzi la diga di Vetto, è un’opera indispensabile a tutto ciò che serve a Reggio e all’Italia, acqua, energia, lavoro e turismo in montagna, a parte le poche case di Atticola che andrebbero sommerse non farebbe danno a nessuno e creerebbe una ricchezza enorme, basta vedere la diga di Auronzo. Passando da Vetto per andare a Ramiseto si vede il letto dell’Enza che sembra una discarica di alberi secchi, cosa rende questa valle in queste condizioni?; creare un grande lago sarebbe una meraviglia, ridarebbe vita alla montagna e acqua alla pianura. Da anni ne sento parlare ed è inconcepibile che avendo la possibilità di farla non si faccia; ma chi deve decidere pensa al bene di un territorio, a ciò che serve o pensa solo a come far morire questo territorio?
(Daniele)
Mi auguro che finalmente la gente comprenda il danno che fu fatto quando furono sospesi i lavori della diga di Vetto; ma ora chi continua ad opporsi alla ripresa dei lavori?; ma a questa gente i problemi della montagna e i danni all’agricoltura per la siccità e danni causati dalle alluvioni, preme qualcosa, o preme solo apparire per poter dire no a tutto facendo morire tutto? Sono andati a Lentigione a sbadilare il fango per i danni causati e che probabilmente potevano essere evitati?
(Gianna)
Purtroppo i bei tempi in cui eravamo ad un passo dall’essere la quarta potenza economica mondiale, potevamo investire in opere pubbliche necessarie e fare investimenti, sono finiti. Erano i tempi della “liretta che svalutava” e della Banca d’Italia che rispondeva al ministero del Tesoro e non alla BCE. Per fortuna oggi abbiamo l’eurone che ci difende: siamo in recessione dal 2007, il reddito pro capite scende costantemente, il rapporto debito/PIL è in costante peggioramento. Oggi pretende di fare bella figura chi propone di tagliare la “spesa pubblica improduttiva” del 40%. Ogni taglio di spesa pubblica, produce un calo del PIL di 1,5 volte (é il cosiddetto moltiplicatore del PIL). Un taglio del 40% avrebbe per conseguenza un calo del PIL del 60%: una follia. Per contro, ogni aumento di spesa pubblica produce un aumento del PIL di 1,5 volte (perché la “spesa pubblica” equivale a “reddito privato”). L’unica “spesa pubblica improduttiva” è l’interesse che riconosciamo agli acquirenti esteri del debito pubblico italiano: tassi reali positivi – quando avevamo la “liretta”, lo Stato si finanziava con i BOT a tassi reali negativi. Le previsioni di spesa pubblica dei vari DEF (Documento di Economia e Finanza – la programmazione economica nazionale) sono tutte al ribasso fino al 2020. D’altra parte, il Fiscal Compact ci impone di tagliare ogni anno un ventesimo del debito pubblico oltre il 60%, il che richiede un avanzo di bilancio costante (cioè, quello che lo Stato incamera con le tasse, dev’essere superiore alla spesa pubblica e a quella per interessi sul debito). Quindi, di che opere pubbliche parliamo? I dati portati da Lino Franzini sono esaustivi; per confutarli, occorrerebbe aver fatto un controprogetto equivalente, quindi mi astengo. Ma, si sa, al bar sport c’è sempre pieno di geometri, architetti, ingegneri idraulici, pianificatori, esperti di problematiche idrogeologiche e tutto quel che serve. Tutto questo per dire che la diga mi sembra un’ottima idea, ma temo che non si farà mai più, quanto meno finché restiamo dentro l’Euro “che ci protegge”.
(Commento firmato)
Ma la cosa che maggiormente mi colpisce, in tutta la vicenda della diga di Vetto, è il silenzio assordante di coloro che dovrebbero almeno parlare, dato che di fare non ne sono proprio capaci. Ma possibile che con tutti coloro che vanno a Roma, ma devo ammettere che poco ci rappresentano, non ce ne sia uno, dico uno, che spenda una parola su questa situazione che mi sembra di vitale importanza per una serie di situazioni già ampiamente discusse. Continuo a ritenere che la redazione di Redacon, aiutata da che crede in questo progetto, potrebbe benissimo organizzare un’assemblea per conoscere veramente che intenzioni hanno i nostri governanti, essendo il 4 marzo non tanto lontano, così potremmo farci un’idea dove mettere la fatidica croce.
(Andrea Azzolini)
Viviamo in un mondo dove non ci si meraviglia più di nulla, immagino che qualcuno di fronte alla scelta di fare la diga di Vetto o continuare a rischiare danni da alluvioni o da siccità, preferisca questi ultimi; immagino che qualcuno abbia dei vantaggi dalla produzione di energia usando petrolio piuttosto che usare l’acqua; immagino che se dai rubinetti di Reggio Emilia e Parma esce ottima acqua chi prenderebbe più l’acqua minerale?; e tanto altro; sono scelte; basta non meravigliarsi se le cose vanno sempre peggio; speriamo di toccare il fondo, ma ci sarà un fondo?
(Pierluigi)
Troppo spesso mi chiedo quali siano le funzioni dei i nostri “rappresentanti politici”, si guardano bene dal proporre o studiare qualcosa che possa servire a migliorare o risolvere le problematiche della nostra montagna e nello specifico anche della nostra pianura. Sono anni che è ripresa la discussione sulla diga di Vetto, faccio una battuta: sarebbe da fare solo per l’impegno e passione che mette in campo Franzini! Bene, ogni commento ha le sue verità, ma in un paese come il nostro, dove non si riescono a stabilire delle priorità, dove ormai non ci sono nemmeno disponibilità economiche, anche a causa dei tanti soldi buttati dalla finestra e altro da parte dei nostri governanti, dove pare non sia nemmeno più possibile fare le manutenzioni ordinarie che aiuterebbero comunque un po’ e dove non si riescono a controllare i lavori eseguiti, faccio fatica ad essere ottimista. Sono dispiaciuta, se ci sono soluzioni che possono migliorare, non mettere in pericolo la vita di tante persone, oltre a salvaguardare l’economia del territorio, queste vanno comunque discusse dagli enti preposti, poi è ben evidente che i benefici, la sicurezza, l’investimento, la fattibilità saranno determinanti nella decisione. Non studiare nulla, continuare a sperare che piova in primavera, che non nevichi o che non piova d’inverno e soprattutto non fare manutenzione è davvero sconvolgente.
(Manuela Guazzetti)
Vorrei chiarire che, se non si fanno manutenzioni ordinarie e straordinarie, se non si fanno investimenti pubblici, non è perché i soldi non ci sono e neppure perché sono stati “buttati dalla finestra” dai nostri governanti. Non è neppure colpa della “casta, della cricca e della corruzione”. L’Italia è in avanzo primario da anni, è in attivo nella bilancia dei pagamenti; i fondamentali economici dell’Italia sono, per dire, molto migliori di quelli della Francia, che ha un deficit molto alto ed è in passivo nei conti con l’estero. In Italia non si fa spesa pubblica perché l’adesione alla moneta unica e alle politiche europee ci costringe all’austerità. Questa sì, che è stata una scelta politica, che si riflette, oggi, nelle scelte politiche degli amministratori nazionale e locali.
(Commento firmato)
Quello che ha scritto Andrea Azzolini dice tutto su come siamo messi sulla valle dell’Enza e quale futuro potrà avere questa valle, terra di lupi e di cinghiali, che mi auguro almeno loro si trovino a loro agio; non avendo nulla contro questi animali. Ma è mai possibile, come ha scritto Franzini varie volte, che la diga di Vetto trasformerebbe la Valle dell’Enza nella Valle più importante dell’Emilia-Romagna, (e credo sia verissimo), e nessun politico, nessun amministratore dei comuni interessati, delle Province, della Regione dica: facciamo quest’opera, che anche un bambino in fasce capirebbe che serve; ma andiamo avanti così e capiremo perchè il Comune di Ventasso, che ha messo insieme quattro Comuni, non ha neppure gli abitanti che aveva Ramiseto pochi decenni fa, da solo.
(Sergio)
La realtà di solito è frutto delle scelte che si fanno, le scelte fatte dal Governo centrale e soprattutto da quello regionale ed anche da quello locale dice che la diga non si è fatta e non si farà. La Sinistra è al governo regionale dalla sua fondazione, anno 1970 con il presidente Guido Fanti, ed ininterrottamente per 47 anni continua a governare (evviva l’alternanza e la voglia di cambiamento di noi emiliani), credo che la volontà e soprattutto di chi essa sia, appaia molto chiara, come non è altrettanto chiara una presa in carico motivazionale delle scelte fatte.
(U.m)
A Ridracoli, in Romagna, quindi con lo stesso governo regionale, la diga è stata realizzata. Da ciò si deduce che la mancata realizzazione della diga di Vetto sia stata una scelta compiuta dai rappresentanti politici locali.
(Roberto Pastorelli)
Oggi, con i cambiamenti climatici che abbiamo e che avremo, così dicono gli studiosi, e di fronte ai danni da siccità e alluvione, non trattenere le acque dell’Enza in un invaso, il più grande possibile, più che un grande spreco di acque è un vero suicidio per tutti, non solo per il Parmigiano reggiano ma per l’intera Emilia-Romagna. I primi a volere che cessi questo spreco dovrebbero essere i “veri ambientalisti”; quelli che lottano contro lo spreco della vera fonte di vita, l’acqua; la diga di Vetto oltre a salvare l’agricoltura garantirebbe la vita dell’Enza da Cerezzola a Po, con la diga l’Enza diventerebbe una lunga oasi per ogni forma di fauna e il lago sarebbe il loro paradiso. Ma chi ha interessi diversi potrebbe mascherarsi da “ambientalista” e dire no alla diga di Vetto; a queste persone della fauna lungo l’Enza e intorno al lago, dell’agricoltura e delle alluvioni non credo importa nulla; altrimenti sarebbero i primi a dire: vogliamo la diga di Vetto.
(Alessio)
Noto con piacere che è apparsa una lettera degli ambientalisti che, guarda caso, per loro la diga è inutile, vedono solo a senso unico, ci vuole solo natura selvaggia ma dovrebbero pensare che non viviamo nella savana.
(Anonimo)
Ho letto la lettera e ho trovato una serie di motivate eccezioni, non di poco peso, e non un generico “ambientalismo a senso unico”. A questo punto mi piacerebbe sapere se il progetto della diga ha studiato i problemi riportati nella lettera e ha proposto le relative soluzioni.
(Commento firmato)
Noto con “piacere” che la lettera degli ambientalisti non può essere commentata. Ottimo esempio di libertà di pensiero. Queste associazioni hanno agito fino ad ora con saccente pensiero ignorando l’esempio dei nostri avi, unici e veri custodi del territorio montano e con perseveranza continuano a creare dissesto e malcontento usando un finto perbenismo naturalista che si oppone con i paraocchi al futuro di noi montanari. La diga anche questa volta rimarrà un sogno. La riserva, ormai spopolata, ringrazia.
(Simone)
Vorrei rispondere a “Commento firmato” che desidera sapere se il progetto della diga di Vetto ha studiato i problemi riportati nella lettera delle associazioni ambientaliste e se aveva proposto le relative soluzioni. Ci tengo a segnalare che il progetto, lo Studio di Impatto Ambientale e le verifiche ISMES sono costati a noi italiani quasi 8 miliardi di vecchie lire e hanno analizzato dettagliatamente tutti gli aspetti citati nella lettera degli Ambientalisti. Ma a parte questo tengo a precisare che le funzioni di una diga e di una traversa di una vasca di espansione sono estremamente diverse tra loro; una diga oltre alle sue funzioni tipiche include, come accessorio, anche quella di fare da vasca di espansione, ma senza mai lasciare il fiume in secca; inoltre può produrre energia e mille altre cose; secondo; parlare dell’entità del trasporto solido senza specificare che il trasporto solido può e deve essere regimentato a monte sull’asta dell’Enza, dei suoi affluenti e dei canali con le famose briglie, con più briglie fai, più riduci gli inerti al lago. Per quanto riguarda i danni causati a Lentigione, sfido chiunque, progetto alla mano, a dimostrare che questi danni sarebbero successi se la diga fosse stata costruita; parlare di faglia sismica attiva dove sorge la diga, credo sia ora di finirla, come è ora di finirla di fare paragoni con il Vajont, lo Studio di Impatto Ambientale ha dedicato un volume a questo argomento che viene continuamente tirato in ballo; non c’è nessuna faglia attiva, è consolidata da oltre 20 milioni di anni; parlare di un piccolo invaso come quello di Vetto di 93 milioni di mc utili come se fosse un’opera colossale mi fa ridere, in Italia ne abbiamo da 200, 400, 600 e 800 milioni; nel mondo ne abbiamo tante da decine di miliardi di mc; Nel 2017 le dighe del Bilancino a Barberino del Mugello e quella di Ridracoli sull’Appennino di Forlì hanno salvato Firenze e la Romagna; senza il Bilancino Firenze non avrebbe avuto una goccia d’acqua dai rubinetti e lo stesso dicasi di Cesena, Forlì, Rimini e San Marino se non avessero avuto Ridracoli. Voglio concludere, per non dilungarmi troppo, che se all’inizio degli anni ‘80 alcune contestazioni ambientaliste contro la diga potevano essere comprese, ora con i cambiamenti climatici che provocano danni spaventosi da siccità e alluvioni, l’unica opera che può prevenire tutto questo sulla Valle dell’Enza è la diga di Vetto non sono più giustificate. Le ideologie portano ad aumentare i danni; chi paga gli agricoltori?; chi paga i danni di Lentigione?; le ideologie possono portare a degli estremi assurdi, vediamo per esempio chi si fa saltare in aria per ammazzare gente innocente solo per delle ideologie.
(Lino Franzini)
Con i ragionamenti a senso unico – e con i facili proclami – non si va da nessuna parte, anzi si va sbattere contro i muri. Parafrasando la provocazione del titolo: e se i danni li pagasse chi ha pensato, progettato e costruito le casse di laminazione di Montecchio? Qualcuno ci dirà prima o poi quanto si è realmente invasato nel corso della piena rispetto al potenziale di 10M m cubi? Oppure ancora: e se i danni li pagasse chi (e sono tanti) non ha finora fatto un passo oltre il Piano di Tutela delle Acque, in particolare proprio per il bacino Enza (con bacinizzazioni di invasi di cava esistenti e di progetto, anche a funzione di laminazione delle piene) a costi pressoché zero per i contribuenti rispetto a nuovi (quanto già vecchi e inefficienti grandi invasi), anzi nei fatti vi si è opposto?
(Mauro Chiesi)